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Economia

Cresce l’export nel primo semestre: +17,2%

All’indagine di Confindustria Rimini hanno partecipato 154 aziende (il 30,2% delle imprese associate con un fatturato che rappresenta circa l’87% del fatturato globale delle associate)

Da alcuni anni, la propensione all’internazionalizzazione delle imprese associate a Confindustria Rimini sta diventando sempre più un “must”, a dimostrazione di come le aziende del territorio siano attive ed attente all’andamento dei mercati mondiali e alle possibilità di sviluppo da essi offerti. Un trend dovuto anche all’ampia attività svolta dall’Associazione degli Industriali con il supporto dell’ufficio estero di Banca Carim con l’obiettivo di accompagnare le aziende nell’espansione verso nuove realtà e con la convinzione che per superare questo difficile momento e quindi avviare la ripresa, occorra mettere l’internazionalizzazione fra le priorità di strategia aziendale.

Oggi l’internazionalizzazione non viene più semplicemente intesa dalle aziende come potenziale strumento di ottimizzazione dei costi e della qualità di produzione, ma diventa anche una necessità per contrastare le difficoltà che presenta il nostro mercato interno. Un trend che nel 2011, risentendo inevitabilmente della situazione incerta, vede una variazione fra primo e secondo semestre con un incremento nei primi sei mesi e una crescente preoccupazione nella seconda parte dell’anno.

All’indagine, realizzata dall’ufficio internazionalizzazione di Confindustria Rimini in collaborazione con Banca Carim, hanno partecipato 154 aziende (il 30,2% delle imprese associate con un fatturato che rappresenta circa l’87% del fatturato globale delle associate). Di queste, 143 (23 in più rispetto al 2010, 30 in più rispetto al 2009 ed esattamente 83 in più rispetto alla prima indagine del 2003) hanno dichiarato di avere contatti con l’estero. Da un’analisi dei dati ISTAT, si osserva che l’export della Provincia di Rimini riscontrato nel primo semestre del 2011 si attesta ad oltre 862 milioni di Euro, contro i circa 735 milioni dell’anno precedente. Questo dato evidenzia un incremento dell’esportazione della nostra Provincia, pari ad un +17,2%. Per le importazioni si registra, un aumento pari al +12,2% rispetto allo stesso periodo del 2010.

Una crescita però inferiore rispetto ad altre province della regione Emilia-Romagna. Infatti, Rimini per le esportazioni è solo quinta (dietro a Piacenza, Ferrara, Ravenna e Bologna) contro il secondo posto dello scorso anno. “Per superare questa crisi - spiega il Presidente di Confindustria Rimini, Maurizio Focchi – le aziende devono puntare sulla ricerca e l’innovazione che sono le chiavi per aprirsi all’export e all’internazionalizzazione. Tali azioni sono sicuramente quelle principali per poter cogliere le opportunità di crescita non solo sul mercato domestico, ma anche internazionale. Rimane comunque l’incertezza del quadro dell’economia mondiale che a partire da agosto ha iniziato un forte deterioramento che continua ancora oggi. Tutto ciò ha ovviamente un impatto significativo anche sulle esportazioni che, da un’indagine qualitativa svolta tra i nostri soci, subiranno certamente una contrazione della cui portata non siamo ancora in grado di fare una stima. Nonostante un quadro economico che ogni giorno riserva motivi di incertezza e preoccupazione, sono convinto che gli imprenditori sapranno trovare in se stessi con l’aiuto delle risorse umane presenti nelle proprie aziende la forza per superare questo difficile momento.   Ed è con questa convinzione che come associazione siamo sempre più presenti al loro fianco cercando di creare opportunità di business anche all’estero. Molte le iniziative proposte nel 2011 come il Progetto “How to build Italian-Style in Russia”, il Progetto Mediterraneo (Turchia, Marocco e Tunisia) e il Progetto “Focus Sud Africa 2011”.

IMPORTAZIONI ED ESPORTAZIONI - Rispetto al 2010 aumentano, anche se in modo moderato, le aziende che intrattengono rapporti con l’estero finalizzati sia all’attività commerciale che all’approvvigionamento di materie prime, risorse e competenze.  Oltre la metà del campione (79 unità) dichiara di svolgere parallelamente attività di import e di export (73 nel 2010); le aziende esclusivamente esportatrici corrispondono a 42 unità del campione (32 nel 2010), mentre si attestano a 22 unità del totale le aziende solo importatrici (15 nel 2010).

