rotate-mobile
Economia

Settore avicolo e delle uova. "Le filiere sono sotto attacco, rischio per i prodotti italiani di qualità"

Una campagna promozionale istituzionale in difesa del prodotto avicolo italiano: è la principale richiesta che è stata avanzata dal settore economico delle carni bianche e delle uova al presidente della commissione Agricoltura della Camera

Una campagna promozionale istituzionale in difesa del prodotto avicolo italiano: è la principale richiesta che è stata avanzata dal settore economico delle carni bianche e delle uova al presidente della commissione Agricoltura della Camera dei Deputati Mirco Carloni,che è arrivato lunedì mattina nella sala contrattazioni del mercato avicunicolo di Forlì.

La Romagna è tradizionalmente un grande polo dell'allevamento avicolo, un comparto diretto che sviluppa affari per 6 miliardi di euro in Italia, di cui 1,5 solo per le uova (si stimano in centomila i posti di lavoro diretti). Il nostro territorio pesa per 40% per quanto riguarda le carni e per il 20% per le uova. Con l'insediamento del nuovo governo, spiega il deputato della Lega Jacopo Morrone, che ha accompagnato Carloni, “gli imprenditori del settore devono avere un rapporto con Roma e le istituzioni – dice -, in particolare questo territorio che è il distretto industriale dell'avicunicolo”.

CASO VALMARECCHIA - No all'allevamento di polli. "Danni alla salute e all'ambiente"

Diversi i temi sul tappeto: dalla sostenibilità ambientale al benessere animale, fino ai regolamenti europei, passando da quelli attuali degli alti costi energetici e delle materie prime. Il settore si ritroverà il 3-5 maggio in occasione di Fieravicola, la tradizionale fiera B2B che si teneva a Forlì e che ora è stata spostata ai padiglioni di Rimini, e che “vedrà la presenza di tutte le aziende italiane”, spiega il direttore di Assoavi Stefano Gagliardi.

Ma il problema maggiore di oggi – continua Gagliardi - “è comunicare la qualità delle produzioni italiane, che sono realtà molto diverse da 30-40 anni fa”. Invece le filiere italiane “oggi sono sotto attacco, in modo del tutto ingiustificato”, sempre Gagliardi. “Dobbiamo comunicare questi valori e una pura attività di marketing delle sole aziende pare non bastare”, gli fa eco il presidente di Assoavi Gianluca Bagnara, che chiama in causa la necessità di una comunicazione istituzionale del settore.

Bagnara mette poi in guardia anche dai rischi che arrivano dalla regolamentazione europea: “I Paesi del Nord Europa prevedono di tagliare del 30-50% la loro zootecnia perché l'hanno resa una commodity di scarso valore e non riescono più a internalizzare i processi. Bisogna collaborare con il governo affinché il loro problema non diventi il problema di tutti in Europa, e i loro tagli i tagli di tutti, dato che l'Italia ha la sua autosufficienza e produzioni di alta qualità”.

A tutti i quesiti risponde Carloni: “Ribadisco la vicinanza della politica, della Lega e di tutto il centro-destra a questo settore. Il ministero, ora, fin dal suo nome rivendica la sovranità alimentare, che è l'unica che abbiamo. Non dobbiamo dismettere allevamenti, come si sta pensando in Germania, ma aiutare a rendere sostenibili i processi produttivi, mediando con la sostenibilità economica. L'obiettivo è la sostenibilità ambientale, ma senza ipocrisia: nel processo di produzione si procura la morte dell'animale, mentre c'è un filone seguito da chi contrasta a prescindere quest'aspetto”. E su questo interviene Morrone: “Ognuno può seguire il proprio stile di vita, ma senza che quelli che magari l'abbiano cambiato ieri, debbano imporre il loro e denigrare chi ne segue un altro, che prevede anche l'alimentazione animale”.

L'effetto di questa ritenuta denigrazione - “che arriva principalmente da alcuni giornalisti”, attacca Carloni - “può portare a far sì che sia più conveniente portare le produzioni all'estero, col rischio poi che non si sappia neanche cosa arriva a tavola, mentre la produzione italiana è garanzia di qualità – spiegano Gagliardi e Bagnara -. Per esempio l'Italia è l'unico Paese che non mette controllori e controllati sotto lo stesso ministero, essendo il servizio veterinario dipendente dal Ministero della Sanità e non da quello dell'Agricoltura; in Italia sono in servizio 6.000 veterinari per i controlli contro i 600 degli altri grandi Paesi, con controlli dieci volte più presenti”. E concludono: “Siamo per il libero mercato, ma da anni chiediamo reciprocità sulle regole riguardanti le produzioni che non ci viene data perché il prodotto italiano è di qualità superiore".

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Settore avicolo e delle uova. "Le filiere sono sotto attacco, rischio per i prodotti italiani di qualità"

RiminiToday è in caricamento