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Economia

Lavoro, Romagna 'cenerentola' rispetto all'Emilia: meno opportunità per i giovani

Una ricerca condotta dal Centro studi Antares di Forlì per conto della Cisl nello scorso mese di ottobre, e che è presentata dal direttore del Centro, Lorenzo Ciapetti

“Sistema Romagna. Appunti per una politica di area vasta” è il titolo del convegno organizzato dalla Cisl Romagna, area di Rimini, che si tiene mercoledì nel Centro Convegni del Gros Rimini (Centro Direzionale Est - Via Coriano, 58). Il convegno si apre con il saluto di monsignor Francesco Lambiasi, vescovo di Rimini, a cui segue la relazione introduttiva di Massimo Fossati, segretario generale Cisl Romagna. Di seguito intervengono Lorenzo Ciapetti, direttore del Centro studi Antares di Forlì, Salvatore Bugli, vicepresidente Camera di Commercio di Rimini, Franco Mosconi, docente Economia all’Università di Parma, Giorgio Graziani, segretario generale Cisl Emilia Romagna. Conclude Ermenegildo Bonfanti, segretario generale Cisl Fnp (Federazione nazionale pensionati), coordina Luigi Brancato, segretario generale Fnp Cisl Romagna.

Il titolo del convegno “Sistema Romagna. Appunti per una politica di area vasta” fa riferimento alla ricerca condotta dal Centro studi Antares di Forlì per conto della Cisl nello scorso mese di ottobre, e che sarà presentata dal direttore del Centro, Lorenzo Ciapetti. La ricerca propone un insieme di appunti per ottimizzare le politiche di area vasta, quali nuove e utili leve per lo sviluppo del territorio romagnolo. Tra i temi trattati, assume particolare rilevanza quello dei redditi e del patrimonio, elaborati sulla base dei dati dei Caf Cisl che dispongono delle informazioni relative alle persone che utilizzano gli sportelli Cisl per presentare la dichiarazione dei redditi. Con oltre 50 mila modelli 730 compilati, si tratta di una preziosa banca dati che ha permesso di ricavare informazioni economico‐patrimoniali di rilievo. Per corroborare il quadro sulla distribuzione della ricchezza sul territorio, si sono presi in esame alcuni dati inerenti al reddito medio e al possesso di immobili.

Spiega Massimo Fossati, segretario generale Cisl Romagna: “Una politica di area vasta nei trasporti deve valere anche per il settore del  traffico aereo. Le politiche competitive tra Forlì e Rimini hanno portato al fallimento di entrambe le società aeroportuali, determinando perdite di posti di lavoro e di ingenti quantità di risorse pubbliche. Va però ribadito il concetto che questa infrastruttura è fondamentale per tutta la costa romagnola. Quello che poniamo come obiettivo è la necessità di costruire insieme un grande progetto, una grande alleanza, per il futuro della Romagna, insieme e con l’apporto di tutti i soggetti sociali, economici e istituzionali. Si tratta in sostanza di mettere a frutto le buone pratiche sperimentate in area vasta, come ad esempio il buon funzionamento di Romagna Acque e la costituzione del Polo Universitario Multicampus. Al centro del progetto anche la costituzione di una filiera finalmente funzionante di interscambio tra scuola, formazione professionale e alta formazione, per rafforzare il collegamento al sistema delle imprese, sviluppare l’apprendistato, mettersi in rete con le Università e con quanti fanno ricerca, perché non ci dobbiamo dimenticare che buona parte della disoccupazione è giovanile e con un’importante componente ad alta scolarizzazione”.

LAVORO E REDDITI - La ricerca dice che le occasioni di lavoro per i giovani laureati romagnoli sono di dieci punti inferiori a quelle degli emiliani (12% contro 22% delle assunzioni previste per il 2012 nelle imprese industriali romagnole ed emiliane). Uno squilibrio che condanna i nostri giovani a cercare occupazione fuori del territorio o ad ingrossare le fila dei disoccupati. In Romagna, secondo la ricerca di Antares, c’è una minore presenza di persone “che forniscono reddito”: una quota pari al 60% della popolazione residente dichiara un reddito ai fini dell’imposizione Irpef, mentre l’incidenza dell’Emilia è del 62%. Con un’incidenza pari al 63% dei residenti sono in assoluto i territori montani emiliani quelli con la maggior presenza di popolazione “portatrice di reddito”, mentre se escludiamo il litorale ferrarese, è la costa romagnola quella in cui si presenta il minor numero di dichiarazioni (59%).  

Il reddito medio della Romagna è pari a euro 21.704 (Rimini è il fanalino di coda con un reddito medio di 21.183 euro al di sotto della media stessa), contro i 24.252 euro della media dell’Emilia (il reddito medio di Bologna pari a 25.828 euro, è il più alto in regione). L’importo medio delle dichiarazioni romagnole è inferiore ai 22 mila euro, mentre in Emilia supera i 24 mila euro. Lo stesso vale per gli importi medi derivanti dal reddito pensionistico: meno di 16 mila euro in Romagna, più di 17 mila in Emilia. In questo caso è opportuno tenere presente che nelle province romagnole il lavoro autonomo ha avuto e ha un peso maggiore, ma gli autonomi versano minori contributi previdenziali e conseguentemente ricevono pensioni più basse.

