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La Fiera di Rimini sbarca in borsa, Gnassi: "E ora miglioreremo accessibilità e infrastrutture"

Giovedì notte in Consiglio comunale è arrivato il disco verde all'atto che sancisce il percorso verso la parziale privatizzazione e aumento di capitale di Italian exhibition group

Se la Fiera di Rimini ha raggiunto il "fisico" per essere quotata in Borsa il merito, oltre che del management, e' dei soci pubblici, Comune in primis. Giovedì notte in Consiglio comunale e' arrivato il disco verde all'atto che sancisce il percorso verso la parziale privatizzazione e aumento di capitale di Italian exhibition group: 19 i voti favorevoli, cinque i contrari e tre gli astenuti tra le fila dell'opposizione, Carlo Rufo Spina e Nicola Marcello di Fratelli d'Italia, Gioenzo Renzi di Fratelli d'Italia. E venerdì mattina il sindaco Andrea Gnassi ha ricostruito il "case history" tutto riminese che ha portato a questo traguardo.

Nel sistema convegnistico-fieristico, argomenta il primo cittadino, Rimini e' "un'anomalia positiva": l'investimento per la fiera e' stato di 362 milioni di euro, di cui una quarantina di finanziamenti pubblici. Dunque "si e' pagata da sola, con quello che ha prodotto", quando ad altre latitudini le cose vanno diversamente. A Milano ci pensa la Fondazione Fiera, a Roma la proprieta' statale, al 90%, e il Comune, al 10%. Inoltre Rimini e' proprietaria dei marchi, "non siamo semplici affitta spazi". Nel 2007 il sistema fieristico e' entrato in crisi, prosegue Gnassi, "ma noi non siamo stati travolti, abbiamo reagito". Riorganizzando il modello di business, legandolo alle vocazioni della citta': turismo, ambiente, wellness e food. È stato "stretto" il legame tra sistema Fiera e sistema citta'. E poi, rimarca, "le scelte del Comune hanno contribuito a creare le condizioni perche' le testa e le gambe del management potessero correre". Cosi' nel 2015, 206 e 2017 sono stati centrati tutti gli obiettivi dei Piani industriali. Un successo confermato dai numeri: quest'anno un bilancio da 131 milioni di euro, un Ebitda di 23 e un utile di nove.

Nel 2001 la Fiera di Rimini "valeva un quarto" di quella di Bologna, continua Gnassi, "ora sono sulle stesso piano". Nel 2011 il Comune di Rimini aveva un debito di 145 milioni di euro, scesi oggi a 98; la Fiera aveva un bilancio di 70 milioni oggi saliti a 131. Dunque citta' ed expo crescono insieme. E ancora: quattro anni fa il debito del sistema fieristico era di 100 milioni di euro, oggi sono 58 e dopo la quotazione scenderanno a 40. Insomma, la Fiera e' cresciuta in dimensioni, anche grazie all'aggregazione con Vicenza, ha abbattuto il debito o ora si vuole approfittare della liquidita' del mercato. "O nella finestra di novembre o al massimo in primavera", con una offerta pubblica di sottoscrizione e una offerta pubblica di vendita. Il socio pubblico Rimini Congressi scendera' dal 65% a una quota tra il 33% e il 41% e si incamereranno risorse per investimenti su infrastrutture, marchi, aggregazioni e accessibilita'. Andando anche a ridurre il debito. E garantendosi tre clausole di salvaguardia: voto maggiorato; quorum di oltre i due terzi e cda all'unanimita' per le operazioni straordinarie su cessioni e trasferimenti.

Intanto e' gia' al lavoro un gruppo di lavoro per migliorare l'accessibilita' e la mobilita', lungo quattro assi: la seconda tratta del trc su sede dedicata rifunzionalizzando l'asse urbano, il progetto e' candidato ai finanziamenti statale per le infrastrutture che hanno un fondo di due miliardi di euro: il potenziamento del servizio ferroviario, il miglioramento dell'asse di collegamento con Rimini Nord, lo studio per un nuovo casello auostradale in project financing con la Fiera e un asse dedicato per la mobilita' ciclo-pedonale. Il percorso per la quotazione in Borsa e' incardinato, conclude Gnassi, senza sbilanciarsi sui possibili introiti, decine di milioni di euro comunque, e il passaggio rafforzera' anche le iniziative di aggregazione: "Dove ci sono opportunita' di mercato e' giusto coglierle, noi ci auguriamo una aggregazione lungo la via Emilia, Bologna e Parma, per creare il primo operatore nazionale e il secondo-terzo in Europa". (fonte Dire)

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