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Fiera, società unica con Bologna: Lega e Ndc-Fi contro Bonaccini

Dopo la presentazione del programma di Governo da parte del presidente della Regione Emilia-Romagna, la Lega e Ncd-Fi intervengono

"Non una parola su sicurezza e immigrazione - afferma in una nota il segretario leghista romagnolo Jacopo Morrone - nessun accenno al dilagare del fondamentalismo islamico che rischia di infettare la nostra società civile e mettere a repentaglio la sicurezza dei nostri cittadini. Agli occhi di Bonaccini sembrerebbe che la nostra Regione, in vetta per numero di residenti stranieri, sia in termini assoluti che in termini d’incidenza, sul totale della popolazione, sia potenzialmente il paradiso in terra, lontano anni luce dagli episodi
criminosi che si moltiplicano nelle nostre città”. Dopo la presentazione del programma di Governo da parte del presidente della Regione Emilia-Romagna, la Lega interviene.

“Nessun impegno, da parte della neo Giunta del Pd, a intraprendere controlli capillari sulle fonti di finanziamento di tutti i luoghi aggregativi a matrice islamica né a mettere un freno al proliferare di nuove moschee sul territorio emiliano romagnolo. Ci arrivano invece curiose prese di posizione sulla rete fieristica locale e sul potenziamento del trasporto rapido costiero.  - continua Morrone -. Forse Bonaccini ignora,  o perlomeno dimentica,  la strenua battaglia contro il progetto invasivo e dispendioso del Trc che il sindaco di Riccione, Renata Tosi sta coraggiosamente portando avanti a fianco dei propri cittadini. Per non parlare poi della smania di aggregazione e fusione che imperversa nel programma di governo del presidente Bonaccini.  Dopo il disastro dell'Ausl unica di Romagna, si profila all'orizzonte il minestrone di un'unica società fieristica, alla faccia delle specificità territoriali che caratterizzano la nostra Regione e che andrebbero a diluirsi nel marasma di un solo ente”.

Sulla questione Fiera interviene anche il capogruppo Ncd-Fi in consiglio comunale a Rimini, Gennaro Mauro: “Siamo fermamente contrari alla volontà espressa dal presidente della Regione Bonaccini di creare una sola società a capo del sistema Fiera della Regione. Ciò significa trasferire a Bologna il destino della nostra fiera, e consegnare alla Fiera di Bologna  il timone del comando. Le sinergie e la mancata conflittualità tra fiere si costruiscono con accordi e convenzioni, non realizzando una società unica, che tra l'altro rafforzerebbe la leadership pubblica in ambito regionale non sempre esempio di efficienza. Siamo dell'avviso che la società che ha la proprietà delle infrastrutture e delle manifestazioni fieristiche di Rimini vada ceduta ai privati, con garanzia di ulteriori investimenti per potenziare l'offerta fieristica sul nostro territorio, e in questa direzione si sta muovendo il management come da indicazioni votate in consiglio comunale.  La Fiera di Rimini vale almeno duecento milioni di euro, nonostante il forte indebitamento generato dalla realizzazione del Palacongressi. Con tali risorse la città potrebbe cambiare per davvero  volto”.

“Il pubblico non deve fare l'imprenditore, deve occuparsi di migliorare il benessere e le condizioni di vita dei cittadini della propria comunità. Lo continuiamo a ricordare agli amici del centrosinistra riminese. Non abbiamo bisogno di un altro carrozzone pubblico. - continua Mauro - Non vogliamo la creazione di un'altra Hera, che ha il monopolio del sistema integrato idrico regionale, che ha generato tariffe alte e prestazioni di servizi molto discutibili, ma sopratutto non vogliamo decisioni cadute dall'alto come nel caso della creazione dell'azienda sanitaria romagnola, o della Start Romagna per la gestione del trasporto pubblico locale. Ci aspettiamo da Gnassi una difesa degli asset del nostro territorio, e una risposta chiara all'OPA lanciata dal potere politico-economico emiliano. Le modalità di governo dell'ente Regione Emilia-Romagna che Bonaccini interpreta, in linea con i suoi predecessori, la propensione ad accentrare il luogo delle decisioni allontanandosi dal territorio interessato, ci spingono a valutare positivamente la tesi che bisogna abolire del tutto le Regioni. Potrebbero essere sostituire da tre-cinque macro regioni con compiti di programmazione e investimenti, e demandare ad ambiti territoriali più piccoli - nel nostro caso la Romagna - il governo delle funzioni legate più direttamente al territorio. Probabilmente in termini di riduzione della spesa pubblica e razionalizzazione delle funzioni, invece delle province (comunque da accorpare), il legislatore avrebbe dovuto abolire le Regioni. Ci attiveremo affinché questo tema faccia parte dell'agenda del legislatore per le riforme Istituzionali”.

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