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Riforma Fornero ed occupazione, Cna: "Siamo preoccupati"

Interverranno ad un incontro promosso lunedì alle 18 da Cna esperti con l'obiettivo di illustrare gli elementi essenziali della normativa e rispondere ai quesiti delle imprese su casi specifici

La Riforma Fornero, introduce molteplici e significativi cambiamenti nell’ambito della contrattualistica del lavoro. In particolare, sono previste importanti modifiche in relazione alla flessibilità in entrata, cioè alle varie tipologie contrattuali possibili, come ad esempio i contratti a tempo determinato, i contratti di lavoro intermittente, il lavoro accessorio, i contratti di collaborazione a progetto, i contratti di associazione in partecipazione e le partite Iva.

Interverranno ad un incontro promosso lunedì alle 18 da Cna esperti con l’obiettivo di illustrare gli elementi essenziali della normativa e rispondere ai quesiti delle imprese su casi specifici. Saranno presenti Alessandro Rapone, responsbaile CNA Industria-Produzione, Andrea Bergamini, Consulente CNA - Interpreta, e Marco Roncoroni, Consulente del Lavoro CNA Rimini

Nel seminario informativo ci si concentrerà in particolare sul tema dei contratti di lavoro, che al momento risulta quello di maggiore interesse per le imprese, le quali sono nella necessità di comprendere come regolare al meglio i rapporti con le risorse umane a disposizione. "Come CNA - sottolinea l'associazione - siamo preoccupati, perchè vediamo restringersi di molto gli spazi di flessibilità contrattuale in entrata a disposizione delle imprese, per di più in una fase economica recessiva, in cui non  le dinamiche di mercato non consentono di pianificare il lavoro".

"Una delle novità principali della legge infatti prevede che i contratti a termine in scadenza debbano essere rinnovati solo dopo un certo lasso di tempo (60 giorni per i contratti inferiori ai 6 mesi, addirittura 90 giorni per quelli superiori ai 6 mesi), oppure trasformati in contratti a tempo indeterminato - evidenzia Cna -. Questo potrebbe implicare che le imprese, spaventate dall'aggravio di costi in un contesto economico pessimo, rinuncino del tutto a rinnovare i contratti: la conseguenza sarebbe purtroppo solo un aumento della disoccupazione, già oggi abbondantemente oltre il livello di guardia".

"Insomma, quello che la legge di positivo prevede e che in una congiuntura economica positiva o stabile sarebbe stato ottimale, cioè la stabilizzazione del lavoro e la riduzione dell'abuso di contratti che implicano lavoro precario, per paradosso potrebbe produrre, in questa drammatica fase economica, un aumento della precarietà o peggio, del lavoro sommerso - aggiunge l'associazone -. Il nostro lavoro di consulenti delle imprese, come CNA, è di consigliare come utilizzare gli strumenti che la legge mette a disposizione, optando per quelli più in sintonia con le esigenze aziendali, sempre comunque sottolineando l'importanza della legalità come base comportamentale e la valorizzazione delle risorse umane.

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