Macbettu sul palco del teatro Novelli
Al teatro Novelli di Rimini martedì 20 marzo, alle 21, in scena Macbettu. Alessandro Serra dirige uno spettacolo potente e raffinato - vincitore dell’Ubu 2017 e del Premio della Critica Teatrale - che trasporta il capolavoro di shakespeare nelle atmosfere dei carnevali di Barbagia
Da un lato le intuizioni geniali di Shakespeare, dall’altra l’ispirazione di un regista contemporaneo restituita dalle maschere e dalla magia del Carnevale della Barbagia: da questo incontro nasce Macbettu, scritto e diretto da Alessandro Serra e prodotto da Sardegna Teatro insieme a Teatropersona, uno dei lavori più premiati dalla critica e acclamati dal pubblico vicino alla drammaturgia di ricerca, che martedì 20 marzo (ore 21) arriva al Teatro Novelli per la sezione tracce D contemporaneo (in sostituzione dello spettacolo annullato a gennaio La vita ferma. Sguardi sul dolore del ricordo di Lucia Calamaro).
Vincitore del Premio Ubu 2017 come spettacolo dell’anno e del Premio della Critica Teatrale, il Macbettu diretto da Serra - che lo scorso anno il Novelli ha ospitato con un lavoro intenso e raffinato come Aure - mantiene intatta la dimensione universale e la pienezza dei sentimenti del capolavoro shakesperiano, millimetricamente in bilico sul punto di deflagrare, ma ne traduce e volontariamente tradisce il testo, valicando i confini della Scozia medievale per riprodurre un orizzonte ancestrale: la Sardegna come terreno di archetipi, orizzonte di pulsioni dionisiache.
Di fronte ai carnevali sardi una visione: uomini a viso aperto si radunano con uomini in maschere tetre e i loro passi cadenzano all’unisono il suono dei sonagli che portano addosso. “Quell’incedere di ritmo antico, un’incombente forza della natura che sta per abbattersi inesorabile, placida e al contempo inarrestabile: la foresta che avanza” così Serra descrive la suggestiva ascendenza da cui è scaturito il suo lavoro di contaminazione.
Gli attori sulla scena – uomini come da tradizione elisabettiana, tra cui Leonardo Capuano – decantano una lingua che è pura sonorità e riesce a creare uno spazio visionario e fortemente evocativo. “L’idea nasce nel corso di un reportage fotografico tra i carnevali della Barbagia – racconta Serra - I suoni cupi prodotti da campanacci e antichi strumenti, le pelli di animali, le corna, il sughero. La potenza dei gesti e della voce, la confidenza con Dioniso e al contempo l’incredibile precisione formale nelle danze e nei canti. Le fosche maschere e poi il sangue, il vino rosso, le forze della natura domate dall’uomo. Ma soprattutto il buio inverno. Sorprendenti le analogie tra il capolavoro shakespeariano e i tipi e le maschere della Sardegna. La lingua sarda non limita la fruizione ma trasforma in canto ciò che in italiano rischierebbe di scadere in letteratura. Uno spazio scenico vuoto, attraversato dai corpi degli attori che disegnano luoghi ed evocano presenze”.
Biglietti
Intero 12 euro, ridotto 10. Giovani under 29 con Cultcard euro 8.