rotate-mobile
Economia

L'ortofrutta si ritrova a Rimini, il ministro: "Segnali di ripresa". Ma preoccupano i costi di produzione

Patuanelli: "Grazie a Macfrut e al sistema fieristico riprende la grande voglia di mostrare le eccellenze della filiera agroalimentare italiana, un settore trainante per l’economia"

Macfrut è un bel segnale di ripresa di un settore strategico per l’Italia. Così il Ministro delle Politiche Agricole Stefano Patuanelli all’inaugurazione della 39esima edizione di Macfrut, Fiera internazionale dell’ortofrutta, in programma al Rimini Expo Center fino a venerdì prossimo (6 maggio). All’inaugurazione, oltre al ministro, sono intervenuti, la viceministra degli Affari Esteri Marina Sereni, il vicedirettore generale della Fao Maurizio Martina, le ministre Rebecca Alitwala Kadaga Ministra per le politiche comunitarie dell’Uganda e Gourouza Magagi Salmou ministra dell’Industria e imprenditoria del Niger. E ancora Roberto Luongo direttore generale di Ice-Agenzia, Luca Maestripieri direttore Aics (Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo, Renzo Piraccini Presidente di Macfrut, con le conclusioni affidate ad Alessio Mammi Assessore all’Agricoltura della Regione Emilia-Romagna.

Stefano Patuanelli Ministro delle Politiche Agricole: “Grazie a Macfrut e al sistema fieristico riprende la grande voglia di mostrare le eccellenze della filiera agroalimentare italiana, un settore trainante per l’economia del nostro Paese che non si è mai fermato nemmeno durante i periodi più bui della pandemia, mantenendo cibo sicuro sugli scaffali dei nostri supermercati. Il primo applauso è per chi oggi continua a mettersi in gioco e ha voglia di investire per il nostro Paese. Abbiamo tante sfide davanti, abbiamo numeri che ci dicono che stavamo uscendo molto bene da anni difficili ma questa assurda guerra ci rimette al centro criticità che speravamo fossero superate dopo la pandemia: una crisi che introduce elementi distorsivi dei mercati, aumenti dei costi di materie prime ed energia, che mette a rischio la capacità di investimento degli imprenditori agricoli italiani. La capacità di investimento oggi è la prima cosa che dobbiamo difendere, la grande domanda a cui dobbiamo rispondere è: ‘come facciamo a produrre cibo per 10 miliardi di persone senza impattare sull’ambiente, garantendo a tutte le popolazioni del mondo un accesso sicuro al cibo?’ Oggi l’Europa deve unirsi per affrontare questa crisi perché a questa domanda si risponde con l’innovazione e quindi con la capacità di investimento".

E aggiunge: "L’innovazione sarà il faro che ci guiderà verso un’agricoltura diversa. E l’imprenditore non ha possibilità di investire se non con una semplificazione normativa, accesso al credito garantito e la risoluzione di problemi strutturali del settore. Sul tema dell’acqua bisogna continuare ad investire per sfruttare di più l’acqua piovana e realizzare infrastrutture per l’agricoltura, contrastando anche il grosso problema della siccità. Non è pensabile che un imprenditore che ha 10 ettari abbia il suo drone o alte tecnologie, dobbiamo creare servizi condivisi attraverso consorzi e associazioni di categoria. Poi c’è il tema dell’Africa: non è accettabile che una crisi internazionale come questa, che mette in difficoltà le nostre economie, porti una parte del mondo in difficoltà e che la condanni a una povertà assoluta. L’Europa non può non porsi questo problema. La Fao se ne sta già occupando, ma tutti dobbiamo aiutare i Paesi che oggi vivono queste difficoltà per principi di umanità. Insieme dobbiamo fare sforzi e stare vicini a chi non può mangiare".

