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Economia Santarcangelo di Romagna

Economia della cultura e della socialità asset di sviluppo per Santarcangelo

I risultati dello studio “Economie plurali”presentati al focus sul terzo settore

“Studiare gli aspetti dello sviluppo sociale è un esercizio tutt’altro che banale per un’Amministrazione comunale, perché le esperienze culturali e i servizi sociali non hanno solo un valore in sé, ma sono lievito per la competitività e l’economia, per le economie plurali, appunto: in sostanza ne sono la causa e non la conseguenza”. Ha esordito così Paolo Venturi, direttore di Aiccon (centro studi promosso dall’Università di Bologna con sede a Forlì), in occasione della presentazione della ricerca sulle economie plurali in occasione del focus sul terzo settore, che si è tenuto mercoledì pomeriggio alla biblioteca di Santarcangelo. “Se la crescita è un dato puramente economico, ci troviamo di fronte a reale sviluppo quando la crescita globale di un territorio non è soltanto economica, ma parte da socialità e cultura, che sono le basi per la competitività”, ha proseguito Venturi. “Le economie plurali, cioè l’economia della cultura e della socialità, nel caso di Santarcangelo costituiscono un asset talmente forte da essere fonte di sviluppo per il territorio”.

Ad aprire il pomeriggio di studio l’intervento del vicesindaco e assessore al Bilancio Emanuele Zangoli, che ha ricordato come l’iniziativa dedicata al terzo settore sia l’ultima del ciclo di conferenze “Cartoline sul futuro”. Dopo quella sull’economia e sul turismo, la città si interroga dunque sulle economie della cultura e della socialità, concludendo un percorso tematico che diventerà paradigma di riferimento per i prossimi anni. “Perché è corretto parlare di economie plurali? Perché è doveroso impostare una teoria economica che ci insegni a produrre benessere e sviluppo per tutta la comunità – ha detto vicesindaco Zangoli – non solo crescita e profitti per le élite. Perché è necessario approcciarsi a un modello capace di coniugare competizione e cooperazione, riducendo il più possibile le disuguaglianze”.

“Quando la Regione si muove sul territorio lo fa per ascoltare” ha detto in apertura del suo intervento Monica Raciti, responsabile di servizio per le politiche di integrazione sociale, il contrasto alla povertà e il terzo settore della Regione Emilia-Romagna. Diversi contenuti emersi nella ricerca di Aiccon si possono riscontrare anche nelle politiche regionali sul terzo settore, ha poi rilevato, in particolare la necessità di affrontare i problemi in modo trasversale raggiungendo tutti i segmenti della comunità. “La sfida per il futuro – ha concluso Monica Raciti – è quella di uscire da una logica di competizione, promuovendo la partecipazione attiva e la co-progettazione di rete in cui coinvolgere tutte le realtà del terzo settore”.

Matteo Orlandini e Serena Miccolis, ricercatori di Aiccon, hanno quindi illustrato lo studio a partire da una fotografia dell’esistente e dalle peculiarità del territorio in grado di creare valore, per poi delineare possibili scenari futuri. L’analisi quantitativa di dati e informazioni relativi al periodo 2015-2017 – condotta in base all’indice Bes (Benessere Equo e Sostenibile) dell’Istat – è stata integrata con interviste e focus group che hanno coinvolto rappresentanti del terzo settore e istituzioni culturali.

Dalla ricerca emerge una spesa sul versante culturale tendenzialmente più consistente rispetto alla media regionale (spesa media pro-capite di 33,04 euro), mentre per quanto riguarda il welfare la spesa media pro-capite è di 103,31 euro per cittadino, a cui va aggiunto l’effetto moltiplicatore dei fondi erogati dal distretto socio-sanitario che portano la spesa annua per il sociale attorno ai tre milioni di euro.

Per quanto riguarda i servizi sociali, la ricerca ha esaminato gli interventi nell’ambito dell’assistenza agli anziani (dalle quattro case di riposo presenti sul territorio all’assistenza domiciliare, dal “contributo badanti” all’integrazione delle rette per gli ospiti delle strutture residenziali, fino alla fornitura di pasti a domicilio), ai disabili (i tre centri socio-riabilitativi, il supporto economico alle famiglie e l’assistenza domiciliare) e le misure a contrasto delle povertà (dallo sportello sociale professionale, ai contributi per le famiglie in situazioni di disagio, fino a Res e Rei). A questi interventi si aggiungono l’attività svolta dal Centro per le Famiglie e le iniziative rivolte a bambini, adolescenti e giovani, oltre alle misure per far fronte al “problema casa”, fra cui il progetto housing first che ha coinvolto sei persone senza fissa dimora. Infine, sul territorio di Santarcangelo sono localizzate cinque cooperative e un’impresa sociale, mentre sono 40 le associazioni che fanno riferimento al mondo sportivo. 

