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Approvata la riforma della giustizia penale: pene più severe per furti, scippi e rapine

Il deputato Pd eiminese Tiziano Arlotti: "Misure efficaci per rendere la giustizia più efficiente e più vicina ai cittadini"

Approvata la riforma della giustizia penale e dell’ordinamento penitenziario. La Camera con 320 voti favorevoli, 149 voti contrari e 1 astenuto ha votato ieri la questione di fiducia posta dal Governo e approvato in via definitiva il progetto di legge "Modifiche al codice penale, al codice di procedura penale e all'ordinamento penitenziario (C. 4368)". "Una riforma di sistema che risponde alle esigenze dell’intera collettività - commenta il deputato Pd romagnolo Tiziano Arlotti -. Misure efficaci per rendere la giustizia più efficiente, più vicina ai cittadini, migliorare la lotta alla corruzione, aumentare la tutela delle vittime e le condizioni nelle carceri. Tra le principali novità introdotte dalla riforma, pene più severe contro chi commette il reato di scambio elettorale politico-mafioso, per il furto in abitazione e lo scippo, per la rapina e l’estorsione".

A Rimini i dati della Questura indicano che alla data di marzo 2017 complessivamente i reati sono diminuiti del 10% rispetto all’anno precedente, i furti in particolare del 9,13% le rapine in banca del 20%. Complessivamente tutti i reati sono diminuiti, passando da 26.173 a 23.476 (-10,3%). Calo particolare per i furti con strappo, da 175 a 142 (-18,8%), quelli negli esercizi commerciali (da 1.128 a 1.031 -8,6%), quelli nelle abitazioni (da 1.942 a 1.790 -7,8%) e i furti con destrezza (da 3.695 a 3.490 -5,5%). Le rapine in banca sono state 4 contro le 5 dell’anno precedente, percentuali particolarmente positive per le rapine nei negozi (da 50 a 30 -40%) e nelle case (da 30 a 23 -23,3%). Sul fronte degli arresti si registra un incremento del 19,29% (da 337 a 402).

Cambiano poi con la riforma le norme relative alla prescrizione: si allungano i tempi per i reati di corruzione e induzione indebita; per i reati sessuali o di violenza in ambito domestico, se la vittima è un minorenne la decorrenza dei termini viene posticipata e scatterà dal momento in cui compirà 18 anni. Ma la novità è che la prescrizione per tutti i reati resterà sospesa per 18 mesi dopo la sentenza di condanna in primo grado e per altri 18 mesi dopo la condanna in appello.

Estinzione dei reati: in alcuni casi, quando l’imputato abbia riparato interamente il danno ed eliminato, ove possibile, le conseguenze dannose o pericolose del reato da lui commesso, il giudice potrà, dopo aver sentito le parti e naturalmente la persona offesa, dichiarare il reato estinto. Per quanto riguarda lo svolgimento dei processi, la riforma modifica la disciplina delle indagini preliminari e riduce i “tempi morti”, fissando il termine di 3 mesi (prorogabile di altri 3 mesi) per la decisione del Pubblico Ministero di chiedere l’archiviazione o esercitare l’azione penale. Il termine è invece di 15 mesi nei procedimenti per i delitti di mafia, terrorismo ed altri specifici gravi reati.

Aumentano le tutele per le persone offese: potranno chiedere informazioni sullo stato del procedimento che le riguarda dopo 6 mesi dalla data della denuncia e avranno più tempo per opporsi  alla richiesta di archiviazione e chiedere la prosecuzione delle indagini. Nuove norme anche in materia di impugnazioni penali e di riti speciali, tra cui il giudizio abbreviato e le sentenze di patteggiamento.

Infine, le deleghe. Il provvedimento delega il Governo a intervenire sulle intercettazioni, per trovare un equilibrio tra diritto alla riservatezza e diritto all’informazione (le intercettazioni come strumento investigativo non vengono comunque toccate); sul casellario giudiziale, per semplificarlo e ridurre gli adempimenti amministrativi; sull’ordinamento penitenziario: l’incremento delle opportunità per i detenuti di lavoro retribuito; il miglioramento della medicina penitenziaria; l’attuazione del principio della riserva di codice nella materia penale, al fine di una migliore conoscenza dei precetti e delle sanzioni; interventi specifici per favorire l’integrazione dei detenuti stranieri; la tutela delle donne recluse e delle detenute madri.


 

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