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Economia

Accesso al credito, "Rimini commercio due” attacca le cooperative di garanzia collettiva fidi

A puntare il dito contro le cooperative di garanzia collettiva fidi è Alberto Fabbri, presidente della cooperativa di negozianti Rimini Commercio Due

In uno scenario economico critico l’accesso al credito è diventato sempre più complesso e proibitivo. A puntare il dito contro le cooperative di garanzia collettiva fidi è Alberto Fabbri, presidente della cooperativa di negozianti Rimini Commercio Due. «Le cooperative fidi furono costituite per dare agli imprenditori un’altra possibilità per ottenere più agevolmente prestiti - premette -, ma con il tempo la loro mission iniziale è andata perduta. Il loro scopo è diventato quello di accantonare milioni. I fondi non vengono più messi nella casella “rischi” - commenta Fabbri -, non sono resi disponibili per chi ne ha bisogno secondo la finalità per le quali le cooperative fidi erano nate».

Da banche e cooperative fidi è sempre più difficile ottenere finanziamenti. «Le delibere dei prestiti devono passare attraverso l’approvazione di due consigli (banca e cooperativa fidi). Una burocrazia sempre più pesante, con il risultato che alla fine agli imprenditori nessuno dà soldi. A questo punto a chi si devono rivolgere?».

Dal Presidente della cooperativa nata da una costola dell'Associazione commercianti centro storico, che riunisce un centinaio di operatori, arriva la provocazione. «Rimarrebbe a questo punto solo il mercato dell’usura, che applica tassi “feroci”, nel quale ci sono persone che sono disposte a rischiare e a concedere prestiti, scommettendo sulla solvibilità del richiedente». Ma non dovrebbe essere così: «Intervengano le Istituzioni per facilitare l’accesso al credito e per contenere al ribasso i tassi di interesse».

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