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Giovedì, 25 Aprile 2024
Economia

Crisi, si annuncia un 2012 difficile. Forte ripresa nel 2013

L’economia dell’Emilia-Romagna nel 2011 ha continuato a crescere, nonostante la crisi, con un ritmo ridotto rispetto agli anni passati, mentre per il 2012 si prevede un brusco rallentamento

L’economia dell’Emilia-Romagna nel 2011 ha continuato a crescere, nonostante la crisi, con un ritmo ridotto rispetto agli anni passati, mentre per il 2012 si prevede un brusco rallentamento. Sono queste le indicazioni che emergono dal Rapporto sull’economia regionale 2011, realizzato da Unioncamere e Regione Emilia-Romagna e presentato nel corso di un incontro di ascolto e confronto con la comunità economica e sociale emiliano romagnola.

L’Emilia-Romagna dovrebbe chiudere il 2011 con un aumento reale del Pil dello 0,9 per cento (+0,6 per cento in Italia), in rallentamento rispetto alla crescita dell’1,5 per cento rilevata nel 2010, mentre è ipotizzata a 0 nel 2012. L’andamento del Pil è fortemente legato a quello dell’export, da decenni motore della nostra economia. Nel 2012 la crescita del commercio con l’estero sarà modesta, 2,5 per cento. A ciò si aggiunge la domanda interna che continua ad essere ferma: nel 2012 la crescita dei consumi privati sarà pressoché nulla, quella degli investimenti negativa.

«In questo pesante contesto, l’economia dell’Emilia-Romagna – ha sottolineato l’assessore regionale alle Attività produttive Gian Carlo Muzzarelli - conferma una capacità di tenuta e le previsioni di Prometeia per il 2013 ipotizzano una forte ripresa. Ma non possiamo essere soddisfatti né limitarci ad aspettare. Dovremo fare di tutto per evitare che il 2012 sia un anno di stagnazione o peggio di recessione: credo che in Emilia-Romagna ci siano le condizioni per provarci puntando sul valore delle imprese e del capitale umano. La nostra è una assunzione di responsabilità che richiede il concorso delle imprese e dei lavoratori per innovare insieme il nostro territorio».

Il ‘Patto per la crescita intelligente, sostenibile e inclusiva’ - attraverso la partecipazione di tutto il sistema economico, sociale e delle autonomie dell’Emilia-Romagna – ha definito le scelte strategiche generali non solo per andare oltre la crisi, ma per cambiare passo e supportare una nuova stagione di crescita e sviluppo della società emiliano romagnola. Molti degli obiettivi rappresentati nel nuovo ‘Patto’ trovano una immediata applicazione nelle politiche già avviate dalla Regione e sul fronte delle risorse la copertura di diversi interventi è già prevista nel bilancio di previsione 2012 della Regione stessa.

Il presidente Unioncamere Emilia-Romagna, Carlo Alberto Roncarati, ha evidenziato che «nonostante l’attuale fase di stagnazione, l’Emilia-Romagna ha un tessuto produttivo forte, ed è pronta a cogliere, appena sarà possibile, la ripresa. Con il nuovo Patto si è deciso di rafforzare il sostegno dei consorzi di garanzia fidi per assicurare liquidità alle imprese. Prioritario sarà anche il sostegno all’internazionalizzazione che significa aprire opportunità sui mercati soprattutto per le Pmi che non riescono a muoversi all’estero con le proprie gambe. Infine l’innovazione sia tecnologica, sia organizzativa: sotto questo profilo occorre lavorare sulle reti di impresa, un modello che dà alle aziende la dimensione giusta per affrontare i mercati e presenta potenzialità ancora inesplorate».


I dati in sintesi - A livello settoriale nel 2011 solo le costruzioni dovrebbero chiudere negativamente, mentre nel 2012 la flessione riguarderà tutti i settori con l’eccezione del terziario. Due terzi del valore aggiunto regionale sono realizzati dal terziario, mentre rimane importante la quota dell’industria, oltre il 25 per cento. L’Emilia-Romagna si contraddistingue per l’ apertura ai mercati esteri: secondo i dati Istat, nei primi nove mesi del 2011 l’export emiliano-romagnolo è ammontato a circa 35 miliardi e 768 milioni di euro, superando del 14,3 per cento l’importo dell’analogo periodo del 2010 (+13,5 per cento in Italia). Nonostante la crescita sostenuta non si è ancora raggiunto il livello di export del 2008 ad indicare quanto la caduta del 2009 fosse pesante.


Per quanto riguarda l’export, tra i prodotti cresciuti maggiormente nei primi nove mesi dell’anno spicca l’aumento del 18,4 per cento di quelli metalmeccanici, che hanno rappresentato circa il 56 per cento del totale delle esportazioni. I prodotti della moda sono in recupero (+15,7 per cento), mentre ha segnato il passo il comparto della lavorazione dei minerali non metalliferi (-0,2 per cento). Bene i prodotti chimici (+17,3 per cento). Quelli agroalimentari sono cresciuti del 10,2 per cento, circa quattro punti in meno rispetto all’aumento medio dell’export.

Il mercato del lavoro è risultato positivo. Secondo l’indagine Istat sulle forze di lavoro, nei primi sei mesi del 2011 l’occupazione dell’Emilia-Romagna è mediamente ammontata a circa 1.958.000 persone, vale a dire l’1,5 per cento in più rispetto all’analogo periodo del 2010. In ambito regionale, l’Emilia-Romagna si è collocata nella fascia delle regioni più virtuose, registrando il sesto migliore incremento dell’occupazione su venti regioni.

Sul fronte della disoccupazione le tensioni emerse nel biennio 2009-2010 si sono un po’ stemperate, pur permanendo una situazione lontana dai bassi standard del passato. Nel primo semestre del 2011 le persone in cerca di occupazione sono mediamente diminuite del 15,0 per cento, con conseguente riduzione del relativo tasso di disoccupazione dal 6,0 al 5,1 per cento.

Gli ammortizzatori sociali hanno evidenziato un minore impatto rispetto al recente passato, che può essere ascritto alla ripresa produttiva in atto dal secondo trimestre 2010, anche se non è mancata qualche zona d’ombra. Nei primi undici mesi del 2011 la Cassa integrazione guadagni nel suo complesso è ammontata in Emilia-Romagna a poco più di 74 milioni di ore autorizzate, con una flessione del 31,6 per cento rispetto all’analogo periodo del 2010. Buona parte del calo è da attribuire al forte riflusso della Cig di matrice anticongiunturale (-59,4 per cento), mentre sono apparse più contenute le diminuzioni della Cig straordinaria (-16,5 per cento) e in deroga (-27,8 per cento). Le iscrizioni nelle liste di mobilità dei primi nove mesi sono risultate in diminuzione, mentre sono apparse in leggero aumento le domande di disoccupazione.

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