Gli Agostiniani riportano al cinema Paolo e Francesca del 1950
Domenica 28 luglio, alle ore 21,15, presso la nuova arena di Piazza Francesca da Rimini, nell’ambito del programma degli Agostiniani, verrà proiettata la pellicola di Raffaello Matarazzo, del 1950, “Paolo e Francesca”. La copia, in pellicola 35 mm (89'), proviene dalla Cineteca Nazionale. Introduce il film Gianfranco Miro Gori.
Il cinema di Raffaello Matarazzo è noto soprattutto per il grande successo ottenuto, negli anni cinquanta, dai suoi melodrammi popolari (Catene, Tormento, I figli di Nessuno, L’Angelo bianco ecc.). Ma nel 1950, prima di Catene, il regista italiano dirige un film tratto dalla vicenda di Paolo e Francesca. La sceneggiatura porta 6 firme tra cui quelle di Vittorio Calvino e del regista che per la 1a volta si cimenta con i canoni del melodramma, sia pur filtrati attraverso la ricostruzione storica.
La tragica storia d'amore tra Paolo e Francesca, tratta dal V Canto dell'Inferno dantesco, viene riletta da Matarazzo, re del melodramma popolare italiano, con abile sapienza narrativa. Ma qual è il rapporto fra la visione filmica di Matarazzo e il V canto dell’Inferno di Dante?. Il regista non si lascia sedurre dalle letture classiche della storica vicenda e sposa con convinzione un approccio mélo, definendo con questo film quella che sarà la dimensione a lui più consona. Certamente il film si ispira alla Divina Commedia, ma se nell’opera di Dante i due amanti scoprono di esser tali solo nella complicità del Libro, nel film di Matarazzo lo spettatore sa invece che, davanti al medium galeotto, si verifica qualcosa di già preesistente e ben noto. Paolo e Francesca, nel film, attorno al Libro sanciscono qualcosa di avvenuto tempo prima, e questo incontro è soltanto la realizzazione di una tensione fino ad allora contratta e protratta e che si scioglie e si libera.