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Claudio Di Bernardo tra i super chef al Premio Tartufo di Gubbio 2013

Assolutamente top secret i menù. Il regolamento su questo punto non transige. Ogni chef svelerà le proprie scelte solo ed esclusivamente durante la gara

Sette chef di raffinata maestria per un prodotto di assoluta qualità: il fungo ipogeo di Gubbio. E', infatti, nella città umbra che si svolgerà il “Premio Tartufo di Gubbio”, manifestazione giunta alla quinta edizione. Si tratta di una vera e propria sfida fra sette grandi chef che saranno chiamati a preparare ciascuno un antipasto, un primo e secondo piatto a piacimento, con il solo obbligo di utilizzare, in ogni menù, il tartufo bianco di Gubbio.

Il regolamento del premio prevede che sia una giuria di esperti, coordinata dal giornalista enogastronomico Claudio Zeni, a scegliere il vincitore. Un compito non facile, come testimoniano le precedenti edizioni, in quanto a Gubbio convergono i migliori chef nazionali, agguerriti e pronti a sfidarsi nella preparazione di piatti, tutti di assoluta qualità. Un vincitore, però, deve esserci ed è sulle sfumature di sapore, su lievissime differenze di gusto, sugli abbinamenti arditi, ma non estremi, che si basa il giudizio dei giurati, esperti di cucina e riconosciuti buongustai. Il lotto dei sette concorrenti è composito e sottolinea l'importanza della manifestazione, in quanto gli chef provengono da varie località e da ristoranti di fama nazionale.

Tra questi anche lo chef del ristorante “La Dolce vita” del Grand Hotel Rimini, Claudio Di Bernardo, un candidato che punta alla vittoria in virtù dell'esperienza acquisita in tanti anni di professione in ristoranti di eccellenza, fino ad arrivare allo storico albergo riminese, dimora prediletta del grande regista Federico Fellini, oggi cinque stelle della prestigiosa catena alberghiera Select Hotels Collection della famiglia Batani. E lo chef Claudio Di Bernardo ha contribuito ad incrementare la già presente convinzione che il gusto ed il buon cibo siano importanti valori aggiunti al soggiorno in albergo. Il Grand Hotel Rimini, infatti, offre ai suoi ospiti un esclusivo servizio di ristorazione, in grado di accontentare i palati più esigenti, tutto in un ambiente elegante e raffinato con le varie sale del Ristorante "La Dolce Vita" decorate in stile Liberty. e abbellite da sontuosi lampadari veneziani.

Assolutamente top secret i menù. Il regolamento su questo punto non transige. Ogni chef svelerà le proprie scelte solo ed esclusivamente durante la gara. Di certo c'è che il tartufo sarà al centro dell'attenzione e delle soluzioni degli chef. Una competizione gastronomica dall'esito incerto, come incerta è l'origine della parola tartufo. Alcuni studiosi fanno risalire ai latini il nome, terrae tuber, da cui tartufo. Certo è, invece, che il tartufo era conosciuto ed apprezzato fin dall'antichità, visto che le prime notizie certe del fungo ipogeo compaiono nella “Naturalis Historia” di Plinio il Vecchio. Grazie, poi, al filosofo greco Plutarco di Cheronea venne tramandata la convinzione che il tartufo si originasse dalla combinazione dell'acqua con il calore dei fulmini. Tradizione a cui si ispirò anche Giovenale che sottolineava come il tartufo fosse nato dopo che Giove aveva scagliato un fulmine vicino ad una quercia (i tartufi si trovano spesso vicino a queste piante secolari) e poiché Giove era famoso anche per la sua esuberanza sessuale al tartufo furono assegnate anche prodigiose qualità afrodisiache.
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