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Economia

Economia riminese ancora col segno meno: è il 2013 conferma la crisi

L’occupazione tiene, specie nelle grandi imprese, ma l’utilizzo degli ammortizzatori sociali segnala un deterioramento nel mercato del lavoro che aggiunge ulteriore preoccupazione per la situazione economica nella nostra Provincia

La difficoltà della congiuntura dell’economia del territorio continua in tutta la sua virulenza. Nel secondo semestre 2012 si accentua la riduzione nei principali indicatori, produzione e fatturato, quest’ultimo in relativa tenuta grazie all’export delle imprese che compensa parzialmente la caduta del mercato interno. E' quanto emerge dai dati dell’indagine congiunturale realizzata da Confindustria Rimini e relativa alla situazione economica del territorio del secondo semestre 2012 e alle previsioni per il primo semestre 2013.

L’occupazione tiene, specie nelle grandi imprese, ma l’utilizzo degli ammortizzatori sociali (le settimane di CIG ordinaria fra le aziende nostre associate nel 2012 sono aumentate del 105,88% rispetto al 2011 e il numero dei dipendenti in CIG ordinaria è aumentato del 44,88%) segnala un deterioramento nel mercato del lavoro che aggiunge ulteriore preoccupazione per la situazione economica nella nostra Provincia. Un quadro negativo completato dall’ulteriore caduta della domanda interna, dalla difficoltà ad incassare i crediti sia nei confronti degli Enti Pubblici sia nei confronti delle altre aziende private e dal calo della redditività delle imprese.

I primi mesi del 2013 confermano lo stato di crisi. Le previsioni manifestano alcuni timidi segnali di miglioramento, ma talmente deboli e bisognosi di ulteriori conferme, che non possono essere presi in considerazione come indice di reale miglioramento. Il quadro economico, infatti, continua ad essere estremamente debole e fragile. Occorrerà quindi attendere fino alla fine del 2013 o all’inizio del 2014 per verificare l’eventuale possibilità di un’inversione di tendenza.

“I dati dimostrano chiaramente che lo stato di crisi continua – spiega il Presidente di Confindustria Rimini Maurizio Focchi – Le aziende si trovano in difficoltà ed hanno bisogno di potere avere più fiducia nel futuro ottenibile solo con un rasserenamento del quadro economico-politico. In particolare quello che preoccupa è la mancanza di credito necessaria alla ripresa: come emerge dai dati Banca d’Italia riferiti alla Provincia di Rimini, i prestiti alle imprese private a dicembre 2012 rispetto ad un anno prima si sono ridotti di oltre 613 milioni di euro.
Dato confermato anche dall’ultima Indagine banca-impresa condotta a fine gennaio 2013 fra le aziende associate a Confindustria Rimini: l’84% del campione, infatti, ritiene sia in atto un razionamento del credito e a circa il 20% è stato richiesto un rientro degli affidamenti.
Anche il costo del credito, con spread sull’Euribor che non accenna neanche ad avvicinarsi ai livelli pre-crisi, riflette un circolo vizioso che, partendo dalla difficile situazione economica generale, si riflette sui bilanci delle aziende".

"Con l’obiettivo di migliorare la situazione, l’Associazione da tempo ha avviato una serie di iniziative per ridurre la distanza fra imprese ed istituti di credito. Siamo convinti che ci siano i presupposti per operare insieme nella stessa direzione al fine di trovare strategie, che coniughino rigore e crescita, indispensabili per avviare una nuova fase di sviluppo - continua Focchi -. Inoltre, constatiamo con soddisfazione che il Prefetto e il Vescovo hanno accolto l’invito a creare un tavolo per superare la crisi, auspicato in una mia lettera aperta a fine anno. Il tavolo è stato costituito in data 12 marzo e speriamo che presto incominci a dare buoni frutti. Sarebbe sicuramente uno stimolo positivo per ritrovare tutti la fiducia nella ripresa futura”.

L’Indagine continua a far emergere dati negativi nei principali indicatori economici. Il fatturato totale, rilevato a prezzi correnti, nel secondo semestre 2012 è diminuito (-1,70%) rispetto al secondo semestre 2011. Una diminuzione relativamente contenuta per il buon andamento del fatturato estero (+9,30%).  Il fatturato interno, infatti, è calato in maniera sensibile (-6,30%). Le aziende con meno di 50 dipendenti evidenziano una riduzione del -0,70%, le aziende fra 50 e 250 dipendenti segnano un calo del -4,80%, mentre quelle con oltre 250 addetti denotano un incremento del +2,20% (determinato dal fatturato estero (+15,50%) in quanto il fatturato interno è in calo (-5,70%). Il grado di internazionalizzazione delle imprese, inteso come percentuale di fatturato estero sul totale, si attesta in media al 59,50% con una percentuale del 67,90% nelle aziende con più di 250 dipendenti, del 51,70% nelle aziende comprese fra 50 e 250 addetti e del 22,80% nelle aziende con meno di 50 dipendenti.