Fra le peculiarità del territorio, oltre alla posizione geografica che ha favorito il commercio, i ricercatori hanno messo in evidenza una forte identità abbinata alla capacità di aprirsi al nuovo. Rilevato anche il rispetto per il sapere degli anziani, che rende possibile per le generazioni più giovani accogliere positivamente forme tradizionali di pensiero e comportamento (si pensi alla valorizzazione del dialetto). Ma una delle caratteristiche più evidenti emerse nel lavoro di ricerca è stata la rilevanza e la centralità che ha, per il territorio di Santarcangelo, la cultura come vero e proprio bene comune, elemento fondante delle politiche per le persone. Fra gli asset culturali strategici e identitari di Santarcangelo figurano il Festival dei Teatri, che apre al mondo e alla contemporaneità, il patrimonio museale che coltiva l’identità e la storia del luogo, nonché la biblioteca Baldini, un hub culturale di comunità percepito dalla cittadinanza come spazio di appartenenza e punto di riferimento imprescindibile. Caratteristiche che assumono una valenza tale da portare i ricercatori a sostenere che “la cultura si mangia”, perché non solo può rendere ospitale il luogo dove si cresce, diventare un bene comune per bambini, giovani e famiglie, ma anche generare sviluppo economico (in media, un euro investito in cultura genera 1,8 euro di indotto). È da questi risultati che i ricercatori di Aiccon hanno rilevato il “genius loci” di Santarcangelo: un contesto umano di spessore, un’entità intangibile ma quasi percepibile, che le persone sentono viva anche per la presenza di una storia costruita nel tempo. 

Nel corso della ricerca è risultata evidente la funzione abilitante dell’Amministrazione comunale nel far emergere, combinare e mettere in rete gli elementi identitari, le vocazioni del territorio e il patrimonio culturale. In sostanza le Amministrazioni che si sono avvicendate hanno cercato di garantire attraverso la cultura un miglioramento della qualità della vita del territorio, il suo sviluppo economico e una maggiore attrattività del sistema produttivo. 

In definitiva, dalla ricerca emerge un terzo settore con forti tinte positive – dovute in particolare all’attivismo generalizzato e alla presenza capillare dell’associazionismo – a cui si contrappongono alcune fratture profonde, che richiedono una ricucitura soprattutto per quanto riguarda l’imprenditorialità sociale. A fronte di una cittadinanza molto attiva e una vivacità delle organizzazioni che partecipano alla Consulta del volontariato, è emersa la difficoltà di fare impresa sociale stando sul mercato e creando utili. Un fattore, sottolinea la ricerca, che ha delle conseguenze immediate soprattutto sul tema dell’innovazione sociale. 

In chiusura il professor Paolo Venturi ha messo in evidenza come la cultura abbia la capacità di creare la comunità quale forma di esperienza e relazione. La cultura, oltre a essere un antidoto alle disuguaglianze, favorisce la socializzazione, crea legami e produce coesione come strumento intergenerazionale. Il sociale come territorializzazione del welfare significa non prendere in considerazione la sola prestazione in termini di servizi, ma favorire la partecipazione e la co-progettazione (dare fiducia per generare fiducia), alimentare nuove forme di welfare comunitario ricomponendo welfare pubblico e privato come, ad esempio, quello creato dalle aziende. A Santarcangelo la socialità e la cultura si caratterizzano come esperienze di co-progettazione e partecipazione, azioni di rete con un orientamento crescente all’approccio collaborativo fra i diversi soggetti in campo. Questo approccio fa parte dei meccanismi abilitanti, tipici di un’amministrazione condivisa in cui le partecipazione è regola e la conversazione con la comunità diventa metodo. In questo contesto l’innovazione sociale è decisiva, al pari della necessità di generare nuovi luoghi, spazi ibridi e multifunzionali capaci di promuovere e produrre innovazione sociale di prossimità.

Con il suo intervento l’assessore ai Servizi sociali e sanitari, Danilo Rinaldi, ha invece spiegato che la scelta di commissionare una ricerca sul terzo settore a Santarcangelo nasce dalla consapevolezza che la crisi e la configurazione della realtà socioeconomica attuale impongono la necessità di innovare le politiche sociali e culturali. “Partendo dai risultati e dai tanti punti di forza della città, è necessario adattare le strategie alle caratteristiche e ai bisogni del territorio”, ha concluso l’assessore Rinaldi, cogliendo l’occasione per introdurre i partecipanti alla tavola rotonda che ha riunito esponenti del sociale e della cultura.

Elena Nati (Cooperativa il Millepiedi), Filippo Borghesi (Cooperativa la Fraternità – Papa Giovanni XXIII), Christian Tamagnini (Cooperativa Centofiori), Giulio Accettulli (Ribéss Records), Isadora Angelini (Teatro Patalò) e Fabio Biondi (Associazione culturale L’Arboreto) si sono presentati e confrontati fra loro, in un dialogo costruttivo che ha portato alla luce numerosi punti di possibile contatto, tratti comuni, occasioni di collaborazione e contaminazione per elaborare progetti sociali e culturali in grado di integrare le persone all’interno della comunità.

Come nelle due precedenti conferenze, a trarre le conclusioni anche questa volta il sindaco Alice Parma, il cui intervento è iniziato proprio con un breve excursus sulle tre ricerche che hanno indagato economia, turismo e terzo settore. “Il tratto che le accomuna è ovviamente l’approccio scientifico – ha affermato il sindaco – ma la ricerca sul terzo settore è stata indubbiamente la più difficile, perché ha indagato un mondo fatto di attività spesso ‘invisibili’. Eppure, proprio queste attività invisibili sono uno dei tre pilasti di Santarcangelo, creano valore aggiunto e benessere al pari dell’economia e del turismo. Allo stesso tempo, anzi, sono l’elemento più importante per la comunità: se sociale e cultura vivono dentro la comunità, la comunità è più solida. Gli interventi che abbiamo ascoltato oggi – ha concluso il sindaco Parma – hanno avuto come denominatore comune la volontà di unire politiche sociali e culturali. Questo significa affrontare i problemi con un’altra ottica, uno sguardo nuovo perché trasversale e legato ai concetti di comunità ed emancipazione culturale, sociale e individuale della persona”.
 

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