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Economia

Luci e ombre dell'economia riminese che ha ancora troppi nodi da sciogliere

Secondo i dati presentati da Unindustria, dopo sette di crisi anni sembra che finalmente si incominci ad intravedere una via d'uscita

L'economia riminese non è ancora uscita dalla crisi sebbene si denotino alcuni segnali positivi, che necessitano di ulteriori conferme a causa dei troppi nodi che rallentano la ripresa. I dati della congiuntura del territorio, rilevati dall'ufficio economico di Unindustria Rimini (consuntivo secondo semestre del 2014 e previsioni primo semestre del 2015) s'inquadrano in quello che sta avvenendo a livello nazionale dove la produzione industriale a febbraio su gennaio (rilevazione Centro Studi Confindustria) segna +0,4%, ma dove la crescita è ancora troppo lenta rispetto al resto dell'Europa.

Dopo sette anni sembra che finalmente si incominci ad intravedere una via d'uscita. Infatti, alcuni fattori permettono di guardare al futuro in un'ottica più positiva. Fra questi: l'aggiustamento del cambio con il calo dell'euro verso il dollaro, la diminuzione del costo del petrolio, una maggiore flessibilità del lavoro frutto del Jobs Act, il Quantitative Easing. Inoltre, rallenta il razionamento del credito e diminuisce la velocità con cui calano gli impieghi nei confronti delle imprese (Banca Italia dà la variazione degli impieghi al -2,21% nel periodo novembre 2014 su novembre  2013 e al -5,07% nel periodo novembre 2013 su novembre 2012) e i provvedimenti messi in campo dalla Banca Centrale Europea fanno sperare che si torni al livello di credito per le imprese necessario per lo sviluppo dell'economia.

Ma permangono ancora troppi nodi che rischiano di non permettere di avviare una reale ripresa. La burocrazia continua ad essere un forte ostacolo. La tassazione resta troppo elevata e si aggiungono altri balzelli come l'lMU sui macchinari imbullonati a terra. I pagamenti pregressi delle Pubbliche Amministrazioni non stanno seguendo i tempi programmati e si aggiungono nuovi ostacoli alla liquidità delle imprese come nel caso dello Split Payment e del Reverse Change. Su questi Confindustria ha avviato un ricorso alla Commissione Europea. Il ruolo delle imprese manifatturiere: bisogna rimettere al centro dell'attenzione le imprese senza le quali non c'è sviluppo e occupazione. In particolare, le imprese manifatturiere del nostro territorio garantiscono l'occupazione a tempo indeterminato più alta della provincia di Rimini e auspicano di ricevere da parte delle pubbliche amministrazioni l'attenzione che compete loro.  

Quindi la fotografia dell'economia riminese va analizzata tenendo conto di tutti questi fattori. Se, infatti, il fatturato del secondo semestre 2014 confrontato con quella del secondo semestre 2013 segna un andamento positivo (+7,70%) occorre sottolineare che il dato  non basta a compensare la perdita registrata dall’inizio della crisi (dal secondo semestre del 2008 al secondo semestre 2014 il fatturato totale netto ha subito un calo -17,10%). Inoltre, l'occupazione pur registrando un +3,70% fra il secondo semestre 2014 e il secondo semestre 2013, ha ancora un saldo netto negativo rispetto all'inizio della crisi (-9,66%.) Le previsioni, relative al primo semestre 2015, cominciano a far emergere un “sentiment” più positivo come documentato dai principali Centri Studi di organismi italiani e internazionali. L’andamento della produzione viene previsto in aumento dal 34,90% delle imprese, il 50,80% prevede stazionarietà e il 14,30% prevede una diminuzione.

In generale permane una certa prudenza indicativa della necessità di avere ulteriori conferme. Negli investimenti, rispetto all’anno precedente, si rileva un +4,2% dopo che sia nel 2012 che nel 2013 erano diminuiti in misura consistente (rispettivamente -10% e -6,3%). Risulta significativo l’incremento del grado d'internazionalizzazione delle piccole imprese che vede passare la percentuale di fatturato estero sul totale da meno del 20%, come era nelle ultime due indagini, a quasi il 33%. Un dato che dimostra che le azioni intraprese in quest'ambito dall'Associazione, fra cui il Protocollo per l'Internazionalizzazione siglato fra Unindustria Rimini, Camera di commercio e Carim, stanno portando frutti concreti.

