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Cronaca

Zona gialla, Coldiretti: "Il coprifuoco preoccupa, tanti agriturismi sono fuori dai centri urbani"

Un agriturismo su due è già pronto per offrire la possibilità di mangiare all’aria aperta e a contatto con la natura nel weekend del primo maggio

“Il ritorno alla zona gialla anche per la nostra Regione porta effetti positivi lungo tutta la filiera e dà nuovo ossigeno ad agricoltori, allevatori e viticoltori che, insieme ai ristoratori, stavano soffrendo per la mancanza di sbocchi sul mercato per le proprie produzioni. Il lungo lockdown ha inoltre bloccato gli agriturismi che ora, finalmente, possono riaprire seppur condizionati da rigide restrizioni di orario”. Questo il commento del presidente di Coldiretti Rimini Guido Cardelli Masini Palazzi  al ritorno in zona gialla di quasi tutte le regioni italiane e del Riminese.

Da lunedì sono quasi 8 italiani su dieci (78%) per un totale di 46,6 milioni di persone residenti nelle 15 regioni che possono beneficiare dell’allentamento delle restrizioni. Un appuntamento importante dopo mesi di chiusure che hanno privato gli italiani di componenti importanti della socialità e tagliato pesantemente i redditi degli operatori. Se la riapertura di bar, ristoranti e agriturismi è attesa dal 30% degli italiani che la considera la priorità, c’è un 8% dei cittadini che aspetta di andare a un concerto o a uno spettacolo teatrale mentre il 6% ha, infine, come obiettivo quello di tornare in palestra, secondo un sondaggio condotto on line sul sito www.coldiretti.it. Un agriturismo su 2 è già pronto per offrire la possibilità di mangiare all’aria aperta e a contatto con la natura nel weekend del primo maggio. “A preoccupare tutti però -puntualizza Cardelli Masini Palazzi - è il limite fissato per il coprifuoco alle 22, anche perché gli agriturismi sono spesso collocati ben fuori dai centri urbani e ci vuole tempo per raggiungerli”.

Il direttore di Coldiretti Rimini Anacleto Malara indica il mercato del vino come uno sei settori dell’agroalimentare Made in Italy più penalizzato dall’emergenza Covid, con la chiusura del canale della ristorazione che rappresenta il primo mercato di sbocco: “A causa dei lockdown e delle misure di restrizione disposte dai vari Dpcm, dall’inizio della pandemia sono rimasti invenduti oltre 220 milioni di bottiglie – afferma Malara - il risultato è che più di 2 aziende vitivinicole su 3 hanno registrato una perdita di fatturato nel 2020, con punte superiori al 30% rispetto all’anno precedente. Un crollo che purtroppo non è stato compensato dall’aumento dei consumi domestici”.

Il vice direttore di Coldiretti Rimini Giorgio Ricci evidenzia al contempo la resilienza del settore agricolo che “in piena emergenza e con le dovute precauzioni non si è mai fermato, anche se inevitabilmente per l'area riminese, fondata sulle relazioni sociali e sulla interconnessione settoriale, il blocco delle attività turistiche ha causato una recessione economica  che ha coinvolto l’intero sistema territoriale locale, agricoltura compresa. Proprio per questo la ripresa economica, la ripartenza che noi tutti desideriamo – aggiunge  Ricci – deve puntare  sulla valorizzazione delle nostre produzioni Made in Italy, su scelte d’acquisto che privilegino l’acquisto di prodotti e servizi italiani, sul riconoscimento del valore del nostro patrimonio culturale. Solo così potremo generare una solida catena del valore e creare una vera economia circolare e virtuosa. Questo terribile momento finirà – conclude  il Vice Direttore – e di certo insegnerà a tutti quanto l'Italia può essere forte se punta sull'agire solidale e sul bene comune, in una parola sulla forza della Comunità”.

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