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Gloria Lisi attacca il governatore Toti: "Gli anziani fondamentali per la società e la famiglia"

Il vice-sindaco di Rimini interviene dopo il Tweet del presidente della Liguria che li aveva definiti “non indispensabili allo sforzo produttivo” del Paese

"Per quanto ci addolori ogni singola vittima del Covid 19, dobbiamo tenere conto di questo dato: solo ieri tra i 25 decessi della Liguria, 22 erano pazienti molto anziani. Persone per lo più in pensione, non indispensabili allo sforzo produttivo del Paese che vanno però tutelate". Con queste parole, pubblicate sui suoi profili di Facebook e Twitter, il presidente della Liguria Giovanni Toti aveva scatenato una polemica in Rete. L’esternazione era arrivata nel corso della riunione tra ministri e Regioni in vista del nuovo Dpcm per contenere il coronavirus. Insieme ai governatori di Piemonte e Lombardia, Toti aveva avanzato la proposta di limitare gli spostamenti degli over 70 per evitare un lockdown generalizzato. E sui social, come detto, ha fatto un intervento molto discusso, definendo gli anziani "persone non indispensabili allo sforzo produttivo del Paese", che vanno "però" tutelate.

In molti hanno criticato le parole del governatore della Liguria e, da Rimini, si è levata la voce del vice-sindaco Gloria Lisi che in una nota stampa ha ricordato come "Gli anziani non solo sono indispensabili, ma rappresentano anche una parte attiva e produttiva importante della nostra comunità. Ogni giorno svolgono attività indispensabili per la nostra comunità e lo fanno sia direttamente, grazie al loro impegno nell’associazionismo e nel volontariato, che indirettamente, sostenendo carichi famigliari importanti, ad esempio con i nipoti, e permettendo a tanti adulti di recarsi ogni giorno al lavoro. Il riferimento, voluto, è all’infelice uscita del governatore della Liguria Giovanni Toti che, tramite twitter, ha definito gli anziani over 70 come “non indispensabili allo sforzo produttivo” del Paese.  Riferirsi a delle persone come fossero semplicemente risorse economiche prima che esseri umani, donne e uomini che custodiscono memoria, coltivano affetti, che sono madri, padri, nonni, fratelli non è solo immorale ma, semplicemente, sbagliato".

"Gli anziani - aggiunge la Lisi - sono tra l’altro una categoria molto diversificata che comprende al suo interno persone con caratteristiche, potenzialità e bisogni assai diversi. Basti pensare che, anagraficamente, tiene insieme i sessantacinquenni con gli ultracentenari. Anche se riduciamo il numero, seguendo Toti, agli ultra settantenni, il concetto non cambia poi di tanto. A Rimini sono circa 27 mila e 500, di cui 2.300 non autosufficienti. Già dai numeri è evidente come la stragrande dei nostri anziani siano persone ancora attive e pienamente coinvolti in famiglia e nella società. Abbiamo sessantacinquenni, settantenni ma anche ottantenni che, prima del Covid, entravano ogni giorno nelle nostre scuole per insegnare i segreti delle coltivazioni, dell’artigianato, che accompagnano tuttora i nostri figli con i piedibus, che tengono aperti centri di aggregazione e di socializzazione di quartiere tramite i Civivo, che servono nelle mense e portano il loro aiuto ai più bisognosi della città tramite le associazioni di volontariato. Non è possibile quantificare la produttività del loro impegno, ma senza questo contributo ogni comunità, quartiere, famiglia si troverebbe improvvisamente più povera, anche economicamente. Non facciamone allora una questione di età, perchè spetta proprio alle istituzioni garantire a tutti, indipendentemente dall'età e dalla capacità produttiva, il diritto di non essere lasciati soli, di sentirsi protetti e  parte della società".

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