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Il sindaco "in camicia nera" ci ricasca e suscita l'ira del Pd: "Continua a dare pessimo esempio di sé"

Mauro Giannini nuovamente nel mirino del Partito Democratico per un post su Facebook dove il primo cittadino di Pennabilli rievoca i suoi trascorsi militari

In principio fu la camicia nera a far balzare agli onori della cronaca il sindaco di Pennabilli, Mauro Giannini, accusato in seguito al suo post su Facebook di aver inneggiato al fascismo e adesso un nuovo messaggio pubblicato dal primo cittadino sulla sua bacheca social ha nuovamente scatenato le ire del Partito Democratico. Giannini, secondo quanto emerso, ha rinvangato i suoi trascorsi militari  e in particolare ha pubblicato una foto che lo ritrae con altri soldati durante una missione in Iraq del 1991. A corredo dello scatto la frase "Rave party Iraq 1991" e il commento dello stesso sindaco: "Mi hanno avvisato che non sono riconoscibile. Allora mi evidenzio, sono quello con la canna in mano. Ovviamente la canna del fucile". Post che non è andato giù al Pd riminese che, dalla propria bacheca social, ha puntato il dito contro il primo cittadino. "Prima la camicia nera, i camerati e i chiari riferimenti al fascismo per cui avevamo sollecitato un intervento della Prefettura - spiegano i dem riminesi - poi un secondo post “esempio di maschia gioventù” sugli Arditi dei Reparti d’Assalto della prima Guerra Mondiale che sfilano a torso nudo, ieri mattina una foto di gruppo dalla guerra in Medio Oriente intitolata “Rave Party Iraq 1991” che già di per sé suona vergognosamente stonata e viene accompagnata da un tentativo di battuta sulla canna del fucile: il sindaco di Pennabilli Mauro Giannini continua a dare pessimo esempio di sé e in ossequio all’antico adagio non c’è due senza tre infila il terzo autogol in poche settimane. Il provocatorio parallelo con i Rave Party all’indomani sul Decreto Legge fra le prime “perle” del nuovo governo vicino purtroppo alle idee del prode sindaco Giannini è infatti inopportuno, fuori luogo e irrispettoso: in Iraq c’è stata una guerra, non una festa (autorizzata o meno), ci sono stati bambini e donne uccisi, intere famiglie sterminate non un rave. E anche il nostro Paese ha pianto suoi figli in missione. Facebook non è un gioco, le parole di tutti noi ma ancor più di un primo cittadino hanno e devono avere un peso specifico. Tutte, in qualsiasi forma vengano espresse. È ora di prendere provvedimenti e richiamare il Sindaco ad un corretto uso della fascia tricolore che indossa".

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