Produzione. Cala rispetto allo stesso semestre dell’anno precedente (-5,20%). Le imprese che hanno visto un calo maggiore sono le medie (-6,30%), seguite dalle grandi (-5%), infine le piccole (-0,80%).

Occupazione: in aumento del +0,91% per merito delle grandi imprese (+2,10%), mentre è diminuita nelle piccole (-1,90%) e nelle medie (-1,70%.)

Ordini: per il 26,09% del campione in aumento, per il 43,48% in diminuzione. Ordini esteri in aumento per il 36,73% e in diminuzione per il 24,49% (viene confermato come il mercato estero compensi, almeno in parte, la riduzione di quello interno).

Giacenze: crescita per il 13,64% del campione, stabilità per il 65,15% e diminuzione nel 21,21% dei casi.

Costo delle materie prime: aumentano per il 43,94% delle imprese, il 45,45% ha visto il dato stazionario e il 10,61% in diminuzione. Per quel che riguarda la difficoltà nel reperimento del personale solo il 5,71% delle aziende la considera elevata (nessuno molto elevata), mentre per quasi la metà del campione (48,57%) non si presenta alcuna difficoltà.

SINGOLI SETTORI MERCEOLOGICI. Solo l’agroalimentare e i servizi fanno segnare performance positive, mentre abbigliamento e materiali per costruzione a fronte di un andamento positivo del fatturato, hanno avuto un calo della produzione. Il settore metalmeccanico, legno e grafico scontano un calo sia di produzione che di fatturato. Gli ordini, sono aumentati per il 44,44% del campione nell’abbigliamento e per il 42,86% nel settore agroalimentare. Nel settore legno il 16,67% li vede in aumento e il 66,67% in diminuzione. Il settore dei materiali per costruzione non ha avuto aumenti (stazionari nel 50% dei casi e in calo nel restante 50%). Comparto grafico: in calo nell’80% dei casi e stazionari nel restante 20%.

Il dato degli ordini esteri è migliore rispetto a quello degli ordini totali in tutti i settori. In particolare le aziende metalmeccaniche hanno avuto ordini esteri in aumento nel 47,06% dei casi. Le giacenze sono per lo più stazionarie praticamente in tutti i settori (a parte quello del legno che le ha viste in diminuzione nel 50% dei casi) e i costi delle materie prime sono stazionari o in aumento in quasi tutti i settori (l’abbigliamento li vede in diminuzione nel 33,33% dei casi).

Per quanto riguarda gli investimenti emerge che nel 2012 hanno risentito della difficile situazione congiunturale: infatti, la spesa per investimenti effettuata dal settore manifatturiero nel suo complesso è stata pari al 5,4% del fatturato con un -10,3% rispetto all’anno precedente. Solo nel 2009 il dato era stato negativo, fra l’altro con un’intensità minore rispetto all’attuale.

Confronto con semestri precedenti
Continua il trend negativo che si era manifestato nella precedente rilevazione: il secondo semestre 2012 ha evidenziato, infatti, un’ulteriore riduzione di fatturato e produzione soprattutto nelle medie imprese e in particolare nella componente interna del mercato. Il parametro relativo agli ordini è tendenzialmente in linea con quello della precedente indagine, mentre il dato degli ordini esteri è il migliore degli ultimi tre semestri con un saldo positivo (+12,24%) fra chi li ha visti in aumento e chi in diminuzione. Le giacenze continuano a diminuire (il saldo fra diminuzione e aumento è -7,48%): si sta riducendo il magazzino a fronte di un calo della produzione. Anche l’andamento del costo delle materie prime è in linea con quello della rilevazione del semestre precedente e conferma il rallentamento del trend di crescita.

PREVISIONI PRIMO SEMESTRE 2013
Le previsioni, relative al primo semestre 2013, scontano ovviamente l’attuale difficile scenario economico. La produzione è annunciata in diminuzione dal 22,22% delle imprese campione, il 52,38% prevede una situazione di stazionarietà e il 25,40% prevede un aumento. Ordini: il 28,99% prevede una crescita, il 44,93% stazionarietà e il 26,09% una diminuzione. Dati più positivi per gli ordini esteri: 31,37% aumento, 52,94% stazionarietà e 15,69% diminuzione. Le aziende con il dato migliore sia per gli ordini che per la produzione sono quelle di grande dimensione. Giacenze: il 71,21% le prevede stazionarie, il 9,09% in aumento e il 19,70% in diminuzione. Le previsioni sull’occupazione sono stazionarie per il 59,42% del campione, in crescita per il 15,94% e in calo per il 24,64%. Per il ricorso alla cassa integrazione, il 44,29% del campione lo esclude e il 12,86% lo considera poco probabile. Il 21,43% lo considera probabile e consistente e il 21,43% probabile ma limitato.