Per quanto concerne il patrimonio (attività reali e finanziarie), quello delle famiglie romagnole è inferiore a quello emiliano di 13 mila euro. Una differenza dovuta soprattutto alle attività finanziarie che rappresentano per le famiglie romagnole il 90% di quelle detenute dalle famiglie emiliane, rispetto al 96% delle attività reali. Un’altra differenza tra Emilia e Romagna riguarda le preferenze di investimenti del risparmio: l’Emilia rivela una maggiore capacità di investimento, prediligendo attività finanziare, quindi più “liquide”. La Romagna al contrario perde una parte della sua capacità, e conseguentemente diminuisce il suo risparmio accumulato, ma ciò nonostante dirotta parte di questa ricchezza (prima finanziaria) verso attività reali (terreni e fabbricati), più stabili e meno “liquide”. La differenza di reddito e patrimonio tra Emilia e Romagna non si traduce però in minori consumi
finali interni, anzi quelli medi romagnoli risultano leggermene superiori. Una difformità riconducibile anche al contributo turistico.

Analizzando i redditi complessivi medi dei contribuenti che si rivolgono agli sportelli Caf Cisl in Emilia e in Romagna, si può notare come il reddito complessivo medio degli emiliani è quasi di 27 mila euro mentre quello dei romagnoli è appena superiore ai 21 mila euro (il 20% in meno). Nel riminese il 56% della popolazione ha un reddito inferiore a 20.000 euro mentre il 17% non supera i 10.000 euro.  La distribuzione dei redditi in funzione dell’età mostra che i redditi crescono fino ad arrivare al segmento 55-59 anni in cui l’aumento è massimo (38 mila euro per l’Emilia e 26 mila per la Romagna). Mediamente i giovani tra i 34-40 anni hanno un reddito pari al 70% di quello percepito nella fascia d’età compresa tra i 55-60 anni. Sono ovviamente i più giovani a guadagnare meno, ma è fino a 40 anni che il reddito rimane inferiore a quello medio.

Per quanto concerne le attività economiche, emerge che i servizi finanziari sono quelli con il reddito medio maggiore (superiore ai 40 mila euro annui), mentre le attività ricollegabili agli alberghi e ristoranti si vedono riconosciute le remunerazioni minori (di poco superiori ai 13 mila euro).

L’analisi della ricchezza reale mostra che i 2/3 dei contribuenti dichiarano di possedere da 2 a 4 immobili, mentre 1 su 4 possiede più di 5 immobili, solo il 7% fa riferimento a un solo immobile. Sono soprattutto i più giovani quelli che possiedono al massimo un immobile, dopo i 55 anni si concentrano maggiormente i possessori con un numero di immobili superiore a 5.

«Due sono le considerazioni che questa analisi ci consegna e che divengono fonte di preoccupazione, guardando la dinamica dei redditi – afferma Massimo Fossati –. La prima questione riguarda l’aumento della distanza nei redditi tra i generi e tra le generazioni.
Questo dimostra l’urgenza di definire politiche di conciliazione per una valorizzazione del lavoro femminile, in termini di quantità e di qualità (la nostra provincia ha ancora uno di tassi più bassi di attività sul lavoro femminile) di lavoro e di reddito. La conciliazione è una delle vie maestre per permettere una effettiva parità nella permanenza al lavoro, nella qualificazione del lavoro e nei percorsi di carriera. Anche sul versante del lavoro giovanile assistiamo dal 2008 a una perdita costante del reddito medio nelle classi di età dai 18 ai 29 anni, con un aggravamento della situazione che oggi vede un progressivo impoverimento della propria capacità di reddito fino alla fascia 30-40 anni (segno di rapporti di lavoro più frammentati e precari)».

«L’altro elemento che si evidenzia con forza è l’incremento della pressione fiscale su lavoratori e pensionati. Le politiche di rigore e di risanamento di questi anni hanno gravato solo sulle spalle dei soliti noti, lavoratori e pensionati, non incidendo sulle ampie fasce di ricchezza, soprattutto finanziaria, presenti nel paese come nel nostro territorio. Emerge ancora una volta la profonda iniquità del sistema fiscale del nostro paese che va assolutamente affrontato come elemento di priorità. Per questo occorre sviluppare anche un confronto territoriale con gli enti locali per evitare che la diminuzione dei trasferimenti ai comuni si trasformino in un ulteriore e insostenibile aumento della pressione fiscale locale e delle tariffe. Occorre andare nella direzione opposta, diminuendo la pressione fiscale locale e introducendo elementi di riforma complessiva della pubblica amministrazione e degli enti locali. Grida vendetta il fatto che, ancora oggi, permangono nel paese e nel nostro territorio una evasione fiscale elevata a cui fa da contraltare un aggravarsi della povertà. Certo – conclude Fossati – la crisi picchia duro ma è solo questa la causa di questa dura realtà?».

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