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Il Comune di Rimini difende il centro islamico di Borgo Marina

Dopo gli attacchi della Lega, palazzo Garampi le esternazioni del segretario del Carroccio Jacopo Morrone sono "Sconsolanti"

"Chi crede nell'Islam è colpevole di qualcosa a prescindere, il giudizio è collettivo e non più sulla colpa individuale". L'amministrazione comunale di Rimini risponde con forza alla presa di posizione della Lega Nord romagnola contro il nuovo centro culturale di Borgo Marina, definendo ironicamente la lettura del segretario Jacopo Morrone "giuridicamente avanzata. A tutti gli effetti propone di introdurre nel codice il 'reato di religione islamica'". Questo perchè "chiunque si professa tale è automaticamente un criminale, un terrorista, o comunque una persona da cui è meglio stare lontani". E guai a parlare di discriminazione, prosegue Palazzo Garampi, perchè Morrone "risponderebbe che a sbagliare è chi cita leggi e Costituzione, troppo morbide, troppo 'di sinistra'". Ma affermare che "chi crede nell'Islam è colpevole di qualcosa a prescindere", sarebbe come "dire che tutti i leghisti d'Italia sono colpevoli di appropriazione indebita, perchè lo hanno fatto Bossi e Belsito".

Il pensiero di Morrone, prosegue l'amministrazione, si ferma a un "livello sconsolante: ha il torto di caricaturizzare questioni che meriterebbero ben altro approfondimento e approccio". Certo il trasferimento da un immobile all'altro del centro islamico in via S. Nicolò è "un tema serio, da affrontare senza sfoderare lo spadone del crociato". Non si tratta di "credo religioso" ma di "regole di civile convivenza che devono valere per tutti e in ogni luogo". Per questo il Comune, termina la nota, "ha intrapreso e proseguirà le verifiche, i controlli, gli interventi per ottenere il risultato della convivenza armonica tra tutti i residenti di Borgo Marina e di ogni altro quartiere. Sono il degrado e la sensazione del mancato rispetto delle regole i migliori alleati di chi, per interesse, vorrebbe rifare una crociata dietro l'angolo di casa".

Sullo stesso argomento è intervenuto il centro Attawhid, che gestisce quello che viene definito "centro islamico". "Vogliamo precisare - spiegano in un comunicato stampa - che non si tratta di un raddoppio delle sedi bensì di un trasferimento dall'ubicazione attuale in Corso Giovanni XXIII allo stabile in via San Nicolò. La nuova destinazione offre infatti uno spazio più accogliente per poter esercitare il diritto al culto con la dignità che ogni paese civile garantisce. L'auspicio è che sia respiro anche per i residenti della zona che negli anni hanno sofferto, con noi, la precarietà degli spazi finora utilizzati. Ne approfittiamo fin da ora per visitare la nuova sede, aperta a chiunque e al servizio di tutta la cittadinanza, anche per affrontare insieme le eventuali perplessità e risolverle in nome del buon vicinato e del reciproco rispetto per una civile e proficua convivenza. 
Allo sciacallaggio politico con cui qualcuno tenta di pescare nuovi voti creando muri e barriere per frantumare la cittadinanza rispondereme con i fatti, dimostrando che queste "preoccupazioni" sono solo frutto della intolleranza nei confronti dei nuovi cittadini".
 

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