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Giovedì, 25 Aprile 2024
Economia

Confcommercio Rimini contro Confcooperative Bologna: "Su fusione fiere chiediamo rispetto accordi"

Indino: "Se i problemi non possono essere ascritti a conti e strutture, come abbiamo visto, si attacca la governance"

A lanciare il sasso sul possibile naufragio della fusione tra le fiere di Rimini e Bologna era stata la Confcooperative felsinea, uno dei soci privati più importanti di via Michelino, che per bocca dal suo presidente aveva spiegato il veto opposto dagli azionisti privati al progetto di integrazione proposto dai partner romagnoli. Per Ravaglia, infatti, "Lo stop al progetto di fusione nasce dal comprensibile scettiscismo sulla governance pretesa da Rimini". Unpaffermazione che non è piaciuta al presidente della Confcommercio riminese, Gianni Indino, che a breve giro di posta ha ribattuto punto su punto alle accuse arrivate da Bologna. "Non credo che chiedere una governance divisa al 50%, almeno nella fase di avvio del progetto di fusione tra le fiere di Rimini (Italian Exhibition Group Spa) e Bologna (BolognaFiere Spa), sia un crimine di lesa maestà - attacca Indino. - Le accuse, non certo velate, arrivate in questi giorni dal capoluogo l’ultima delle quali da Confcooperative provinciale, sono del tutto fuorvianti. Dire che Rimini vuole ascrivere a sé la governance fieristica non è veritiero. Sono state fatte numerose illazioni, dai conti alle strutture, tutte illogiche per chi conosce la realtà dei fatti. IEG Spa è compagine solida, una autentica eccellenza non solo sul nostro territorio e per il nostro turismo, ma sul panorama internazionale, e non ci stiamo a passare per il parente povero. Ho sentito insinuare che questa fusione serve a IEG per incamerare risorse, mentre Rimini è l’unica fiera in Italia che non chiede soldi ai soci, anche ora, nonostante il pesante calo di fatturato dovuto all’emergenza Covid-19 che ha costretto IEG Spa a chiudere il bilancio 2020 con -11,3 milioni di euro rispetto all’utile di 12,9 milioni del 2019. IEG è competitiva e in salute e oggi, ritrovate tutte le condizioni per ripartire, c’è molta fiducia nel futuro con la calendarizzazione dei nuovi eventi. Rimini poi si presenta con una struttura di eccellenza, nuova e all’avanguardia".

"Se i problemi non possono essere ascritti a conti e strutture, come abbiamo visto, si attacca la governance. Quando da Bologna tramutano la legittima richiesta di un assetto dirigenziale alla pari in accuse di “campanilismo” e “banale questione di poltrone” – prosegue Indino - evidentemente dimenticano il know-how che ha reso Rimini una delle fiere più importanti a livello internazionale, grazie ad un management capace negli anni di dare una sferzata decisiva allo sviluppo del settore. Dovremmo fare finta di niente?
Rimini in questa partita non chiede altro che il rispetto degli accordi presi, senza tentativi di fagocitazioni o scatti in avanti da parte del capoluogo regionale. La fusione è fortemente auspicabile per il processo di sviluppo del comparto, ma non può essere svilita da uno dei due partner. Dalle dichiarazioni rilasciate, si sta cercando di cambiare le carte in tavola e non ne capiamo il motivo. Se a Bologna ci sono problemi, li risolvano in casa e poi si risiedano al tavolo. Di certo noi – conclude il presidente provinciale di Confcommercio - siamo al fianco di IEG, che insieme a tutta la città di Rimini non ci sta ad una narrazione non veritiera delle cose”.

Anche per Confcooperative Romagna in progetto deve andare aventi ed è contraria all’intenzione di alcuni di rinviare la discussione sull’integrazione tra i due poli fieristici di Rimini e Bologna, almeno fino all’esito del voto amministrativo delle due città coinvolte. "L’importanza di questo progetto - ha spiegato il Presidente Mauro Neri - che, grazie ad una gestione unica delle due fiere, porrebbe ai vertici nazionali e internazionali questo polo fieristico emiliano-romagnolo. Un progetto che auspichiamo possa proseguire rapidamente senza dover attendere l’esito delle amministrative.  Il percorso di integrazione è infatti già tracciato da tempo ed il progetto imprenditoriale ha una valenza economica e territoriale ben superiore ai confini amministrativi delle due città, pur importanti, nelle quali hanno sede i quartieri fieristici. Attendere l’esito autunnale del voto e poi il periodo di insediamento delle nuove amministrazioni produrrebbe un allungamento dei tempi di parecchi mesi e, vista l’attuale situazione sociale ed economica, con una Romagna pronta a ripartire, riteniamo sarebbe controproducente e molto rischioso. Quello che auspichiamo è che questo Polo regionale si faccia, e rappresenti un vero e condiviso progetto di integrazione con una governance autorevole, in grado di elevare ulteriormente la qualità e il prestigio di un’area strategica per il nostro Paese. Confcooperative Romagna, ritenendo inopportuno e fuori luogo addebitare l’attuale momento di stallo a presunte motivazioni personali e campanilistiche della compagine romagnola, invita tutti i soggetti istituzionali e politici ad un forte e alto senso di responsabilità per riprendere immediatamente il dialogo e raggiungere entro breve e senza soste un risultato molto atteso dalle imprese che rappresenta".   
 

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