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"Manca lavoro e liquidità, ma anche opere ferme": in 200 da Rimini a Roma per lo sciopero del settore delle costruzioni

I cantieri edili, le fabbriche del legno, le cave e le fornaci si fermeranno venerdì per lo sciopero generale che coinvolgerà tutti i settori dell'intera filiera delle costruzioni e non solo.

Circa 200 lavoratori e disoccupati del territorio della provincia di Rimini del settore partiranno con diversi bus destinazione Roma per manifestare in piazza del Popolo a sostegno delle proposte dei sindacati di categoria delle costruzioni di Cgil, Cisl e Uil. I cantieri edili, le fabbriche del legno, le cave e le fornaci si fermeranno venerdì per lo sciopero generale che coinvolgerà tutti i settori dell'intera filiera delle costruzioni e non solo.

"Per rilanciare il nostro Paese serve una seria politica industriale, in grado di fare ripartire l'intera filiera dell’edilizia - esordiscono i segretari generali di Fillea Cgil, Filca Cisl, Feneal UIL di Rimini, Renzo Crociati, Roberto Casanova e Francesco Lorusso -. Vogliamo affrontare questo tema per dare una risposta agli oltre 3.300 edili che hanno perso il lavoro a livello locale e a tanti che rischiano di perderlo. Siamo passati dai 7.000 addetti del 2018 ai 3.700 attuali. Un territorio che ha visto in 10 anni ridurre le ore lavorate nel settore edile da 6 milioni a 3 milioni dell’ultimo anno".

"Una crisi da mancanza di lavoro e di liquidità che continua a colpire anche le aziende locali - viene rimarcato -. Ne è un esempio la crisi finanziaria della cooperativa Cmc di Ravenna impegnata nel consorzio di imprese che lavorano nel cantiere del PSBO di piazzale Kennedy a Rimini, difficoltà economiche  che hanno investito anche aziende a lei collegate, come la Società Adriatica impianti e cave con sede a  Santarcangelo che la settimana scorsa ha presentato concordato con riserva. Lo stesso settore del legno purtroppo non è da meno. Proprio la settimana scorsa abbiamo siglato un accordo di cassa straordinaria per cessazione di attività alla Comeca, azienda leader del settore delle porte".

"Intanto anche in Emilia Romagna il Governo ha deciso di fermare opere che si era già deciso di realizzare, bloccando di fatto la crescita e a scapito dell’occupazione - proseguono i segretari -. Al contrario, sarebbe necessario, per esempio, promuovere un grande piano di messa in sicurezza del territorio dal rischio sismico. Un’emergenza che riguarda anche i Comuni del nostro territorio essendo classificati come zona sismica di medio rischio. Inoltre, nel nostro territorio si sarebbero già dovuti cantierizzare importanti interventi  come quelli previsti nel Bando periferie o sulla Statale 16 che a causa di ritardi inconcepibili da parte del Ministero competente non si sa quando partiranno. Infine siamo fortemente preoccupati dalla recente modifica del Codice degli Appalti nazionale che prevede che si aumentino le soglie per procedere all’affidamento dei lavori senza gara, con il rischio di incrementare la corruzione. Anche per questi motivi tanti lavoratori delle aziende del territorio saranno “in trasferta” a Roma per chiedere lavoro e sviluppo, con la consapevolezza che se non riparte il settore delle costruzioni non ripartirà il Paese".

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