Le aziende nella morsa della crisi: due su tre aumentano il listino prezzi. E si diminuirà il riscaldamento
E' quanto emerge da una indagine del Centro Studi di Confindustria Romagna: un 11% rimodulerà i turni di lavoro, mentre un 10% ridurrà direttamente l’orario di lavoro
Le aziende si preparano a stringere la cinghia. Per contenere i costi, dove è possibile. Quali saranno le prossime azioni? Il 63% delle aziende annuncia che abbasserà la temperatura all’interno dei locali, mentre il 17% avvierà attività di monitoraggio degli sprechi e contenimento costi. Un altro 17% potenzierà o introdurrà lo smart working, un 11% rimodulerà i turni di lavoro, mentre un 10% ridurrà direttamente l’orario di lavoro. E’ questo lo spaccato che emerge da un’indagine del Centro Studi di Confindustria Romagna. Al sondaggio hanno risposto un centinaio di attività di ogni settore e dimensione, che nel terzo trimestre del 2022 rispetto al medesimo periodo del 2021 hanno subito in media un rincaro dei costi energetici del +185% e delle materie prime del +44%.
Due aziende su tre rivedranno così il listino prezzi e abbasseranno il riscaldamento sui luoghi di lavoro: sono le principali azioni che le imprese romagnole stanno mettendo in campo per fronteggiare il caro energia. A fronte di ciò, il 69% dei rispondenti ha affermato che aggiornerà il proprio listino prezzi, il 52% che interverrà sull’efficientamento energetico e il 14% che rafforzerà i rapporti tra le filiere.
“Nelle risposte intravediamo, nonostante tutto, una nota positiva che prescinde dal contesto internazionale: fiducia nei collaboratori, rapporti consolidati con i clienti e i fornitori, ricerca e sviluppo di nuovi prodotti - spiega il presidente Roberto Bozzi -. Tutti elementi che fanno sì che le aziende non attendano solo interventi di aiuto esterno ma attingano a forze interne: quella che oggi chiamiamo resilienza. Investimenti, innovazione e ricerca di personale qualificato rimangono parole chiave per i nostri imprenditori nonostante il momento complicato”.
Le imprese romagnole si mostrano infatti piuttosto resilienti, con l’82% dei rispondenti che dichiara di mantenere i propri programmi di investimento, una piccola parte modificherà i piani iniziali a favore di investimenti sull’autonomia energetica e le fonti rinnovabili, e solo il 5% non intende effettuare alcun investimento. Nelle aspettative per i prossimi mesi, il traino dell’attività è collegato alla creazione di reti di impresa, a regole di sistema che possano stabilizzare il mercato di energia e gas, al mantenimento della qualità dei prodotti e miglioramento dei tempi di consegna e alla tenuta della filiera di fornitura.