AREE GEOGRAFICHE DI RIFERIMENTO - In particolare va sottolineato che le aziende, come rivelano i dati sull’analisi delle principali aree geografiche, si sono concentrate soprattutto in mercati vicini, come i Paesi membri della UE, a dimostrazione che in ambito di export dobbiamo fare ancora un grande lavoro in quanto la UE è da  considerare come  mercato domestico. Pertanto occorre concentrarsi sui mercati emergenti. Nello specifico si nota la forte predominanza dell’Europa Comunitaria (dei 27 Paesi Membri) con il 90,1% delle esportazioni ed il 72,3 % delle importazioni. Nelle esportazioni da segnalare è il trend negativo riguardante l’Europa dell’Est non Comunitaria (32,2% delle preferenze); nelle importazioni anche la tenuta dell’Asia con cui il 47,5% delle imprese campione hanno avuto rapporti.

Nel 2011 i primi quattro paesi di destinazione, per importanza, delle esportazioni sono Francia (62%), Germania, Spagna (52,9%) e Belgio (38%) seguiti da Regno Unito, Olanda (32,2%), dall’Austria (30,6%). Per le importazioni, a conferma di quanto emerso dall’indagine 2010, la Germania si attesta come primo paese di approvvigionamento con il 38,6% delle preferenze, seguito a breve distanza dal mercato cinese con il 37,6% del campione, da Francia e Spagna (rispettivamente 26,7% e 14,8%).

ANALISI PER SETTORE - Per quanto concerne i quattro comparti più rappresentativi del tessuto imprenditoriale della Provincia (Metalmeccanico, Industria del Legno, Abbigliamento/Tessile/Calzaturiero, Agroalimentare) è riscontrato un forte orientamento all’internazionalizzazione.  Per il settore metalmeccanico, Francia e Germania sono i principali mercati di sbocco (71,1% e 68,9%), seguite da Spagna e Belgio (rispettivamente al 62,2% e 51,1%), Olanda e Regno Unito (48,9% e 44,4%), Svizzera (37,8%), Austria (35,5%), Russia e Svezia (28,9%). Al primo posto tra i paesi di importazione si attestano Cina (42,8%) e Germania ( 34,3%) seguite da Francia e Stati Uniti (rispettivamente al 22,8% e al 17,1%).

Francia e Germania si confermano primi paesi di destinazione anche per il settore agroalimentare (60%). Il settore è molto presente anche in Spagna (46,7%) e in Belgio (40%). Per quanto riguarda le importazioni, il settore acquista in primo luogo dalla Germania (64,3%), seguita da Francia, Spagna e Olanda (35,7%). Anche per il settore abbigliamento/tessile/calzaturiero la Francia è al primo posto tra i paesi di destinazione (68,7%), davanti a Germania (62,5%), Spagna (56,2%), Russia, Olanda, Belgio ed Austria (43,7%). Le importazioni vedono prevalere nettamente la Cina (73,3%), seguita a distanza dall’India (26,7%).

Come per gli altri settori, anche per il comparto del legno, il principale paese di destinazione è la Francia (69,2%) seguito dalla Spagna (46,1%) che perde il primato del 2010. A seguire vi sono Germania e Russia (38,5%), Svizzera, Romania e Grecia (30,8%), Belgio (23,1%), Stati Uniti e Marocco (15,4%). Per ciò che concerne le importazioni, il settore si approvvigiona principalmente in Cina e Germania (30%), Francia, Romania, Belgio e Brasile (20%).

PRINCIPALI OSTACOLI ALL'INTERNAZIONALIZZAZIONE - In termini comparativi, rispetto ai dati 2010, le imprese della Provincia dimostrano di percepire in maniera maggiore gli ostacoli di tipo conoscitivo (62,9% del campione), seguiti diversamente dallo scorso anno dagli ostacoli strutturali e/o di servizio (45,4% in lieve aumento), dagli ostacoli finanziari e/o di supporto (35% in diminuzione), dagli ostacoli dimensionali (30,1% in diminuzione), ed infine dagli ostacoli socio-economici e/o politici (12,5% in leggera diminuzione). Anche se al primo e al secondo posto si sono attestati gli ostacoli di tipo conoscitivo e quelli strutturali e/o di servizio, rimangono comunque molto significativi gli ostacoli di tipo finanziario che risentono della restrizione del credito dovuta anche alla crisi economico-finanziaria mondiale.

