Degender Fest: il festival queer della Riviera romagnola
Sabato 6 dicembre il centro sociale Grotta Rossa di Rimini ospiterà la terza edizione del Degender Fest, festival queer nato per promuovere una critica verso le tradizionali rappresentazioni dell’identità di genere e le categorie di orientamento sessuale con mostre, installazioni, presentazioni di libri, performance, proiezioni, concerti e djset. Il festival, divenuto un appuntamento fisso della scena queer indipendente italiana, è interamente autoprodotto. Il contributo all’ingresso è di 5 euro.
Torna a riempire gli spazi del Grotta Rossa di Rimini il Degender Fest, festival che riunisce ogni anno a Rimini alcuni dei nomi di punta della scena queer indipendente transnazionale. Un'occasione per ritrovarsi insieme, ricreare un contesto aperto e libero da schemi e favorire il dialogo tra differenti sperimentazioni artistiche che indagano i temi legati al corpo, all'identità e alle rappresentazioni di genere: dalla musica alla pittura passando per la letteratura, il cinema e le arti performative. Gli artisti chiamati a partecipare provengono dagli ambienti dell’attivismo queer italiano e internazionale, facendo convergere la propria arte con l’impegno politico sui temi della discriminazione sessuale e di genere, promuovendo un superamento delle politiche identitarie e favorendo la costruzione di un presente libero da stereotipi tramite la liberazione dei soggetti e dei loro corpi.
Che cosa significa queer?
“Queer" è un termine della lingua inglese che tradizionalmente significava "eccentrico", "insolito". Storicamente, il termine era un epiteto affibbiato in Inghilterra alle persone gay come offesa. Negli anni settanta è equivalente all'italiano "frocio" ma in Italia passa, proprio a partire da quegli anni, senza la connotazione negativa dell'equivalente italiano. Il passaggio si realizza infatti proprio lungo quelle correnti di pensiero che propongono una riappropriazione del termine. Si attesta nell'uso comune durante gli anni novanta.
In italiano si usa per indicare le persone il cui orientamento sessuale e/o identità di genere differisce da quello strettamente eterosessuale: un termine-ombrello, si potrebbe dire, per persone gay, lesbiche, bisessuali, transessuali, transgender e/o intersessuali. Non è un sinonimo di LGBT. Il termine queer nasce anche e soprattutto in contrapposizione agli stereotipi diffusi nell'ambiente gay.
"Queer" è un termine politico, spesso usato da coloro che sono politicamente attivi, da chi rifiuta con forza le tradizionali identità di genere, da chi rifiuta le categorie dell'orientamento sessuale come gay, lesbica, bisessuale ed eterosessuale, da chi si rappresenta e percepisce come oppresso dall'eteronormatività prevalente nella cultura e nella società e dalle persone eterosessuali le cui preferenze sessuali le rendono una minoranza (ad esempio chi pratica il BDSM o il bondage).
“Queer” ha a che fare con la libertà: alcune persone queer si identificano come tali perché sentono che ciò li potenzia nell'essere sé stesse, oltre le rigide limitazioni della tradizionale interpretazione binaria dell'orientamento sessuale (omo/etero/bi-sessuale) e dell'identità di genere (maschio/femmina). Essere queer significa decostruire tali etichette e le aspettative ad esse legate per abbracciare il fatto che la propria sessualità (identità, orientamento, scelta o preferenza che sia) è fluida e in divenire, può perciò cambiare nel tempo e differire dalla "norma" in uno o più modi.
Il programma del festival.
Ricco di appuntamenti già a partire dal pomeriggio, il programma prevede sia momenti di riflessione sia di intrattenimento. Si parte alle 18 con l’inaugurazione di tre mostre: saranno esposti i progetti fotografici di Luca Jacob e di Valentina Bianchi, insieme alle pitture di Irina Von Brota.
