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Fondazione Carim e nomina del presidente Ioli, Pecci: "L'ente recuperi il prestigio perduto"

Il capogruppo della Lega esprime i suoi auguri al neo presidente e ripercorre la storia della Carim

Il capogruppo della Lega Marzio Pecci esprime i suoi auguri a Mauro Ioli, neo presidente della Fondazione Carim. Pecci ricorda la storia delle fondazioni bancarie in Italia per poi arrivare alla vicenda riminese, che ha visto negli ultimi anni il passaggio di proprietà dell’istituto di credito e una parallela perdita di peso economico e di prestigio della Fondazione. "L'elezione di Mauro Ioli è ben augurante per la Fondazione della Cassa di Risparmio che, dal 1992 in poi, ha perso prestigio e patrimonio - evidenzia Pecci - Siamo certi che il Presidente si impegnerà con abnegazione per far riguadagnare il prestigio alla Fondazione riminese. Prima di ogni analisi locale occorre ricordare, brevemente, la storia dell’istituto bancario: la Legge Crispi del 1888 annoverava le Casse di Risparmio tra gli istituti di credito di iniziativa degli enti locali, con la partecipazione del capitale privato, sottoposti alla vigilanza del Ministero dell’agricoltura, industria e commercio. Il fascismo dava il via alla “statalizzazione” delle Casse di Risparmio, che, però, non venivano incluse tra gli istituti di diritto pubblico anche se il Governo si riservava il potere di nomina dei Presidenti. Questo è  avvenuto fino al referendum del 1993".

Continua Pecci: 2Le nomine dei Presidenti riminesi sono sempre state prestigiose e l’istituto di credito ha, così, sviluppato una intensa attività bancaria fino a diventare, negli anni ’60, il volano finanziario (con lo sconto delle cambiali) per lo sviluppo del turismo riminese. Purtroppo la Legge Amato (anno 1990), che voleva trasformare l’attività delle Casse di Risparmio in società per azioni per favorirne l’aggregazione e creare soggetti forti per competere sul mercato del danaro, ha prodotto un effetto contrario cioè ha minato la solidità delle Casse di Risparmio. La medesima legge prevedeva poi, che il “patrimonio”, di proprietà delle comunità locali, fosse “versato” nelle Fondazioni che avrebbero dovuto rappresentare la “cassaforte” della comunità locale stessa. Purtroppo gli obiettivi del Legislatore non sono stati raggiunti e la legge Ciampi, del 1998, che ha previsto la perdita del controllo delle Casse di Risparmio spa da parte delle Fondazioni, ha inferto il colpo finale decretando la fine delle Casse di Risparmio, Rimini compresa".

Pecci ricorda che "la tragedia riminese era, però, stata prevista da molti consiglieri storici della banca, cioè da quelli che credevano in un sistema bancario da amministrare secondo i principi e valori di Raffaele Mattioli e di Einaudi piuttosto che a quelli di Fazio. Purtroppo molti cittadini e, soprattutto, la politica sono rimasti sordi al grido di allarme e non sono stati capaci di fermare il default della Cassa di Risparmio di Rimini che ha avuto inevitabili ripercussioni sul patrimonio della Fondazione. Ora la Cassa di Risparmio non c’è più, si chiama Crédit Agricole, comandano i francesi e non è più la banca del territorio. La Fondazione ha ridotto notevolmente l’influenza sulla città, dai milioni di euro che distribuiva è passata a qualche centinaia di migliaia di eurom una miseria si potrebbe dire. Da questa situazione riparte il neo Presidente, arch. Mauro Ioli, al quale inviamo un “in bocca al lupo” perché sappia far riconquistare, alla Fondazione, il prestigio perduto". 

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