Fra gli ostacoli conoscitivi le maggiori difficoltà continuano a risiedere nell’individuazione dei partner stranieri (58,8%): fra gli ostacoli strutturali e/o di servizio prevalgono nettamente le complessità legate alle operazioni burocratiche nelle operazioni con l'estero (80% in crescita); per gli ostacoli finanziari e/o di supporto, il campione sottolinea, in controtendenza rispetto all’anno precedente, un forte incremento dell’insufficienza degli interventi di assicurazione al credito export (64%); per quanto riguarda gli ostacoli dimensionali, i dati mostrano una completa inversione delle percentuali: in testa vengono segnalate le carenze finanziarie con il 37,2%, seguite dalle carenze organizzative interne e dalla scarsità di personale adeguato (32,5%), ed infine dall’inadeguata dimensione aziendale (23,2% in controtendenza rispetto all’anno passato); infine, per quanto riguarda gli ostacoli socio-economici e/o politici, come nel 2010, il campione avverte una relativa preferenza dei clienti per i prodotti nazionali (55,5%).

SERVIZI RITENUTI PRIORITARI DALLE IMPRESE - Sul trend del 2010, nel 2011 le imprese sono interessate a farsi supportare nell’approccio ai mercati esteri. Il campione punta l’attenzione sul servizio di ricerca di partner stranieri (35%), sulle informazioni commerciali e di mercato e sulla legislazione doganale (32,2%), seguito a pari merito dalla formazione, orientamento ed assistenza in materia di commercio estero e dall’organizzazione della partecipazione a fiere specializzate (28,7%). Molto importante, ma in percentuale decrescente, rimane il dato relativo ai finanziamenti per il processo di internazionalizzazione che si attesta al 22,4%. L’accesso a servizi di supporto in materia di internazionalizzazione viene ritenuto sempre più un elemento fondamentale per il successo delle attività al di fuori dei confini nazionali. Di questo Confindustria Rimini è assolutamente consapevole e lo testimoniano le numerose iniziative ed i servizi  che, unitamente all’ufficio estero di Banca Carim, sono stati messi a disposizione della propria base associativa con lo scopo di assisterla ed orientarla in una più efficiente e remunerativa attività di internazionalizzazione.

FORME DI COLLABORAZIONE ALL'ESTERO - Rispetto ai dati 2010, a livello generale il numero di aziende che hanno sperimentato forme di collaborazione con aziende straniere è in sensibile aumento, attestandosi sulle 64 unità. In generale, la forma di collaborazione che viene maggiormente ricercata dalle imprese è quella commerciale, seguita dagli accordi di joint venture. Si nota qualche collaborazione di tipo produttivo e nel campo della ricerca soprattutto per il settore abbigliamento/tessili/calzaturieri. In generale è meno utilizzata la forma di collaborazione in termini di accordi tecnici e/o formativi. Con riferimento alle aree geografiche in cui le nostre associate hanno instaurato le collaborazioni attuali o passate, il primato continua a registrarsi sulla Spagna (26,6%), seguita a ruota dalla Francia (25% in aumento) e dalla Cina (20,3% in leggero calo).  Anche Germania (18,7%) Stati Uniti, Russia e Regno Unito (14,1%) risultano essere mercati interessanti, seguiti immediatamente da Turchia (10,9%), Grecia (9,4%), e Olanda, Bulgaria, Romania (7,8%).

PAESI DI INTERESSE NEL PROSSIMO TRIENNIO - Come nello scorso anno, il paese di maggior interesse per le aziende della Provincia è la Russia (segnalata dal 18,9% del campione). Seguono il Brasile (18,2% contro il 13,3% del 2010), la Cina (15% contro il 14,2% dello scorso anno) e la Turchia (9,8% contro il 4,2% dello scorso anno). E’ da notare il forte calo di interesse segnalato per gli Stati Uniti che dal 21,7% di preferenze del 2010, scende nel 2011 al 9,8% dei consensi.
 

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