In mostra per la prima volta in Italia, l’ultimo progetto di Luca Jacob dal titolo "Kháos (È attraverso le leggi del caos che procede la natura)" ha l'obiettivo di creare una sorta di enciclopedia biocentrica nella quale l'essere umano, messo a nudo, viene contestualizzato in compagnia di altri terrestri (abitanti della Terra), suggerendo un equilibrio naturale nel quale tutti hanno la necessità e la volontà di vivere liberi secondo i propri istinti naturali. Luca Jacob è nato a Modena e vive attualmente a Berlino. Non si considera né fotografo né tanto meno artista. Il suo background è strettamente politico, provenendo dalla scena squat e anarchica ecologista. Vegan da 10 anni, prima del trasferimento a Berlino viveva nei colli sopra Bologna in una fattoria vegana dove, insieme ad altri amici e amiche, si occupava di salvare animali abbandonati, destinati ai macelli o ai laboratori di vivisezione e portando avanti tra le altre attività un discorso di autoproduzione alimentare. Negli ultimi anni ha deciso di unire la passione per la fotografia con il suo sentire politico per realizzare progetti fotografici di critica alla società. https://www.facebook.com/photographyLucaJacob
Valentina Bianchi nasce nel 1981 a Rimini e dopo la Laurea in Scienze Politiche a Bologna conseguita con una tesi in storia del pensiero politico contemporaneo "Arte, Politica, Società. La ricerca artistica nell'epoca della globalizzazione e il rapporto tra pratica artistica e attivismo politico", frequenta il corso di fotografia di scena dell'Accademia del Teatro alla Scala di Milano. Ha lavorato come fotografa e videomaker free-lance per diversi teatri milanesi, compagnie di danza e teatro contemporaneo, eventi, festival e riviste (Teatro i, CRT Centro di Ricerca per il Teatro, Teatro Litta; Paola Bianchi, Collettivo Cleancorner, Alias Compagnie, Motus, Accademia degli Artefatti; Santarcangelo40, Santarcangelo 41, Luoghi Comuni Festival, Short Formats, Ipercorpo, Drodesera Fies; Riders Magazine). Come fotografa di scena ha presto sentito la necessità di allargare i propri orizzonti iniziando a indagare in particolare il tema dell'identità. Al Degender Fest espone la mostra "Nina's Drag Queen School", il racconto della prima scuola per Drag Queen a Milano. Valentina ha iniziato a fotografare le Nina's Drag Queens nel novembre 2009 quando hanno avviato la prima scuola milanese per Drag Queens and Faux Queens al Teatro Ringhiera, sentendosi da subito testimone di un processo di trasformazione, dell'opportunità che ogni essere umano ha di essere altro da sé. Le Nina’s si riunivano nello scantinato, dove in tuta e tacchi a spillo insegnavano alle "nuove adepte" ad essere Donna, a cercare l'erotismo e la sensualità nascosti in ognuna di loro, aiutandole a tirarlo fuori nella maniera più dirompente possibile, senza timidezza. https://www.valentinabianchi.com/
Origini riminesi anche per Irina Von Brota, che si è diplomata in Pittura all'Accademia di Belle Arti di Bologna e in seguito ha continuato gli studi in Sound Design e Music Technology a Londra. La sua produzione include arte visiva e musica. Recentemente le sue opere pittoriche sono apparse nell'uscita "Violence" di Dandelion Journal, in collaborazione con Birkbeck University of London.