SINGOLI SETTORI MERCEOLOGICI
Settore legno. Produzione: Nessuna aziende del campione prevede un aumento, per il 25% è stazionaria e per il 75% in calo. Ordini: nessuno li prevede in aumento, stazionari per il 20% e in calo per l’80%. L’occupazione: in calo nel 50% dei casi, stazionaria nel 33,33% e in aumento nel 16,67%.

Metalmeccanico. Produzione e ordini: in aumento per il 28% del campione, stazionari per il 40% e in calo per il 32%. Ordini esteri: per il 41,18% aumento, per il 47,06 stazionari e per l’11,76% in calo. Occupazione: in aumento per il 12%, stazionaria per il 64% e in calo per il 24%.

Abbigliamento. Produzione: in aumento nel 55,56% dei casi, stazionarietà nel 33,33% e calo nel restante 11,11%. Ordini in aumento per il 66,67%, stazionari nel 22,22% dei casi e in calo nell’11,11% (nessuno prevede in diminuzione gli ordini esteri). Occupazione in calo dal 50% del campione, in aumento dal 25% e stazionaria dal 25%.

Agroalimentare: Produzione in aumento nel 42,86% dei casi, stazionaria nel 42,86% e in calo nel 14,29%. Ordini in aumento per il 42,86% del campione, stazionari per il 28,57% e in calo nel restante 28,57%. Occupazione è prevista stazionaria nel 71,43% dei casi, in aumento nel 14,29% e in diminuzione sempre nel 14,29% dei casi.

Grafici, stampa ed editoria. Produzione: stazionaria nel 50% dei casi, aumento e diminuzione si dividono equamente l’altro 50%. Ordini in diminuzione per il 40%, stazionari sempre per il 40% e in aumento per il 20% (gli ordini esteri sono previsti stazionari dal 100% del campione). L’occupazione sarà stabile per tutto il campione.

Materiali per costruzione. Produzione stazionaria nella totalità dei casi. Ordini: il 50% li prevede in aumento e il 50% stazionari. Occupazione è stazionaria per tutto il campione. Servizi. Ordini: stazionarietà nel 69,23% dei casi, aumento nel 15,38% e diminuzione nel 15,38% (per gli ordini esteri non sono previste diminuzioni). Occupazione è stabile per il 61,54%, in calo nel 15,38% e in aumento nel 23,08% dei casi.

Confronto con semestri precedenti
Le previsioni per il primo semestre 2013 sono meno negative rispetto alle ultime rilevazioni. Il dato relativo alle previsioni sulla produzione fa emergere un saldo positivo (seppur di poco: 3,18%) fra chi pensa aumenterà e chi pensa invece diminuirà. Considerazioni analoghe per gli ordini totali, con un saldo positivo fra chi li prevede in aumento e chi in diminuzione (+2,9%) che rappresenta il miglior dato prospettico dell’ultimo anno e mezzo. Anche gli ordini esteri mostrano la stessa dinamica con uno scarto fra aspettative positive e di riduzione, sensibilmente più elevato (+15,68%). L’occupazione invece mostra un saldo fra aspettative di aumento e di riduzione negativo (-8,7%), anche se la forbice si è ristretta rispetto alle rilevazioni dell’ultimo anno. Le giacenze riflettono previsioni sostanzialmente in linea con quelle delle ultime indagini effettuate.

INVESTIMENTI:
Nell’intero settore manifatturiero il 18,9% di imprenditori non prevede di effettuare investimenti nel 2013. Nel caso in cui sono previsti investimenti, le aree aziendali maggiormente coinvolte nel 2013 saranno formazione, ricerca e sviluppo e ICT. Inoltre, il 63,9% del campione dichiara che la propria azienda ha progetti di investimento che tiene nel cassetto e/o rimanda a causa di diversi ostacoli fra cui reperire risorse finanziarie, l’insufficiente livello della domanda attesa, le difficoltà amministrative e burocratiche. In totale si parla di investimenti “mancati” per quasi 87 milioni di euro (con il settore metalmeccanico a fare la parte del leone con oltre 50 milioni di euro), avrebbero una durata di oltre 3 anni per il 46,7% del campione e porterebbero ad incrementi occupazionali per il 64,4% delle imprese.

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