Renzo Piraccini presidente di Macfrut: “Nonostante il clima di grande incertezza e le tensioni internazionali conseguenti alla guerra in Ucraina, questo Macfrut si apre nel segno dell’ottimismo. Prima di tutto per quanto riguarda i numeri della manifestazione, che pur tenendosi dopo solo 8 mesi da quella precedente vede un ritorno alla normalità, con una superficie espositiva lorda di 40.000 mq con 830 espositori di cui il 28% esteri. Ma ottimismo anche per quanto riguarda il settore ortofrutticolo che ha chiuso il 2021 con la cifra record di 5,5 miliardi di euro di esportazioni (+ 6% sul 2020) e un saldo attivo della bilancia commerciale di oltre un miliardo di euro. Ma l’ottimismo riguarda anche una campagna commerciale che si apre finalmente sotto i migliori auspici, dopo due anni in cui le avversità atmosferiche e fitosanitarie hanno provocato gravi danni in molte aree produttive. In questi ultimi anni la Spagna ha superato l’Italia dal punto di vista produttivo e dell’export, ma se consideriamo l’intera filiera - dal comparto sementiero ai mezzi tecnici, dalle tecnologie di campo alle linee di confezionamento, dal packaging ai servizi – l’Italia è leader assoluta in Europa. Ed è proprio questa la caratteristica che abbiamo voluto dare a Macfrut: una fiera rappresentativa di tutti gli anelli della filiera ortofrutticola”.

Viceministra degli Affari Esteri Marina Sereni: “Questa manifestazione va molto oltre il settore ortofrutticolo in senso stretto perché affronta tematiche trasversali molto importanti, dalla smart agricolture ai sistemi di precisione e sistemi di irrigazione, attraverso il ricorso alle nuove tecnologie. L’Africa occupa una posizione prioritaria nell’agenda strategica dell’Italia, nella cooperazione e nello sviluppo. Insieme Italia, Europa e Africa rappresentano un’unica area, una sorta di continente verticale che ci vede esposti alle stesse sfide e minacce, ma che allo stesso tempo ci vede esposti anche alle comuni opportunità. In merito alle sfide comuni è necessario citare il cambiamento climatico, promozione della transizione energetica e sviluppo sostenibile. Tra le sfide comuni c’è quello della sicurezza alimentare, storico pilastro della cooperazione. L’attenzione verso il continente africano è molto alta, può svolgere un ruolo trainante. Creare benessere per le persone è il nostro obiettivo attraverso la modernizzazione e l’internazionalizzazione. Se cresce l’Africa cresciamo anche noi”.

Maurizio Martina, vicedirettore generale della Fao: “Davanti a noi abbiamo una dinamica di globalizzazione selettiva e il rapporto con l’Africa in questo senso è strategico. Sono felice che questa fiera rafforzi sempre di più questo spirito di partenariato e cooperazione. Siamo nel pieno di una crisi energetica che aumenta vertiginosamente i costi di produzione delle imprese agricole e il modo di fare agricoltura si sta stravolgendo: nessuno si può sentire al riparo. L’innovazione deve essere al servizio di tutti. Stiamo cercando di comporre faticosamente questo puzzle di energie che devono lavorare insieme: questa fiera è un’occasione formidabile per mettere a fattor comune l’esperienza. A Macfrut si fa business ma anche cooperazione”.

Roberto Luongo, direttore generale Ice: “Il nostro obiettivo strategico nel prossimo triennio è quello di fare di Macfrut la vetrina più importante a livello Europeo. Per il sistema Italia il Macfrut deve diventare l'evento europeo e mondiale su cui fare convergere tutti gli operatori del settore ortofrutticolo. Una vetrina per il sistema Italia per presentarsi al mondo attraverso eccellenze, know how e testimonianze dirette di aziende e operatori che sono un importante e qualitativo tassello del made in Italy di qualità”.

Luca Maestripieri, Direttore Aics, Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo. “Aics ha sempre creduto in questa fiera, e oggi vista l'ottima risposta avuta dagli operatori, molti dei quali extra nazionali con cui già operiamo, ci conforta. Quest'anno il tema è anche quello dell'Africa, Continente nel quale siamo presenti con 9 sedi, e presto ne apriremo un'altra in Nigeria”.

