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Giovedì, 25 Aprile 2024
Economia

Agrinsieme al MacFrut: "La frutta fa bene, ma in Italia è allarme col crollo dei consumi"

Tania Cagnotto sarà presente alla conferenza che Agrinsieme terrà giovedì a partire dalle 15:30 all’Area Meeting della Fiera di Rimini dove è in corso Macfrut

 L’ortofrutta fa bene, l’ortofrutta va bene, ma in Italia è allarme salute: crollano i consumi domestici e questo indica che stiamo abbandonando la dieta mediterranea con la conseguenza che, da qui a qualche anno, la nostra “bolletta sanitaria” sarà più pesante. Negli ultimi 15 anni gli italiani hanno ridotto del 18% gli acquisti di frutta e verdura. Per invitare la popolazione a tornare a consumare almeno 400 grammi al giorno tra frutta e verdura, come raccomanda l’Oms, Agrinsieme lancia una nuova campagna con una testimonial d’eccezione: Tania Cagnotto, l’unica italiana che sia mai riuscita a conquistare un oro mondiale nei tuffi. E lo slogan scelto è proprio “Tuffati nella frutta”.

Tania Cagnotto sarà presente alla conferenza che Agrinsieme terrà giovedì a partire dalle 15:30 all’Area Meeting della Fiera di Rimini dove è in corso Macfrut, la storica rassegna internazionale dell’ortofrutta, che quest’anno si svolge per la prima volta a Rimini. La conferenza sarà l’occasione per illustrare i dati di settore e lanciare un messaggio ai consumatori: mangiate frutta e verdura, declinato con il titolo dell’iniziativa “Buona e sana, è l’ortofrutta italiana”. “Siamo convinti -spiega il coordinatore nazionale di Agrinsieme Dino Scanavino- che debba essere incentivato il consumo di frutta e verdura in Italia e, allo stesso tempo, sentiamo la necessità di far emergere la centralità del settore ortofrutticolo nel sistema agroalimentare nazionale. Questo settore è il campione dell’export del Made in Italy; il solo dove si sia compiuta una vera interprofessionalità.  Va posto al centro delle politiche di crescita dell’agricoltura, per le sue peculiarità e potenzialità. I fatturati delle imprese ortofrutticole sono tendenzialmente in crescita anche se in alcuni comparti si registrano ancora situazioni negative, così come l’export e l’occupazione, solo il mercato interno si contrae pericolosamente, cosa da non sottovalutare. E non va dimenticato il contributo che fornisce alla biodiversità. Insomma il settore ortofrutticolo è un modello di produzione agricola evoluto - che poggia il suo cardine su ricerca, innovazione, sostenibilità - e di integrazione di filiera. Ed è uno dei settori dove la qualità italiana è immediatamente percepibile”.

“Partendo da questi punti di forza vogliamo rivendicare -rimarca il coordinatore di Agrinsieme- il protagonismo dell’ortofrutta. Puntare solo sull’export non è sufficiente, non dimentichiamo che siamo esposti alla forte concorrenza dei Paesi esteri a partire dal Nord Africa. Infatti le importazioni low-cost sono cresciute e ci si è trovati a fare i conti con ricorrenti crisi di mercato, se non politiche (la questione russo-ucraina) e con cambiamenti climatici sempre più repentini”. I numeri testimoniano la centralità del  settore ortofrutticolo che esporta per 7 miliardi di euro ed è il primo asset agricolo sui mercati terzi. Nel 2014, su un valore della produzione agricola italiana di oltre 50 miliardi di euro, quello delle produzioni ortofrutticole fresche (senza contare i trasformati industriali) ha sfiorato i 12 miliardi rappresentando, quindi, quasi un quarto del totale della produzione agricola nazionale. Nei primi cinque mesi del 2015, rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, il valore dell’export ha mostrato un andamento positivo per tutte le voci del segmento. In particolare va molto bene il comparto orticolo, con una crescita in valore del 12,7%, a cui però corrispondono una contrazione in volume del 2,3%, probabile segno di un miglioramento della qualità (quindi delle quotazioni) del prodotto esportato. “Ci sono mercati di esportazione per le nostre produzioni -conclude Scanavino- che appaiono tuttavia alquanto saturi. Di qui l’importanza di assistere le nostre imprese nella sfida della conquista di nuovi mercati nei Paesi terzi, sui quali la strada è spesso in salita”.

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