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Settore ortofrutticolo in difficoltà: "Gli aumenti di produzione non scaricati sui consumatori finali"

L'allarme del presidente del Caar Gianni Indino: "Le aziende stanno stringendo i denti, ma purtroppo i recenti provvedimenti varati dal governo non sono risolutivi”

La cosa verso l’alto delle materie prime e dell’energia mette a rischio la produzione agricola e le ripercussioni arrivano anche sui consumatori finali alle prese con gli aumenti diffusi e vertiginosi dei prezzi di frutta e ortaggi. “Anche il settore ortofrutticolo rischia di essere messo al tappeto dall’energia che costa troppo. Dentro al CAAR – spiega il presidente del Centro Agro Alimentare Riminese, Gianni Indino - aumenta la preoccupazione tra gli operatori: preoccupazione per i costi, ma anche il timore che tra gli effetti dei rincari possa esserci la contrazione della domanda. Oltre all’energia elettrica raddoppiata e al gasolio con prezzi lievitati già da un paio di mesi, arriva anche l’aumento delle materie prime e dei fertilizzanti, schizzati in poco tempo a +140%. Ad essere in difficoltà non sono solamente i rivenditori al dettaglio, ma anche i grossisti che vedono arrivare bollette esorbitanti per alimentare le celle frigorifere, indispensabili per mantenere la catena del freddo e la buona conservazione dei prodotti. Così come si prevede un forte aumento del prezzo degli imballaggi calcolato in 30 euro in più a trasporto e in 5 euro a pedana: costi che, per chi consegna, diventano insostenibili. Ma a fare paura in questo contesto sono anche l’inflazione e il caro bollette, che potrebbero portare ad una contrazione della domanda determinando minori acquisti e merce invenduta".

"Ad onore del vero però - sottolinea Indino - i rialzi dei prezzi dei prodotti alimentari al dettaglio e all’ingrosso di questo periodo non possono essere imputati a queste dinamiche, almeno per il momento. Dall’osservatorio di Italmercati, la rete nazionale dei mercati ortofrutticoli che rappresenta 18 strutture e 2.500 aziende, risulta che c’è stato un aumento dei costi di produzione, ma anche che questi non sono stati scaricati sui prezzi perché siamo in una situazione di consumi molto deboli e tutti stanno usando la leva del prezzo con molta cautela. Credo che ci sia stata un po’ di confusione tra aumenti di prezzo dovuti a fattori climatici che hanno comportato una minore produzione ripercuotendosi fisiologicamente sui prezzi e gli aumenti dovuti a produzione e logistica che non sono stati scaricati sul consumatore. In questa fase la filiera e in particolare i mercati all’ingrosso stanno soffrendo e riducendo i margini: gli operatori sono in grande difficoltà, ma prima di alzare l’indice serve guardare da vicino cosa accade all’interno dei mercati, che sono i migliori termometri in grado di dirci effettivamente come vanno le cose. Le aziende stanno stringendo i denti, ma purtroppo i recenti provvedimenti varati dal governo e i contenuti nel Decreto Sostegni per calmierare il caro bollette, non sono sufficienti e risolutivi”.

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