Alessio Mammi assessore all’Agricoltura della Regione Emilia-Romagna: “Macfrut è un grande evento e un grande patrimonio del Paese in cui si incontrano i protagonisti della filiera ortofrutticola nazionale. Le aziende del nostro territorio hanno attraversato momenti difficili in questi ultimi anni, e hanno saputo intraprendere percorsi virtuosi di crescita, sviluppo ed ecosostenibilità garantendo cibo sicuro e di qualità. Due anni prolungati che hanno cambiato il sistema di vita delle persone e messo in evidenza che salute e cibo vengono comunque al primo posto nelle scelte individuali. La pandemia non ha fermato l'agroalimentare, un settore che ha saputo reggere e sostenere le famiglie. Già nel 2020 la produzione agricola dell'Emilia Romagna aveva segnato un +8% raggiungendo un valore della produzione di 4,5 miliardi di euro, con crescita dell'occupazione, con 82mila posti di lavoro in più, circa il 13% in più rispetto al 2019 e le stime di quest'anno ci dicono che il trend non cambia ma anzi sembra cresca ancora in tutti gli ambiti appena detti. Le sfide che i nostri agricoltori dovranno affrontare sono tante e difficili per questo, come istituzione, noi non ci tireremo indietro e faremo la nostra parte, ma serve un'Europa più forte. L'Emilia Romagna sta sostenendo le aziende con investimenti, procedure di semplificazione burocratica e con il sostegno al mondo agricolo. Il cibo è non solo nutrimento ed economia ma è anche cultura. L'Emilia Romagna ha 44 prodotti Dop e Igp di cui molti provengono dall'ortofrutta, e il nostro impegno è quello di promuovere il valore della differenza e del rapporto con i territori, e il macFrut ne è testimone autentico e virtuoso”.

L'avicoltura soffre i costi di produzione

Il settore avicolo è tra quelli più colpiti dall’impennata dei costi di produzione. Pesano sul comparto non solo i rincari energetici ma anche quelli delle materie prime destinate all’alimentazione animale. Secondo l’indice Ismea dei mezzi correnti di produzione, nei primi tre mesi del 2022 sono stati registrati complessivamente aumenti degli input produttivi del +21,1% per la carne avicola e del 50% per le uova. La razione animale è la voce di costo che pesa di più sui bilanci aziendali (circa il 60% del totale dei costi che gravano sugli allevamenti di polli e galline ovaiole), e che sta registrando gli aumenti più significativi con un +33% nel primo trimestre di quest’anno e un ulteriore balzo del 40% ad aprile su base annua, a causa delle perduranti tensioni sui listini internazionali di mais, soia orzo.

Mentre per il segmento delle carni l’inasprimento dei costi di produzione si sta gradualmente trasferendo sui prezzi di vendita lungo le varie fasi della filiera sino al consumo finale, grazie a una domanda comunque dinamica e interessata, appare al momento più delicata la situazione delle uova, i cui acquisti dopo i brillanti risultati ottenuti durante il lockdown della prima ondata pandemica, stanno vivendo una fase di stallo, in presenza di prezzi insufficienti a garantire un’adeguata marginalità. 

Più nel dettaglio, le carni avicole hanno beneficiato negli ultimi 5 anni di un aumento degli acquisti del 9% in quantità e del 19% in valore, mostrando una dinamica molto più favorevole rispetto al comparto delle carni nel loro complesso e un crescente orientamento verso prodotti a maggior valore aggiunto. Nel primo trimestre dell’anno, in risposta all’evidente incremento dei prezzi medi (+15% rispetto al 2021, +19% rispetto al 2019), la domanda al consumo ha mostrato i primi segnali di cedimento, riallenandosi ai volumi pre-pandemia, in presenza di una spesa più alta del 4% rispetto ai primi tre mesi del 2021.

Gli acquisti di uova, dopo un quinquennio molto positivo con una crescita della spesa di quasi il 20% e un maggiore orientamento dell’offerta e della domanda verso le tipologie bio e allevate a terra, hanno accusato nel 2021 una battuta d’arresto perdendo circa il 10%  sia a volume che a valore. Una tendenza flessiva che sta proseguendo anche nei primi tre mesi dell’anno in corso ( -9% in volume e -6,8% in valore). 