Il settore delle costruzioni rimane il più colpito come dimostrano i dati della Cassa Mutua Edile di Rimini.   Dal 2013 al 2014 le aziende iscritte alla Cassa Mutua Edile di Rimini sono passata da 528 a 457 (-13,45%). Dal 2008 le aziende sono calate del 42,01%, i lavoratori del 47,31%, le ore lavorate dichiarate del 55,68% e il monte salari del 47,26%. Secondo l'Istat, in Italia nel settore, da fine 2009 a fine 2014, gli occupati persi sono 500 mila, un quarto del totale. Il rilancio del settore contribuirebbe a migliorare ulteriormente i dati della congiuntura, ma per questo ci vogliono l'impegno degli imprenditori e un'azione forte delle Pubbliche Amministrazioni.

"Certo - spiegano da Unindustria Rimini - constatiamo che alcune cose si stanno muovendo come è emerso anche lo scorso 11 marzo in occasione dalla presentazione del Piano Strategico durante la quale si è parlato, solo per fare qualche esempio, dei progetti per il nuovo waterfront, per il nuovo sistema fognario, per il restyling di piazza Malatesta, per la viabilità. Il territorio deve diventare più accogliente per le imprese già esistenti e più attrattivo per quelle che si volessero insediare. Ribadiamo che le nostre imprese sono a favore di non consumo indiscriminato del suolo. E a questo proposito ci piace riportare le parole del presidente di Confindustria Giorgio Squinzi apparse in una recente intervista sul Corriere della Sera: "Ma quale cementificare? qui si parla di edilizia abitativa, di infrastrutture senza le quali il paese non è in grado di muoversi. Si parla d'investimenti per riparare al dissesto geologico e sismico dei quali ci ricordiamo solo quando ci sono le tragedie".

"Bene quindi le idee e i progetti - proseguono gli industriali riminesi - ma quello che preoccupa è che siamo ancora fermi alle presentazioni. Crediamo che la zona mare sia pronta a trasformarsi già da molti anni così come il centro storico perché come recentemente sottolineato anche dall'Ordine degli architetti "nel centro occorre suddividere e riqualificare gli attuali enormi e cadenti appartamenti, adeguarli dal punto di vista energetico e della sicurezza sismica, frazionarli per metterli sul mercato, cambiare le destinazioni d'uso e pensare al riuso dei sottotetti". Inoltre, in particolare quando si dice che in primavera per la zona mare sarà pubblicato il bando per la manifestazione d'interesse dei privati, ci auguriamo che ci siano le condizioni per le imprese di poter presentare dei progetti che nel loro piano economico consentano di fare emergere margini positivi per gli investimenti necessari".

"Le imprese possono fare molto per la riqualificazione e per la rigenerazione - conclude Unindustria - ma non ci sono gli strumenti normativi. Il PSC è stato adottato nel 2011. Siamo a marzo 2015 e la sua approvazione viene promessa per l'estate. Così come quella del RUE in autunno. Ma i mesi continuano a passare...con il conseguente rischio di vedere chiudere altre imprese.  Restiamo quindi in attesa di potere contare concretamente su una burocrazia più snella e su tempi più veloci in modo che non si ripetano più situazioni negative come accaduto nel caso della ex colonia Murri.
Inoltre, auspichiamo che nel quadro dei provvedimenti urbanistici che dovranno essere assunti a breve, ci sia anche un intervento sull'area produttiva di Rimini Nord, in modo tale che le aziende interessate ad investire lo possano fare contribuendo così alla crescita dell'economia del territorio. Restiamo, infine, fortemente preoccupati per la sorte del Fellini del quale aspettiamo fiduciosi la riapertura e il consolidamento dell'attività, come apparso recentemente sulla stampa, affinché possa svolgere il suo ruolo per lo sviluppo del territorio".

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