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Elezioni comunali, Sacchetti (Pd): "No alle primarie e alle forzature, ma anche a fughe in avanti"

Il segretario provinciale Pd: "Sono stanco di un partito ostaggio delle correnti, e anche di singole personalità che alimentano di continuo lo scontro e le tifoserie"

Primarie sì, primarie no. E' il dilemma su cui si sta combattendo a colpi di interventi, post e incontri ai tavoli la città di Rimini. O meglio, il Pd di Rimini. Ancora non è stato deciso quale sarà il candidato del partito, ma la partita se la stanno giocando testa a testa Emma Petitti, attualmente presidente dell'Assemblea legislativa dell'Emilia Romagna, e Jamil Sadegholvaad, assessore della giunta Gnassi, al secondo mandato. A intervenire nel dibattito è di nuovo Filippo Sacchetti, segretario provinciale Pd. "In questi giorni ho letto appelli e documenti pervenuti presso la sede del Partito Democratico, sottoscritti da parte del gruppo dirigente del pd riminese. I 9 segretari del primo si sommano ai 5 del secondo. Una somma del 100%. E’ una grande novità e lo considero un grande passo avanti. Infatti, è possibile considerare la totalità della direzione comunale del partito, d’accordo su una posizione condivisa che fissa due paletti ben chiari, che definiscono una importante maturità politica: da una parte diciamo No alle primarie come strumento di regolamento di conti nelle piazze della città, che ha bisogno di tutto tranne che di una disputa aspra in un momento di tensione sanitaria e sociale come questo. Dall’altra parte un No alle forzature per non decidere in sedi riservate o segrete stanze un candidato sindaco per una manciata di voti, che di certo sarebbe ancora meno rappresentativo del sentimento libero e aperto che da sempre contraddistingue la comunità riminese".

Incalza Sacchetti: "Posizioni molto condivisibili che ci consegnano una situazione rafforzata anche rispetto all’ultimo incontro tenuto alla presenza del segretario regionale Calvano venerdì 19 febbraio. Proprio da quell’incontro assieme ai segretari dei circoli territoriali siamo usciti con questa posizione. No alle primarie, no alle forzature, si decide insieme. Una posizione responsabile che rende possibili nuovi scenari che tengano conto degli obiettivi unitari con cui il centro-sinistra vuole candidarsi per governare la città. Aggiungo io, no alle fughe in avanti. Non è possibile infatti che in questo quadro composto e solido nel percorso del pd e della coalizione, ci siano continue prese di posizione che smentiscono il percorso collettivo. E’ successo all’indomani dell’incontro con Calvano e succede tutte le volte che ci si erge a paladini di una verità assoluta, che dobbiamo sempre rincorrere. Sono stanco di un partito ostaggio delle correnti, e anche di singole personalità che alimentano di continuo lo scontro e le tifoserie". 

Prosegue Sacchetti: "Da quando sono segretario, le uniche tessere che sono cresciute nel pd di rimini sono quelle dei giovani democratici. Credo di sapere perché. Perché ci siamo sforzati di chiedere una mano alle migliori energie della nostra città, senza chiedergli da che parte stanno prima di avergli chiesto quali idee hanno per cambiare in meglio la società. Ripartiamo da qui. Dal partito unito, nei suoi organismi dirigenti, che indica una strada: troviamo un accordo. Un accordo per proseguire insieme. Un accordo che non sia avulso dalla realtà, che cerca la soluzione giusta per Rimini. Cerchiamo un accordo, intanto perché abbiamo bisogno di guardare avanti e rimarginare una ferita aperta da 25 anni. E perché se non ci riusciamo offriamo un grande assist per la vittoria del centro-destra. Abbiamo un patrimonio da investire, come punto di partenza e non di arrivo. Un orgoglio condiviso che non è proprietà privata, che ci ha permesso di essere riconosciuti come forza del cambiamento in questi anni. Cambiare per migliorare, per restituire a Rimini il proprio posto nel mondo e nel costume italiano. Una città che ha tenuto insieme questi anni identità e innovazione, nuovo modello di sviluppo e radici, cultura e ambiente, una città viva e dinamica. Una città con problemi atavici ancora da risolvere e nuovi imposti dall’agenda dell’emergenza sanitaria e sue conseguenze. Per questo, il consenso dell’azione amministrativa non si può disperdere e questo effetto comunità è uno straordinario punto di ripartenza che ci deve motivare a trovare la via giusta".

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