"L’avicoltura sta fronteggiando un forte inasprimento dei costi di produzione, sui quali pesa in particolare il capitolo della mangimistica, esposto alla fiammata senza precedenti delle quotazioni internazionali delle materie prime agricole, mais e soia in primis – commenta Fabio del Bravo illustrando lo studio Ismea  al convegno che ha aperto il Poultry Forum al Rimini expo center -. Tensioni che hanno origine da fenomeni congiunturali antecedenti alla guerra e la cui escalation con il protrarsi delle ostilità appare più che altro legata a una componente di natura speculativa, se si guardano con attenzione i dati. Le circa 800 mila tonnellate di mais importate in Italia dall’Ucraina, pur rappresentando il 15% dei nostri approvvigionamenti esteri, assumono una dimensione del tutto marginale rispetto allo scenario globale. Il peso del mais ucraino nella produzione e nel commercio mondiale non è che di pochi decimali e centesimi sopra lo zero (0,4% delle forniture 0,07% della produzione). Ad esclusione dell’olio girasole, non sembra quindi sussistere al momento un reale problema di indisponibilità della materia prima, ma chiaramente tutto dipenderà dall’evoluzione dei prossimi raccolti mondiali dei cereali. Con una produzione nella norma, come indicano le attuali stime più accreditate, il mercato è destinato pertanto a riequilibrarsi”.

L’importante diminuzione dei consumi del 2021 è in gran parte dovuta al confronto con l’aumento registrato nel 2020 dove in totale lockdown i consumi domestici di uova sono schizzati unitamente alle farine, lieviti, ed altre categorie di preparazioni domestiche – precisa il direttore di Assoavi Stefano Gagliardi commentando lo studio -  Se invece andiamo a confrontare i dati del  2021 con il 2019, eliminando il 2020, leggiamo addirittura una lieve crescita di volumi (+1,9% ) dovuti ad un volume stabile nella GDO (Iper/Super/Lib Serv.) e ad una crescita nei Discount. Questo conferma una curva di lungo periodo della categoria uova. Se andiamo ad analizzare (sempre GDO+Discount) i primi 3 mesi 2022 con gli stessi del 2021 leggiamo un calo inferiore del 4/5 %. Questo si spiega osservando una ripresa importante, a pari periodo, del fuori casa (trasversale in tutte le categorie alimentari) che pur non tornando ancora ai livelli pre-pandemia sta segnando risalite importati a testimonianza. Purtroppo nel  2022 l’ aumento dei costi ( energia, trasporti e in particolare dei cereali che costituiscono circa il 65% del costo del prodotto finito) dovuti sia all’accaparramento operato dalla Cina che dall'impatto del conflitto Russia - Ucraina, sta generando una situazione difficile per le imprese agricole”.

Per Lara Sanfrancesco, direttore di Unaitalia: "I dati della ricerca Ismea confermano il primato delle carni avicole tra i consumi degli italiani nel 2021 e l’autosufficienza del comparto, con un tasso di approvvigionamento al 108,8%. Ma l'attualità ci impone di guardare al futuro con prudenza e attenzione: l’avicoltura rimane tra i settori più colpiti dalla crescita dei prezzi di produzione nel 2022, con un + 21% , e con rincari dei mangimi arrivati al +40% ad aprile su base annua. Il combinato disposto tra rincaro dei costi di produzione e la contrazione degli acquisti domestici a volume, che in un trimestre hanno azzerato gli ottimi risultati degli ultimi 2 anni, mettono a serio rischio la marginalità delle nostre imprese e l’autosufficienza del settore in un contesto incerto come quello attuale. Auspichiamo una maggiore attenzione da parte delle istituzioni per salvaguardare un comparto fiore all’occhiello della zootecnia italiana e 100% made in Italy. Un fattore, quello dell’italianità, che rimane, assieme alla marca, il driver di acquisto principale per il consumatore, con il 66% dei consumatori che presta attenzione all’origine del prodotto".

In Evidenza

Potrebbe interessarti

L'ortofrutta si ritrova a Rimini, il ministro: "Segnali di ripresa". Ma preoccupano i costi di produzione

RiminiToday è in caricamento