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Economia

Il made in Italy fa gola a Usa e Regno Unito, nel Riminese export in crescita per alimentari e metallo

I dati riferiti al primo semestre dell’anno registrano un incremento dell’export, sostenuto dalla ripresa della domanda estera, diretta conseguenza del rafforzamento del commercio mondiale

Nel primo semestre 2022 le esportazioni in provincia di Rimini risultano di 1.443 milioni di euro, con un incremento del 16,5% rispetto a gennaio-giugno 2021, inferiore sia alla variazione regionale (+19,7%) sia a quella nazionale (+22,5%); tra le province emiliano-romagnole, a parte il calo di Piacenza, Rimini si posiziona al sesto posto per crescita dell’export, davanti a Bologna e a Forlì-Cesena (primo posto per Parma). Le relative importazioni ammontano a 818 milioni di euro, con un incremento annuo del 55,4%. Positivo, pertanto, il saldo commerciale (differenza tra esportazioni e importazioni) registrato nel 1° semestre 2022, pari a +625 milioni di euro, ma in contrazione del 12,3% rispetto a quello fatto segnare nel periodo gennaio-giugno 2021.

Aumentano in modo deciso le esportazioni dei principali prodotti, in particolare dei prodotti in metallo e di quelli alimentari: +2,8% i macchinari e gli apparecchi meccanici (27,0% del totale), +11,7% gli articoli di abbigliamento (14,1%), +24,5% i mezzi di trasporto (10,5%), di cui +22,8% le navi e imbarcazioni (9,7%), +42,9% i prodotti alimentari e le bevande (10,4%), +46,7% i prodotti in metallo (8,7%), +17,0% gli apparecchi elettrici (6,7%) e +19,9% gli articoli in gomma e materie plastiche (5,7%).

I principali Paesi di destinazione delle esportazioni risultano, nell’ordine, gli Stati Uniti (12,8% del totale), il Regno Unito (10,2%), la Francia (9,0%), la Germania (8,1%), la Spagna (4,2%) e la Polonia (3,7%); è il Regno Unito a registrare la maggiore variazione annua (+110,7%), a cui seguono Stati Uniti (+15,3%), Polonia (+8,3%), Spagna (+7,8%), Germania (+6,1%) e Francia (+5,1%). La guerra tra Ucraina e Russia, e le relative sanzioni decise dall’Unione Europea verso quest’ultima, causano decisi effetti negativi sull’export verso la Russia (-36,6%).

“Dall’analisi dei dati del primo semestre, possiamo dire che l’export tiene, nonostante le conseguenze dello sconvolgimento economico e sociale causato dalla pandemia e dal conflitto Russia-Ucraina – commenta Carlo Battistini, presidente della Camera di commercio della Romagna –. Per quanto riguarda lo scenario generale, è caratterizzato quindi da un’alta inflazione che, dopo oltre tre decenni è tornata a essere una variabile in grado di condizionare l’evoluzione dell’economia globale. Il rialzo dell’inflazione è dovuto, in larga parte, al rincaro dei beni energetici e delle materie prime in genere, che determina un aumento dei prezzi dei beni e, di conseguenza, un incremento del valore delle esportazioni. A questo si affianca il deprezzamento dell'euro, dovuto sia all'elevata inflazione, sia all'innalzamento dei tassi di interesse da parte della Federal Reserve statunitense, che ha fatto crescere l’apprezzamento del dollaro. Ciò aumenta il potere d’acquisto degli importatori extra-UE e rende i prodotti degli esportatori dell’UE più competitivi sul mercato internazionale. Per quanto riguarda le dinamiche dei territori di Forlì-Cesena e Rimini – prosegue Battistini – le nostre imprese dimostrano vitalità e dinamismo, nonostante le difficoltà contingenti, e si registra un incremento dell’export, sostenuto dalla ripresa della domanda estera, diretta conseguenza del rafforzamento del commercio mondiale. Nella nuova programmazione pluriennale, la Camera della Romagna dedicherà all'Internazionalizzazione del nostro tessuto produttivo una linea strategica e progettualità specifiche, che tengano conto degli input arrivati dalla consultazione pubblica appena conclusa e molto partecipata”.

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