rotate-mobile
Economia

Gli effetti del covid, esplode la cassa integrazione: i numeri del Riminese

Lo studio svolto dalla Cisl Emilia Romagna fotografa la crisi nel mondo del lavoro determinata dalla pandemia

Tra gennaio e settembre, la provincia romagnola con il numero più alto di ore di cassa integrazione autorizzate è stata quella di Forlì-Cesena con 18 milioni di ore (18.004.548), a seguire Ravenna con 15 milioni (15.626.047) ed infine Rimini con 14 milioni (14.183.772). Lo studio svolto dalla Cisl Emilia Romagna fotografa la crisi nel mondo del lavoro determinata dalla pandemia. "I dati elaborati dalla CISL Emilia Romagna certificano l’enorme impatto che la crisi ha avuto sul lavoro in Romagna - afferma il segretario della Cisl Romagna Francesco Marinelli -. Lo studio evidenzia infatti come le ore di cassa integrazione autorizzate da gennaio a settembre del 2020 nelle tre province romagnole non abbiano precedenti storici: quasi 48 milioni di ore (47.814 .367)".

"Fondamentale per la tenuta economica e sociale del nostro territorio - ricorda Marinelli - è stata la proroga, fortemente richiesta dai sindacati, degli ammortizzatori sociali e del blocco dei licenziamenti fino marzo a 2021. Ma le ulteriori chiusure di questi giorni ed una possibile terza ondata pandemica con ulteriori chiusure, ci obbligano a riflettere sull’ urgenza di investimenti mirati ed una riforma organica degli ammortizzatori sociali".

Per capire la grandezza di questi numeri è possibile paragonarli alle ore di cassa integrazione autorizzate negli stessi mesi del 2009, nel pieno della crisi finanziaria, quando le ore di cassa integrazione autorizzate in Romagna sono state 7 milioni (7.300.391; 2.131.879 a Rimini; 2.205.713 a Ravenna e 2.962.799 a Forlì-Cesena). Ovviamente la crisi che stiamo vivendo non è paragonabile a nessuna delle precedenti, dovendoci confrontare con periodi di vera e propria chiusura delle aziende, ma il paragone offre una idea chiara della sofferenza che stanno vivendo aziende e lavoratori oggi. 

Il ramo più colpito è stato certamente l’industria che incide sul totale delle ore autorizzate per il 73% a Forlì- Cesena, il 64% a Ravenna e il 53% a Rimini. A seguire i settori più colpiti sono il commercio e l’edilizia. Se il picco di ore autorizzate è stato nel mese di aprile (7,6 milioni di ore autorizzate a Forlì-Cesena, 5,2 a Ravenna e 4.4 a Rimini) durante l’estate e soprattutto nel mese di settembre si è registrato un netto calo (1.4 milioni di ora a Forlì-Cesena; 700 mila a Ravenna e 667 mila a Rimini), ma purtroppo gli ultimi dati regionali evidenziano nel solo mese di ottobre un nuovo aumento delle ore di cassa integrazione autorizzate del 28% rispetto al mese precedente, ovviamente a causa delle nuove chiusure previste per arginare la seconda ondata pandemica. 

Nella provincia di Forlì-Cesena le ore di cassa integrazione autorizzate sono state 18 milioni (18.004.548), in maggioranza di cassa integrazione ordinaria (quasi 14 milioni). Il 73% ore autorizzate nel settore industriale (13.137.774) percentuale più alta di tutta la Romagna, e il 19% nel commercio (3.493.536).
Valutando il solo periodo estivo luglio-settembre, nel settore industria il ramo maggiormente colpito è stato quello della meccanica, che ha inciso per quasi il 40% delle ore autorizzate di cassa integrazione ordinaria mentre, nello stesso periodo, la maggioranza della cassa integrazione in deroga è stata impiegata per i servizi.

Lo studio della Cisl Emilia Romagna evidenzia anche le ore di cassa integrazione nelle diverse attività economiche, classificate tramite codice Ateco 2002.
Rispetto alle altre province romagnole, Forlì-Cesena registra in Romagna la percentuale più alta, sul totale autorizzato, di ore di cassa integrazione per le aziende settore calzaturiero e della preparazione del cuoio, 9,28%, distretto infatti molto importante nella zona del Rubicone. A Ravenna invece si registra la percentuale più alta sul totale di ore di cassa integrazione autorizzate, per aziende di costruzioni (11% Ravenna, 8,7% Rimini e 9% ForlìCesena). Sia a Ravenna che a Rimini si evidenziano alti livelli di ore richieste di cassa integrazione sul totale autorizzato per alberghi e ristoranti (5,5%), mentre Rimini è la provincia romagnola con il più alta percentuale di ore di cassa integrazione autorizzate sul totale per le aziende di commercio al dettaglio (13,43% Rimini, 7,84% Ravenna, 4,57% Forlì-Cesena). 

I dati relativi alle ore di cassa integrazione autorizzate tra gennaio e settembre sono un record preoccupante. "Tantissimi sono stati i lavoratori - ricorda il segretario della Cisl Romagna - che la crisi ha messo duramente in difficoltà e si sono rivolti ai nostri uffici per avere informazioni sui bonus previsti dal governo, ma anche sui buoni spesa comunali o aiuti per l’affitto". "Molto importante - rimarca Marinelli- è stata quindi la firma il 15 dicembre del Patto per il Lavoro e per il Clima, che indica chiari obiettivi economici e sociali per il nostro territorio e pone proprio tra i suoi punti principali l’incentivazione di politiche a contrasto alle disuguaglianze, che la crisi ha purtroppo accentuato".

"Ora diventa urgente una riforma organica degli ammortizzatori sociali - conclude -. Nel nostro paese ci sono troppi lavoratori non coperti dagli ammortizzatori sociali con la conseguenza di avere lavoratori di serie A e altri di serie B. Nelle situazioni difficili si deve dare sostegno a tutti, quindi il nostro obiettivo sarà quello di mettere in campo una riforma degli ammortizzatori sociali che tenga in considerazione due aspetti: una ammortizzatore universale che comprenda tutti i comparti, anche quelli che oggi sono esclusi, e dall’altra parte tempi rapidi e certi nell’erogazione perché per troppi lavoratori  gli aiuti sono arrivati con tempi non accettabili".

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Gli effetti del covid, esplode la cassa integrazione: i numeri del Riminese

RiminiToday è in caricamento