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Elezioni, intervista ad Andrea Gnassi: “Niente più centro e periferie e turismo 365 giorni all'anno"

Il sindaco uscente, candidato con il Pd per il secondo mandato: "Ci stiamo reinventando come tante volte e torneremo ad essere un riferimento internazionale"

Sindaco uscente e candidato per il secondo mandato con il Partito Democratico, il riminese Andrea Gnassi corre alle amministrative con un'idea di città chiarissima. I motori culturali sono il punto di forza del territorio, insieme alla solida identità e alle sue tradizioni, ma anche all'innata capacità di rinnovarsi. Una città dove l'alto e il basso convivono, una città capace di regalare emozioni.
Qual è la cosa che sente più sua di questi cinque anni e quella di cui è più orgoglioso?
"Nel 2011, davanti a un ‘terremoto’ economico, politico, sociale italiano e alla crisi di un modello di sviluppo che in 70 anni aveva portato a questo territorio benessere e ricchezza, abbiamo scelto di ripartire dalle fondamenta. Non di stare a guardare, non di stare ad aspettare: fogne, stop al cemento, contenitori culturali, welfare di comunità, nuove scuole; quasi 300 milioni di euro in cantieri per riqualificare e ammodernare una città al bivio. E se oggi quasi il 70 per cento dei riminesi vede una Rimini cambiata e non in stagnazione, ciò è frutto di quella decisione originaria. Forse impopolare, ma necessaria. Di questo vado orgoglioso come riminese perché fu una decisione presa con lo stesso spirito dei nostri nonni e dei nostri genitori che questa città la risollevarono dai 400 bombardamenti della seconda guerra mondiale, facendone un mito per l’Italia e per il mondo".
Fogne, Fulgor e Teatro Galli, le tre grandi opere incompiute di Rimini a breve saranno realizzate, quale impatto pensa avranno sul turismo e la città?
"Essendo pensate per integrarsi e per interagire l’una con l’altra, avranno un effetto esponenziale e non addizionale. Cambieranno Rimini nel senso che modificheranno radicalmente gli asset economici e anche sociali. Non più un modello fondato pressoché esclusivamente sul balneare, all’interno di una città a due velocità e a due tempi, ma una riconfigurazione di Rimini in senso sostenibile, con un forte accento sull’ambiente e sulla cultura grazie a un’immissione sostenuta di qualità e innovazione. Questi interventi, il ‘sopra e il ‘sotto’, sono frutto di un’elaborazione intelligente partita nella precedente legislatura e adesso messa a fuoco in un contesto generale molto diverso, a causa della crisi. Ma l’obiettivo e il senso di ognuna di queste azioni è di non avere più una Rimini turistica e una Rimini dei residenti, una città fratturata, ma una realtà urbana compatta, omogenea, caratterizzata da un’altissima qualità ambientale, in cui gli spazi e i luoghi siano vivibili, fruibili e valorizzati da chiunque e dovunque. E’ un salto di qualità che non può più essere rimandato. E che, una volta compiuto, garantirà una nuova stagione di sviluppo e benessere al nostro territorio".  
Che Rimini vede oggi rispetto a quella che ha trovato nel 2011?
"Rimini è cambiata in un’Italia profondamente cambiata e in un mondo che vive cambiamenti profondissimi ormai ogni giorno. Ciò che un tempo accadeva in 10 anni, adesso accade in uno. Pensiamo alla tecnologia: il primo iPhone, l’oggetto che ha rivoluzionato la comunicazione nel mondo, fu messo in vendita appena 8 anni fa; facebook ha solo 12 anni di vita. La differenza però la fa la rapidità con cui si cavalcano i cambiamenti. In questo senso Rimini ha trasformato un problema in una opportunità per il futuro: davanti a uno scenario estremamente critico, che minava le basi stesse di un modello di sviluppo fortunato per 60 anni, la città ha investito su se stessa per migliorare, modernizzare, innovare".  
