Panta rei "Tutto scorre" torna la rassegna filosofica a Misano
Dal 24 giugno all'8 luglio si svolgerà la rassegna Panta rei “Tutto scorre”, la quattordicesima edizione della rassegna della biblioteca illuminata prevede 4 incontri per riflettere sulla meditazione sul tempo. Gli incontri si terranno, alle 21, nel giardino della Biblioteca comunale di Misano Adriatico.
La rassegna apre giovedì 24 giugno con il teologo Vito Mancuso con l’incontro dal titolo “Il tempo tutto toglie e tutto dà”, espressione tratta dall’epistola dedicatoria del Candelaio di Giordano Bruno. Comunemente si è portati a considerare solo il togliere del tempo, il negativo della sua azione, la sua dimensione predatoria, il tempo come falce, come clessidra che scorre; anche la religione ripete, talora con fare intimidatorio: “Ricordati che devi morire”. La falce però è anche il simbolo del raccolto, dei frutti maturi, a significare che esiste una dimensione costruttiva del processo spazio-temporale: tutto quello che siamo, i nostri sentimenti e i nostri pensieri, e prima ancora il nostro corpo, noi lo dobbiamo al tempo e alla sua tessitura. L’arte del vivere consiste nell’andare a tempo con il ritmo del tempo.
Venerdì 25 giugno, il latinista Ivano Dionigi ci condurrà in una meditazione intitolata “C’era una volta il tempo”. La cultura classica è stata caratterizzata dalla visione ciclica del tempo e dall’assenza di speranza, a fronte della novità cristiana con il suo messaggio di speranza inserito in una visione lineare del tempo; la riflessione senecana – e ancor prima platonica – identificava il tempo con la meditatio vitae e soprattutto con la meditatio mortis; l’illuminismo e le varie ideologie infuturanti della modernità hanno sacrificato il presente sull’altare del futuro e dell’avvento dell’uomo nuovo; alla fine del secolo scorso si è giunti alla delusione cocente per il fallimento delle utopie e il ritorno alla dimensione del presente da vivere e possedere; ora ristagna l’insoddisfazione per un presente più subìto che vissuto, e soprattutto lo smarrimento e il disagio per la perdita della dimensione del tempo come memoria e come progetto: una dimensione sfrattata dalla signorìa dello spazio. Un deficit, quello del tempo e della storia, il cui prezzo maggiore è pagato dalle nuove generazioni che riducono la vita a unica proprietà dei viventi e non anche dei trapassati e dei nascituri.
Sabato 26 giugno sarà la volta del filosofo Umberto Galimberti con “Figure del tempo”. Che tempo misura l´orologio? Il tempo della natura, il tempo dell’uomo, il tempo di Dio? No, l’orologio misura un tempo che non ci riguarda come uomini, ma solo come funzionari di apparati tecnici o burocratici, i cui valori sono la funzionalità e l’efficienza. Anche il tempo libero è diventato un tempo coatto con cui ci affaccendiamo per ricostruirci ed essere pronti il lunedì a riprendere al meglio il nostro tempo alienato. Il tempo interiore, che è il tempo dell’anima che pensa, che sente, che riflette, che soffre, che ama senza limiti di tempo, è stato tutto bruciato dal tempo esteriore delle cose da "fare", a cui l´orologio, incalzante e ossessivo, assegna il suo tempo “senza qualità”. Si sono perse le tracce del tempo in cui si realizza il senso della vita, il tempo “escatologico”, perché la tecnica, contratta tra il recente passato e l’immediato futuro, rende gli uomini incapaci di pensare il senso della loro storia. L´orologio misura questo tempo insensato, primo generatore dell’angoscia a cui si pone rimedio con i farmaci o con la corsa forsennata a ogni forma di distrazione.
Chiuderà giovedì 8 luglio il filosofo Massimo Cacciari con una lezione dal titolo “Le forme del tempo. Da Kant e oltre”. Il tema del tempo è lo snodo fondamentale della critica kantiana. Il tempo è la forma trascendentale essenziale alla sensibilità poiché è solo attraverso di esso che noi percepiamo il mondo. Non è dunque una realtà assoluta, sussistente in sé, eterna ed universale, esistente solo come contenitore: questa è la conseguenza illogica del modo in cui il tempo è pensato dagli indagatori della natura su base matematica. Se si rifiuta la visione trascendentale la scienza considera induttivamente il tempo come una convenzionale metrica con cui si misurano i rapporti tra le cose. Da queste considerazioni prenderà il via un’affascinante indagine sulla storia filosofica occidentale della categoria del tempo.
Ingresso libero fino ad esaurimento posti, con le modalità previste dalle normative vigenti