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Elezioni, Andrea Gnassi in visita al centro antiviolenza e alla Casa delle donne intitolata a sua mamma

“La cultura al maschile che plasma la società italiana si vede anche nelle città e va cambiata. Ho un legame profondo con la Casa delle Donne intitolata a mia mamma Lella"

Visita al Centro antiviolenza di Rimini per Andrea Gnassi, candidato del centrosinistra alla Camera dei Deputati alle elezioni del 25 settembre. Accompagnato dalla presidente dell'assemblea legislativa Emma Petitti e dalla vicesindaca Chiara Bellini, Gnassi ha incontrato le volontarie di Rompi il Silenzio in un luogo a lui molto caro, così come cara è la Casa delle Donne del Comune di Rimini, inaugurata nel 2003 e dedicata a sua madre, Lella Casadei Gnassi, per tutta la vita attiva sulle politiche di genere. La Casa delle Donne, punto di riferimento per informare e indirizzare chi si rivolge ai suoi sportelli verso i servizi presenti sul territorio, fornisce consulenza legale e commercialistica, supporto psicologico, dando una risposta concreta ai problemi quotidiani: lavoro, casa, famiglia, scuola, violenza. Un lavoro prezioso di fronte a dati sempre più preoccupanti. Se nel 2019 sono stati 259 gli accessi alla Casa delle Donne, ad agosto 2022 sono già 192. Di queste 192 donne, 43 lo hanno fatto per problemi di violenza e di stalking, 33 per avere consulenza dallo sportelo legale e 54 da quello psicologico. I dati di Rompi il silenzio, oggi attiva su Rimini, Santarcangelo, Montescudo e Novafeltria, sono altrettanto significativi. Dal 2005 le richieste di aiuto arrivate sono state più di 1800, 4000 le azioni di ascolto e prima accoglienza, 8000 quelle di consulenza psicologica.

“Come sindaco sono sempre stato al fianco di associazioni come Rompi il Silenzio, che da quasi 20 anni si occupa di stare vicino alle donne in difficoltà perché vittime di violenza fisica e psicologica. Ci sono sempre stato e ci sarò. So cosa significa la fatica di lavorare in settori così delicati ma conosco anche il significato profondo che questa fatica ha prodotto nella nostra città. Oggi sono radicati nel nostro comune i centri antiviolenza, le case rifugio, la Casa delle Donne, le marce antiviolenza, le associazioni, le iniziative culturali. Voglio ricordare anche la “Rete Donne Rimini”, che si è costituita di recente per volontà del Comune di Rimini ed è composta da associazioni ed enti come Crisalide, Soroptimist International Club Rimini, Coordinamento Donne Rimini, Acli e Uisp, che promuovono la cultura della parità tra uomo e donna e di sostegno alle donne”.

“Sono qui – ha continuato Gnassi - perché la dimensione dell’impegno sul fronte delle politiche di genere mi è cara per tradizione familiare, ma soprattutto perché viviamo in un mondo in cui una certa cultura che assegna alla donna ruoli e discriminazioni deve essere ancora e ancora contrastata, una cultura al maschile che si vede anche nelle città, in come sono organizzati spazi e orari, nel linguaggio, negli atti giudiziari che continuano a non considerare violenza chiari atteggiamenti violenti. Serve un cambio culturale che coinvolga donne e uomini. Con gli amministratori occorre ragionare per cambiare il volto e il tratto delle nostre città costruite al maschile. Bisogna guardare alle esperienze più avanzate in Europa, pensare a quartieri e città che finalmente parlino al femminile. E ci aspetta anche un’altra battaglia - continua Gnassi - quella in difesa della 194. La destra vuole mettere in discussione una legge che è stato un grosso passo avanti in difesa delle donne, camuffando questa scelta ideologica come la tutela del diritto di non abortire. Ma il diritto di non abortire c’è, è quello di abortire ed autodeterminarsi che nonostante la legge non è garantito in tutte le Regioni d’Italia, a cominciare proprio da quelle governate da Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia, come Molise, Umbria e Marche. Abbiamo visto cosa è successo negli Stati Uniti, non bisogna mai dare per scontata la libertà di scelta. Il punto è costruire un sistema di diritti per supportare le donne prima, durante e dopo la libera scelta. Un sistema che passa dal lavoro, dal welfare, dalla parità salariale, da una cultura che non deve e non può più essere maschilista. Io sarò sempre da questa parte e ho già mostrato la mia disponibilità a lavorare ad un testo di legge dal basso che tuteli davvero le donne” conclude Gnassi.

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