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Economia

Liberalizzazioni, i tassisti riminesi: "Ecco la nostra verità"

"I taxi sono un servizio pubblico a disposizione degli utenti che non costano nulla alla collettività", affermano Andrea Martignoni (Cna) e Corrado Pirani (Confartigianato), cercando di fare chiarezza sul mondo delle auto bianche

Cna e Confartigianato cercano di fare chiarezza sulla questione dei taxi e sulla liberalizzazione delle loro licenze, al centro di furibonde polemiche di questi giorni. “I taxi sono un servizio pubblico a disposizione degli utenti che non costano nulla alla collettività”, affermano Andrea Martignoni (Cna) e Corrado Pirani (Confartigianato).

“Gli investimenti per offrire un servizio efficiente ai clienti sono totalmente a carico dei tassisti – fanno notare le associazioni -, le auto in buono stato e con basse emissioni inquinanti per tutelare l’ambiente, i massimali assicurativi doppi rispetto a quelli dei privati per garantirvi i giusti risarcimenti in caso di problemi, oltreché le costosissime tecnologie e il mantenimento dei dipendenti delle centrali radiotaxi necessari perché gli utenti possano trovare un taxi in qualunque momento sono pagati solo da noi e senza nessun contributo”.

Dunque la questione dei prezzi non sussiste: “Se venissimo finanziati per garantire il diritto costituzionale della mobilità delle persone – lamentano i rappresentanti di Cna e Confartigianato -, anche il taxi costerebbe molto meno, probabilmente come un Autobus”.
 
Cna e Confartigianato cercano di sfatare alcuni “miti” diffusi in questi giorni, a cominciare dai risparmi derivanti da una liberalizzazione dei taxi: “Laddove sono state tentate esperienze di liberalizzazione le tariffe sono praticamente raddoppiate nel giro di poco tempo”, dicono.

“Le vere lobby stanno cercando di distruggere il modello economico italiano – sostengono Cna e Confartigianato -, fatto di artigiani, commercianti, professionisti e mondo del lavoro dipendente, per creare un nuovo modello più confacente alla massimizzazione dei profitti di pochi capitalisti e del sistema bancario. Per cui meno regole, meno tutele e meno diritti, questo è progresso?”.

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