E in caso di riconferma da dove ripartirebbe, con quale scala delle priorità?
"Il tema è quello della sicurezza ma non nel senso restrittivo e discriminatorio che ne dà la destra. Vuol dire sicurezza di avere una casa, dimezzando le graduatorie per le case popolari; sicurezza di avere un lavoro, incentivando la nascita di nuove imprese con gli interventi di rigenerazione urbana e di valorizzazione del patrimonio storico artistico che garantiranno una nuova fase di benessere e di attrattività; sicurezza dei diritti; sicurezza di avere una città in cui le forze dell’ordne, in sinergia, contrastano macro e microcriminalità su tutto il territorio, nessuna parte esclusa".  
Rispetto alle periferie quali sarebbero i primi interventi e in quali zone?
"E’ sbagliato parlare di periferie e centro quando la programmazione in atto, finalmente, considera la città un tutt’uno. Basti pensare a un dato: su 161 milioni di euro di spesa in lavori pubblici in cinque anni, un terzo riguarda l’area storica della città. Il resto è diffuso su tutto il territorio. I primi due scarichi a mare che chiudiamo sono a Rimini Nord, la prima nuova scuola inaugurata è a Villaggio Primo Maggio, un importante intervento di messa in sicurezza idraulica è in corso a Vergiano, le nuove rotatorie hanno decongestionato la Statale 16 che attraversa la città da nord a sud, il ‘fila dritto’ vede la realizzazione di 17 interventi di fluidificazione del traffico da Rimini Fiera a Miramare, è in costruzione la nuova ciclabile lungo via Marecchiese e a breve cominceranno i lavori per il nuovo percorso ciclopedonale lungo via Coriano. E’ sbagliato ragionare per categorie quali ‘periferie’ e ‘centro’ perché esso sostiene il risultato di una città spezzata. Rimini va invece ricucita, rammendata attraverso interventi di mobilità e ubicazione di servizi essenziali, penso alle scuole, che abbiano forti funzioni educative e relazionali".  
Che ruolo può e deve recitare la nostra città nel panorama politico e sociale italiano?
"Nella storia dell’Italia Repubblicana, Rimini si è ritagliata un ruolo a parte. Basta dare un’occhiata al libro di Silvano Cardellini ‘Una botta d’orgoglio’ per rendersene conto. Siamo la città di Fellini e in 60 anni tutti i maitre a penser del Paese almeno una volta hanno focalizzato l’attenzione sulla nostra città. Penso a Ligabue: ‘Rimini è come il blues, dentro c’è tutto’. A significare che siamo sempre stati più forti degli elogi come delle critiche; entrambi hanno alimentato il mito di Rimini. Ma il mito non è per sempre e va aggiornato perché la società e le sue percezioni collettive e individuali si modificano. Il ruolo che vuole giocare la ‘nuova’ Rimini di qui ai prossimi 20 anni è quello di una capitale del turismo internazionale, funzionante 365 giorni all’anno, in un contesto ambientale d’eccellenza, con servizi, opportunità e patrimoni storici e artistici in grado di recuperare il visitatore estero".  
Tante liste e tanti candidati sono figli di rinnovato fermento politico e di un momento di confusione di valori e certezze della stessa politica? 
"Forse entrambi. Da una parte l’Italia, e non solo, subisce gli effetti della crisi di fiducia nel rapporto tra politica e cittadini. Dall’altro però sale il desiderio di un altro tipo di impegno, più diretto, meno intermediato. Le forze politiche, i movimenti civici che hanno aderito al nostro programma intercettano questa voglia di impegno, ancorati a valori forti, di identità e di riconoscimento nell’innovazione".  
In caso di secondo mandato, al termine del periodo le piacerebbe un'esperienza politica fuori Rimini, ad esempio a Roma?
"Penso solo a Rimini: oggi, domani, tra cinque anni, tra 10 anni e oltre. Come diceva il grande Joe Strummer: ‘The future is unwritten’, Il futuro non è scritto".

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