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Economia

La pandemia lascia in eredità un e-commerce evoluto, nel Riminese vendono online 270 imprese

La maggioranza delle imprese che operano nel commercio online è rappresentata dalle imprese individuali, pari al 62,6% del totale

Al 31 marzo 2022 in provincia di Rimini risultano attive 270 imprese che svolgono attività di commercio al dettaglio di qualsiasi tipo di prodotto effettuato via internet (anche detto commercio elettronico o e-commerce). Queste imprese rappresentano il 5,6% del totale delle attività del commercio al dettaglio (5,7% in Emilia-Romagna, 4,4% in Italia). Lo svela uno studio della Camera di Commercio della Romagna.

La maggioranza delle imprese che operano nel commercio online è rappresentata dalle imprese individuali, pari al 62,6% del totale. L’incidenza è molto alta anche per quanto riguarda le imprese giovanili e femminili (rispettivamente, 24,8% e 33,0%), nettamente superiore al peso che assumono le stesse con riferimento alle imprese totali (nell’ordine, 6,6% e 21,8%).

Nei due anni di pandemia, 2020 e 2021, la crescita delle imprese di e-commerce è stata rilevante, infatti, al 31 marzo 2022 si registra un incremento del 43,6%, rispetto al 31 marzo 2020, che determina un aumento dell’incidenza, sul totale del commercio al dettaglio, di 1,7 punti percentuali (dal 3,9% al 5,6%). Nel confronto territoriale, tale aumento risulta però inferiore sia a quello regionale (+50,3%) sia a quello nazionale (+49,9%). Contestualmente, si rileva un calo, pari al 2,2%, del commercio al dettaglio escluso l’online.

Con riferimento a tutte le province italiane, quella riminese occupa la 67° posizione (su 105 province) per crescita delle imprese e-commerce nel biennio marzo 2020-2022. Rispetto alle altre province emiliano-romagnole, l’incremento registrato in questi due anni da Rimini si piazza al quinto posto (dopo Piacenza, Bologna, Modena e Parma); stessa posizione con riferimento al peso delle imprese del commercio elettronico sul totale del commercio al dettaglio (preceduta da Modena, Bologna, Reggio Emilia e Parma). Nel complesso, le imprese del commercio elettronico della provincia di Rimini costituiscono l’11,2% del totale delle imprese regionali che effettuano vendite online.

“Secondo l’Osservatorio eCommerce B2C, in Italia, nel 2021, gli acquisti online di prodotti e servizi sono cresciuti del 21% rispetto al 2020, raggiungendo un valore di 39,4 miliardi di euro. Rispetto al 2020, le vendite di prodotti online sono cresciute a un ritmo inferiore, registrando un +18% annuo, ma rispetto al 2019, la crescita è stata del +45%. Lo scorso anno anche le vendite di servizi online hanno recuperato di +36% rispetto all 2020, che aveva registrato un -52% sul 2019. Di sicuro la pandemia ha cambiato in modo radicale il nostro stile di vita e anche i modelli di business, ma ritengo che in realtà abbia accelerato un processo di digitalizzazione che era già in atto, dovuto principalmente a un ricambio generazionale. Il processo era già irreversibile da quando la generazione Z, cioè i nati tra il 1995 e il 2010, ha iniziato ad affacciarsi sul mercato - commenta Roberto Albonetti, Segretario generale della Camera di commercio della Romagna -. Lo stesso e-commerce è cambiato nel tempo e continuerà a evolversi: gli acquisti online si fanno prevalentemente con dispositivi mobili e attraverso le piattaforme social. L’e-commerce, come siamo abituati a pensarlo, con la creazione di un sito web dove mettere in vetrina i propri prodotti o servizi per venderli, è affiancato, se non superato, dal social commerce. Il report Digital 2022 di We are social ci dice che in Italia oltre 43 milioni di internauti sono attivi sui social network, di questi, quasi il 75% naviga da cellulare".

E prosegue: "Questi utenti sono meno disposti a passare dal canale social a un sito web aziendale e si aspettano di potere acquistare direttamente sulla piattaforma in cui si trovano. Per questi motivi, le azioni che la Camera di commercio e le Istituzioni devono attuare per aiutare le imprese e i cittadini, si devono muovere in due direzioni precise. Da una parte far crescere la cultura digitale delle imprese perché il nostro Paese è ancora debole rispetto alla digitalizzazione in generale e alla diffusione dell'e-commerce in particolare. Dall’altra parte occorre affrontare il problema dei dati, argomento di grande dibattito, in termini sia di trasparenza da parte delle imprese, sia di consenso e di tutela da parte degli utenti. Occorre, quindi, incentivare l’uso di tecnologie, come per esempio la blockchain il cui ambiente, totalmente crittografato, offre la massima sicurezza e affidabilità a tutti i soggetti coinvolti, fornitori, venditori e acquirenti”.

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