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Economia

Covid e crisi economica: in Emilia Romagna calano le imprese giovanili

Le attività giovanili scontano la forte flessione della presenza straniera (-5,8%), nettamente superiore al -1,7% dei giovani imprenditori di nazionalità italiana

Sono scese a 28.595, 850 in meno in un anno (-2,9%, -2,6% a livello nazionale) le imprese under 35 dell'Emilia-Romagna. La crisi da Covid 19 sta incidendo in particolare su alcuni settori trainanti per l'imprenditoria giovanile. Al contrario della totalità delle imprese, le giovanili scontano la forte flessione della presenza straniera (-5,8%), nettamente superiore al -1,7% dei giovani imprenditori di nazionalità italiana. Ciò determina cali maggiori nei settori a maggior presenza diimprenditori non italiani: costruzioni (-400 imprese, -7,4%), alloggio e ristorazione (-194 unità) e commercio (-169). Crescono le imprese operanti dell'information and comunication technology. La pandemia ha inevitabilmente frenato la nascita di nuove imprese, ad essere maggiormente colpiti i settori più esposti a restrizioni e chiusure. Inoltre, sopravvivere alla pandemia richiede ampie disponibilità finanziarie, di cui spesso non sono dotate le imprese giovanili. Nel trimestre, come emerge dall'analisi di Unioncamere sulla fine del 2020, tutti i macrosettori hanno subito una riduzione della consistenza delle imprese giovanili, ma non in modo omogeneo. Gli effetti della pandemia sono stati abbastanza differenziati a livello settoriale, come risulta approfondendo anche solo leggermente il dettaglio. La tendenza negativa è stata determinata dal pesante calo delle imprese delle costruzioni attive nei lavori specializzati (-373 unità, -8,1%), settore che ha una quota di imprese giovanili pari al 14,9%. Nell'insieme dei servizi l'andamento è frutto, in primo luogo, della caduta di alloggio (-7,3%) e ristorazione (-171 unità, -5,2%), fino a prima in rapida espansione, ma particolarmente colpiti dalle conseguenze della pandemia. Nella ristorazione la presenza delle imprese giovanili giunge al 12,4% del totale.

La diminuzione delle imprese del settore del commercio si è solo accentuata rispetto alla tendenza negativa precedente alla pandemia (-169 imprese, -2,3%). Con numeri assoluti più contenuti, flettono le imprese delle altre attività di servizi per la persona (-58 unità, -3,3%), parrucchiere centri estetici e fitness, anch'essi in crescita pre Covid, e la perdita è di un quarto per le attività di assistenza sociale non residenziale, per minori, anziani e disabili (-26 unità, -27,4%), messe in crisi dalle restrizioni imposte dalla pandemia. Cala anche la base imprenditoriale giovanile dell'industria (-106 unità, -4,9%), in particolare per il crollo nelle confezioni (-42 unità, -11,7%) e nella fabbricazione di prodotti in metallo (-39 unità, -7,5%). Gli unici incrementi sostanziali vengono dai servizi, ma hanno numeri minori. Si rileva un rapido aumento delle imprese nelle attività immobiliari (+7,7%, +61 unità), connesso alla ripresa dell'attività nel settore delle costruzioni e alle opportunità da cogliere sul mercato, delle attività ausiliarie dei servizi finanziari e delle attività assicurative (+6,6%, +58 unità), probabilmente connesso alla crescita dell'indebitamento delle imprese e delle famiglie, e, finalmente in positivo, della produzione di software, consulenza informatica e attività connesse (+28 unità, +8,5%), sostenuta dalla crescita dello smart working e dallo sviluppo del digitale.

(Agenzia Dire)

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