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La premier Meloni a testa alta: "Non temo i fischi, è giusto esserci. Il reddito di cittadinanza ha fallito"

Non più di 40 contestatori cantano "Bella ciao" e lasciano l'aula. La Cgil ascolta attenta la premier, ma non applaude: "Non ho voluto rinunciare a questo appuntamento in segno di rispetto del sindacato"

Alla fine è una premier Giorgia Meloni che esce a testa alta dal PalaCongressi di Rimini. In un clima nel suo complesso piuttosto freddo, ma estremamente attento e composto, la Presidente del Consiglio strappa anche nell’uscita dalla sala un timido (di pochi intimi) breve applauso. Chi si era immaginato una giornata al Congresso nazionale della Cgil a suon di barricate ne è rimasto sicuramente deluso. Perché a parte una quarantina di delegati, guidati dalla leader Eliana Como, che hanno cantato “Bella ciao” davanti al palco per poi lasciare l’aula, grossi colpi di scena non ci sono stati. Con la “battaglia dei peluches” che è rimasta silente, in un intervento durato una mezz’oretta durante il quale non si sono mai levati particolari mugugni.

L’ultima volta di un premier al Congresso Nazionale della Cgil risaliva all’epoca di Romano Prodi. Da allora nessun Presidente del Consiglio aveva più partecipato ai lavori del sindacato. Giorgia Meloni ci ha messo la faccia, facendo valere le sue ragioni, spiegando la sua visione soprattutto concentrandosi sul tema del lavoro e sul "fallimento" del reddito di cittadinanza. Dando nel complesso un esempio di grande democrazia, soprattutto quando non si è sottratta dall’affermare: “Inaccettabile l'attacco di estrema destra alla Cgil". "Credevamo che il tempo della contrapposizione ideologica feroce fosse alle nostre spalle e invece in questi mesi, purtroppo, mi pare che siano sempre più frequenti segnali di ritorno alla violenza politica, con l'inaccettabile attacco degli esponenti di estrema destra alla Cgil" e le azioni "dei movimenti anarchici che si rifanno alle Br", ha detto Meloni.

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Sul palco senza timori

La premier entra in sala decisa e con un’introduzione convincente. “Non so che accoglienza aspettarmi in ogni caso penso che sia giusto esserci. Ringrazio anche chi mi contesta. Non ho voluto rinunciare a questo appuntamento in segno di rispetto del sindacato", ha detto Meloni proprio in apertura del suo intervento.

"Mi sento fischiata da quando ho 16 anni. Potrei dire che sono Cavaliere al merito su questo", ha aggiunto riferendosi alle contestazioni che ci sono state al momento del suo intervento con alcuni dei partecipanti che prima l'hanno fischiata e poi sono usciti dalla sala con il pungo alzato cantando "Bella ciao".

Il confronto

"Questo congresso è un esercizio di democrazia e partecipazione che non può lasciare indifferente chi ha responsabilità decisionali e chi come me sa quanto questi eventi tengano vive queste dinamiche", ha detto Meloni. "Non mi sottraggo a un contesto sapendo che è difficile. Non mi spaventa. La ragione per cui ho deciso di essere qui è più profonda. Oggi si celebra la nascita della nostra nazione", ha aggiunto.

"Con questa presenza, con questo confronto, questo dibattito, possiamo autenticamente celebrare l'unità nazionale", ha affermato Meloni. "La contrapposizione è positiva, ha un ruolo educativo, l'unità è un'altra cosa, è un interesse superiore, è il comune destino che dà un senso alla contrapposizione". "Il confronto è necessario e utile. Se questo è l'approccio ci sono ottime ragioni per confrontarci con la forza delle idee che ciascuno legittimamente rivendica".

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Netta sul reddito di cittadinanza

Tra i passaggi del discorso, sicuramente sul reddito di cittadinanza Giorgia Meloni dice chiaro e tondo come stanno le cose: "Il reddito di cittadinanza ha fallito gli obiettivi per cui era nato perché a monte c'è un errore: mettere nello stesso calderone chi poteva lavorare e chi non poteva lavorare, mettendo insieme politiche sociali e politiche attive del lavoro".

"Non ci devono essere lavoratori di serie A e lavoratori di serie B. Chi merita la delega sindacale e chi no". "Uno dei grandi temi - ha aggiunto - sui quali possiamo provare a lavorare insieme è un sistema di ammortizzatori sociali universale che tuteli allo stesso modo chi perde il lavoro, sia esso un lavoratore autonomo, dipendente, o cosiddetto atipico. Dare a tutti le migliori garanzie possibili ma che siano le stesse. Garantire gli stessi diritti. Non garantire una cittadella di garantiti".

Lavoro

"Per far crescere l'occupazione bisogna far ripartire l'economia – ha aggiunto Giorgia Meloni -, liberare le energie migliori dell'Italia. È la base della riforma fiscale che il Cdm ha approvato con un legge delega, frettolosamente bocciata da alcuni".

Poi la stoccata: "Dicono che la Cgil non sia una sindacato d'opposizione - osserva - figuriamoci se lo fosse visto che in due ore di relazione non ho trovato nulla di quello che ha fatto il governo". "Partiamo da un dato e cioè che l'Italia fa registrate un tasso di disoccupazione del 58,2%, un gap che continua ad aumentare. La situazione peggiora se si considera quella femminile che registra 14 punti in meno". E in conclusione: "I salari sono bloccati da 30 anni, dato scioccante perché l'Italia ha salari più bassi di prima del '90 quando non c'erano ancora i telefonini. In Germania e Francia sono saliti anche del 30%. Significa che le soluzioni individuate sinora non sono andate bene e che bisogna immaginare una strada nuova che è quella di puntare tutto sulla crescita economica".

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