La pittura della Von Brota si basa sul collage. Utilizzando ritagli cartacei come frammenti e feticci del mondo in cui viviamo, crea mondi allucinatori e narrative caotiche in cui immagini reali e paesaggi visionari si incontrano. L'appropriazione di immagini, che è caratteristica implicita della pratica del collage, diventa un modo di riformulare il mondo visivo attraverso la decostruzione e ricombinazione degli elementi. Un processo che avviene attraverso un lavoro frenetico di campionamento, manipolazione e ri-assemblamento di pezzetti di immagini cartacee in cui la somma di parti disparate genera una visione a più strati, che riflette sulla nostra voracità per la distruzione e l'auto-celebrazione. Nel suo lavoro immagini contemporanee sono affiancate ad elementi che rimandano alla pittura europea classica, come le composizioni di Tintoretto e le battaglie di Paolo Uccello, in un dialogo che riflette sul lato oscuro dell'umanità, in cui immagini di violenza si mischiano a risate, orge e non-sense, in una parodia del patetico, comico, tragico ed epico allo stesso tempo, viaggio dell'umanità attraverso la storia e il tempo. https://irinavonbrota.com/
A partire dalle 18.00 sarà inoltre possibile interagire con l’installazione “Urus” delle milanesi Calembour. Formato da Laura Migliano e Giorgia Petri, il duo opera nel campo della new media art e delle arti visive. La loro ricerca indaga nuove modalità di coinvolgimento sensoriale nell'ambito dell'installazione interattiva, affinché emerga un punto d'incontro percettivo tra natura, essere umano e digitale. “Urus” è un'installazione interattiva che attraverso il contatto con l'acqua innesca un'interazione tra suono e video, agendo su entrambi simultaneamente. L'acqua, fonte di creazione primordiale degli esseri viventi e del loro sostentamento, è da sempre generatrice di immaginari simbolici. L'opera vuole restituire all'acqua la sua fecondità creativa, il suo potere generativo, attraverso un'installazione interattiva che agisce nella costruzione di un ambiente immersivo, all'interno del quale i suoni e le immagini contribuiscono a sollecitare l'intimo rapporto con la natura. In tal caso, il legame tra natura e arte non è mimetico né simulativo, quanto piuttosto sinestetico, nella tensione che innesca la congiunzione tra contatto, immagine e suono. https://www.facebook.com/pages/Calembour/808645129162900
Poco prima della cena vegan prevista per le ore 20.00, ci sarà la presentazione del libriccino di poesia e disegni “PescaraBabylon”, pubblicato a novembre 2014 dalla collana di editoria indipendente L'Isola. Presentato al Bilbolbul Festival 2014, questo piccolo oggetto d’arte mescola insieme le parole poetiche di Klaus Miser con le illustrazioni di MP5. https://www.mpcinque.com/
Alle 21.00 sarà poi presentato il libro "L'invisibile intersex. Storie di corpi medicalizzati” di Daniela Crocetti, con uno spazio aperto per il dibattito su questa tematica poco conosciuta. L’intersessualità – nota dal 2006 anche con il termine medico ‘disturbi della differenziazione sessuale’ (DSD) e in precedenza definita in modo inesatto come ermafroditismo e pseudo-ermafroditismo – si riferisce a sindromi legate allo sviluppo divergente del corpo declinato secondo il genere. Dopo averne esplorato la traiettoria medico-scientifica, il libro intende fare il punto sul trattamento medico delle persone intersessuali alla luce delle recenti critiche elaborate dai gruppi di pazienti a livello internazionale e soffermandosi in particolare sul significato sociale e personale che assume la diagnosi di DSD in Italia, facendo emergere la voce delle persone direttamente interessate. L’autrice, Daniela Crocetti, è italo-americana e lavora in Italia da dieci anni. Si occupa delle intersezioni fra la storia della medicina (e della scienza) e l’antropologia, in particolare di quelle fra i saperi scientifici, il corpo e la società. Collabora con l’Università di Bologna (dove ha conseguito il dottorato di ricerca in Scienza, Tecnologia e Studi Umanistici nel 2011) ed è docente del laboratorio su ‘Genere, Sessualità e il Corpo’. Fra le sue più recenti pubblicazioni: Queering the genitals: an operation useful for all (in «About Gender», vol. 1, n. 3, 2013); Hormone Replacement Therapy (in P. Whelehan and Anne Bolin (eds.), The Encyclopedia of Human Sexuality, Wiley-Blackwell, 2013).
