A Misano l'ottava edizione di "Ritratti d'autore"
Parte venerdì 6 marzo, sotto la sapiente regia di Gustavo Cecchini, l'ottava edizione di RITRATTI D'AUTORE – letture e commenti ad alta voce, sei imperdibili appuntamenti dove protagonisti saranno i personaggi, le storie, gli intrecci, le parole, le frasi, le emozioni. Un appuntamento divenuto negli anni, tra i più seguito non solo sul territorio ma anche a livello regionale. Lo dimostra l’enorme successo di ogni appuntamento che registra costantemente il tutto esaurito.
“Non ci sono più parole potenti, lamentava Elias Canetti in “La Provincia dell'uomo” – spiega Gustavo Cecchini - Noi invece vogliamo dare voce alle parole potenti attraverso la rilettura dei grandi classici del pensiero. Questo è Ritratti d'autore: incontri di parole per condividere idee. Italo Calvino ha scritto: “perchè leggere i classici” spiegando tra le altre cose che un classico è un libro che non ha mai finito di dire quello che ha da dire. Ma il tempo per leggere oggi, purtroppo è assediato, è residuale e allora, “Ritratti d'autore” è un'occasione per colmare questa lacuna, per far entrare queste pagine nella nostra Biblioteca interiore”.
Questo il calendario degli appuntamenti:
Apre, venerdì 6 marzo, il teologo VITO MANCUSO che rilegge i Pensieri di Marco Aurelio. Il capolavoro dell'Imperatore Filosofo sono riflessioni morali, rivolte a sé medesimo, miranti a rendere l'animo imperturbabile e tranquillo, rinchiuso in una sorta di cittadella interiore, al riparo dagli agenti esterni (gli eventi del fato) e interni (le passioni), che sono sempre causa di sofferenza e turbamento se non vengono disciplinati dalla ragione egemonica, che deve ridurli al rango di indifferenti. Solo così è possibile raggiungere la tranquillità interiore nell'accettazione del destino, unica salvezza a portata di mano con le sole forze della ragione.
Il venerdì successivo, 13 marzo, è di scena QUIRINO PRINCIPE con Dracula di Bram Stoker. Fin dal suo primo apparire Dracula ha fornito l'archetipo alle numerose storie di vampiri che si sono succedute nella letteratura e nel cinema. Dracula spaventa e allo stesso tempo attrae perché rappresenta il desiderio ipnotico del potere assoluto, la minaccia e la promessa di una vita libera dalla morte, dalla norma, dalla morale. Alla giustizia Dracula preferisce la vendetta, al dovere il piacere, all'amore la lussuria. Se si dovessero appagare i suoi desideri insaziabili, l'intero sistema sociale andrebbe in frantumi, ma Dracula ricorda che si può, che si deve, essere qualcosa di diverso dallo schiavo, dalla pecora mandata al macello insieme alle altre, tutte lì, in fila, con le facce pallide. La sua, di faccia, è rabbiosa, superba, terrificante, ma è quella in cui è più facile, infinitamente più facile, specchiarsi.
Venerdì 20 marzo salirà sul palco dell'Astra il filosofo UMBERTO CURI con EDIPO RE di Sofocle.
Tragedia del potere, perché cronaca della destituzione d'un capo, tragedia della politica, perché analisi del conflitto tra poteri, l'Edipo re è un'opera teatrale che recide definitivamente i suoi legami con tutte le illusioni della tradizione (il mito, il rito) per farsi "opera di denuncia": sono i sussurri e le grida di una comunità che divora sé stessa, sotto un cielo senza dèi, su una terra maledetta.
Sarà il semiologo riminese PAOLO FABBRI a introdurre, venerdì 27 marzo, FRAMMENTI DI UN DISCORSO AMOROSO di Roland Barthes.
Un vocabolario che comincia con un "abbraccio" e prosegue con "cuore", "dedica", "incontro", "notte", e "piangere" in cui Barthes interviene con il suo sottile ingegno di linguista a collezionare tutti questi discorsi spuri in un unico soliloquio. Per il grande pensatore francese l'amore è un discorso sconvolgente ed egli lo ripercorre attraverso un glossario dove recupera i momenti della "sentimentalità", opposta alla "sessualità", traendoli dalla letteratura occidentale, da Platone a Goethe, dai mistici a Stendhal. Si realizza così un repertorio suffragato da calzanti riferimenti letterari e da obbligati riferimenti psicanalitici sul lessico in uso nell'iniziazione amorosa.
Il giovane filosofo DIEGO FUSARO, venerdì 3 Aprile, si concentrerà su Eros e civiltà, uno dei libri piú noti di Herbert Marcuse. E' qui che il filosofo francofortese, sviluppa le premesse della filosofia sociale di Freud, secondo cui civiltà e felicità sono incompatibili per un motivo profondo: il progresso è fondato sulla repressione degli istinti, cioè vive della rinuncia alla felicità, della sottomissione di Eros. Partendo dalle premesse freudiane, e tenendo conto dell'esperienza marxista, Marcuse si chiede se non sia lecito prospettare all'uomo la possibilità di una società non repressiva, nella quale all'ingannevole benessere del consumo faccia seguito la felicità dell'Eros ritrovato.
Chiude, venerdì 10 Aprile CARLO SINI con UMANO, TROPPO UMANO di F. Nietzsche. Quando Wagner cominciò a leggere "Umano, troppo umano" si infuriò. Dopo un certo numero di pagine abbandonò il libro "per non cancellare la bella impressione suggerita dalla Nascita della tragedia", disse. In effetti con quel libro Nietzsche osservò che lui e Wagner avevano metaforicamente incrociato le spade. Nel contempo altri amici di Nietzsche dissero di non riconoscervi più l'autore da loro amato: che cosa era successo? Come era possibile mutare così profondamente natura? Per esempio passare, con un salto all'indietro, dal romanticismo all'illuminismo? Ancora oggi restiamo stupiti dalla grande novità e rivoluzione innescata da quel libro: niente in Nietzsche fu più come prima, ma lo stesso possiamo forse dire della filosofia europea. Che cosa ancora ci provoca e ci chiama in questa denuncia nicciana dei limiti di ogni umanesimo e di ogni filosofia che pretenda incentrarsi sulle superstizioni del presente e di conformarvi la verità? In realtà, dopo 150 anni ogni tentativo di risposta è ancora attuale, se non in attesa nel nostro futuro.