Dopo il dibattito, alle 22.30 avrà inizio lo spettacolo teatrale “Devenir Perra – Cabaret Postporno” di Slavina, un assolo che combina elementi di stand up comedy, spoken word e burlesque femminista. Già presente al festival lo scorso anno con un laboratorio, Slavina è pornoattivista, scrittrice e creatrice multimediale. Nata a Roma come Silvia Corti nel 1977, diventa Slavina nel giro di un pugno di anni, quando inizia a girare il mondo, a lavorare come doppiatrice di film pornografici e a propagandare un modo assolutamente diverso di guardare al corpo e alla sensualità delle donne. La sua produzione è infatti incentrata sui nuovi immaginari legati al corpo, al genere e alla sessualità. Si muove tra Italia e Spagna organizzando eventi e laboratori di sperimentazione postpornografica, traducendo le autrici più radicali di lingua spagnola e promuovendo la dissidenza sessuale. https://malapecora.noblogs.org/
A seguire, il concerto di Maria Violenza, un pezzo importante del sincero underground. Il suo vero nome è Cristina, ma ormai tutti la chiamano Maria e a lei la cosa non dispiace affatto. Anche se da anni ormai ha lasciato la Sicilia per andare a vivere a Roma, rivede Palermo ogni giorno dentro di sé, coltivandola, amandola, odiandola, senza riuscire a staccarsi mai. Il progetto Maria Violenza nasce nel 2013, quando un amico le regalò una tastiera mezza scassata con cui incominciò a creare dei riff folk arabeggianti, tutto dentro casa per almeno un paio d’anni. Poi l’aggiunta di una drum machine su cui poter far girare questi riff, una loop station, la chitarra, pezzi di batteria e tanti effetti per voce e strumenti. Per ora ha all’attivo una cassetta per la My Own Private Records e uno split 12" con Gianni Giublena Rosa Croce (ossia il grande polistrumentista Stefano Isaia dei Movie Star Junkies), uscito grazie ad una collaborazione fra quattro etichette: NOFI Rec, Escape From Today, Lemming Rec, Brigadisco. In attesa dell’uscita del suo primo disco solista, continua a mietere concerti senza fermarsi mai. https://mariaviolenza.blogspot.it/
A intervallare il programma del dopocena ci saranno le incursioni performative di Sylvie Bovary che ci intratterrà lungo tutta la serata con il suo burlesque circense e bizzarro, ispirato ai sideshows di inizio secolo. Tatuatissima e coloratissima, Sylvie è una performer di grande inventiva e originalità. Un’artista decisamente unica nel suo genere, capace di ribaltare ogni nostra convinzione riguardo al burlesque. https://www.facebook.com/SylvieBovary
Dopo mezzanotte, la serata proseguirà con i djset di Lady Maru e del duo Bunny&Cat.
Lady Maru inizia a fare musica nel 1994 con una chitarra elettrica, delle percussioni giocattolo e un 4 piste. Ha suonato in gruppi post punk e no wave con strumenti elettronici, con cui ha realizzato e realizza tuttora dei tour. È stata sempre molto attiva anche nell'organizzione di concerti e serate, sia di musica di ricerca sia di musica ballabile. Dal 2003 è una dj attiva tutti i weekend soprattutto a Roma e in Italia, resident per Amigdala e per altre serate come U-Kabarett e Iconocasbah. Il suo suono spazia dalla deep techno alla deep house, preferendo tracce e producers occulti. È conosciuta più per i suoi djset energetici technosi ma, da qualche anno, produce anche tracce proprie, più in direzione deephouse con voci pitchate e armonie leggermente darkeggianti.
Bunny&Cat sono due matti selezionatori che amano tutto quello che è peluches e kawaii, shakerando musica pop, trash, pinky ed elettronica, senza risparmiare pezzi cult rispolverati per la serata.
Contemporaneamente alla musica, la saletta riservata al cinema vedrà la proiezione in loop di filmati postporno selezionati dal PornFilmFestival di Berlino, tra cui il film “Shutter”: un mosaico di brevi episodi densi di sessualità queer dove ogni sequenza, accuratamente messa in scena, è vibrante di tensione erotica. Presentato in anteprima assoluta in Italia, il film riflette lo spirito e la libertà della scena queer berlinese nel 2014. L’autrice, Goodyn Green, è una fotografa danese e una regista di queer porno che vive e lavora a Berlino. I suoi lavori sono già stati presentati alla prima edizione del festival riminese, che ha ospitato la mostra tratta dal suo progetto “The Catalog”: una raccolta di fotografie erotiche di donne queer dall'aspetto androgino. https://www.goodyngreen.com/
Per approfondimenti:
Evento Facebook: https://www.facebook.com/events/784432714936950/
Trailer: https://youtu.be/fvbq3HJyEWU
Tutte le info su: https://www.facebook.com/degenderfest