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L'assessore Brasini: "Lavoriamo per contenere al massimo il livello di tassazione"

Dopo la polemica sull'aumento della Tari, il responsabile al Bilancio precisa gli aspetti e fa una promessa

Dopo la polemica sull'aumento della Tari, che ha lasciato molto scontento sia nei riminesi che nelle categorie economiche, l'assessore al Bilancio Gian Luca Brasini tiene a fare alcune precisazioni e a prendere un impegno. "All’indomani della discussione in Commissione - spiega - ritengo doveroso rimettere in fila qualche considerazione per chiarire come l’Amministrazione abbia lavorato e continuerà a farlo per contenere al massimo il livello di tassazione, sia per le famiglie, sia per le attività economiche. Questa amministrazione non ha mai usato e mai userà la leva tributaria per andare a colmare dei buchi, ma al contrario ha sempre messo in campo tutti gli strumenti per ridurre al minimo l’impatto sui contribuenti. Se infatti quest’anno l’aumento della Tari, dopo due anni di invarianza, sarà limitato al 2,9%%, e non raggiungerà un aumento a doppia cifra, è grazie ad una consistente attività di recupero dell’evasione messa in campo dagli uffici, mirata proprio ad introitare quelle risorse utili a contenere la pressione fiscale".

"Facciamo qualche rapido calcolo - aggiunge Brasini - questa azione di recupero di contrasto all’elusione ed evasione del tributo ha consentito di assorbire nel 2017 circa 6 milioni di euro tra crediti inevasi e recupero evasione. In mancanza di questa attività, oggi staremmo a dibattere di un aumento Tari pari al 14 per cento, oltre 6 volte quello proposto ieri in commissione. Traduco in soldoni: l’aumento medio per famiglia sarebbe stato di 35 euro all’anno, invece che di 8 euro. Siamo tutti d’accordo che un Ente virtuoso debba contenere il livello di tassazione. E posso dire senza timore di smentita che quanto fatto finora abbia perseguito questo obiettivo. Non a caso, facendo un confronto con gli altri capoluoghi dela Regione, emerge come il Comune di Rimini si collochi tra quelli che hanno una minore pressione tributaria. Ma non per questo non si sta lavorando affinchè, nel presente e nel futuro, non si arrivi a trovare un equilibrio migliore. A partire proprio dalla Tari, su cui per il 2018, ci dovremo adoperare su tre fronti. Il primo richiede il coinvolgimento diretto del Comune, che dovrà continuare – se non ulteriormente rafforzare - l’attività di recupero dell’insoluto e dell’evaso. L’obiettivo, fattibile, per l’anno in corso è quello di recuperare altri cinque milioni di euro. Il secondo piano di azione investe invece l’ambito parlamentare: come Comune di Rimini abbiamo già avanzato al Parlamento uscente una proposta di legge che vieta il rilascio di titoli autorizzativi e concessione di nuove licenze commerciali a chi non è in regola con i tributi locali, nonché il divieto di partecipare ad appalti pubblici. Questa sarebbe ‘la mossa del cavallo’ per impedire le tante, troppe astuzie dei ‘furbetti dell’impresa’ che poi vanno a pesare su tutta la collettività. Con l’attuale legislazione, gli Enti locali possono nulla in questo senso; mi auguro quindi che il Parlamento entrante possa subito prendere in mano la questione e in questo confido e auspico nell’aiuto e nel sostegno dei parlamentari eletti nel nostro territorio".

"Il terzo fronte - conclude l'assessore al Bilancio - riguarda le associazioni di categoria. La maggior parte dell’insoluto (circa 7 milioni di euro) si divide equamente tra strutture ricettive e di ristorazione, pubblici esercizi e attività commerciali. Di fatto il Comune di Rimini, oltre a subire un danno economico, si trova ad operare da “banca” a favore di quelle imprese che colpevolmente o incolpevolmente, non rispettano le regole e alimentano un mercato governato dalla concorrenza sleale. Occorre che le associazioni di categoria diano una mano per stanare i furbi e sensibilizzare gli associati. L’Aia, ad esempio, lo ha fatto mettendoci molta passione e impegno. Ora auspichiamo che anche le altre categorie, a partire dall’Ascom molto veemente a difendere le ragioni dei propri associati, sostenga non il Comune ma le proprie imprese e, in generale, la comunità riminese per individuare e fare pagare i tanti che con il loro comportamento, fuori da ogni legge e buon senso, appesantiscono le responsabilità del resto del tessuto socioeconomico locale". 

Pronta la risposta di Marzio Pecci (Lega Nord) che in una nota stampa ha voluto rispondere a Brasini puntualizzando che le sue dichiarazioni "giustificare l’aumento della Tari fanno capire che la politica tributaria della Giunta Gnassi è quella di “spremere” ulteriormente le tasche dei cittadini e degli imprenditori. Dalle stesse dichiarazioni dell’Assessore appare evidente che gli insoluti della Tari sono dovuti ad una crisi economica in cui versa l’imprenditoria locale che è costretta a “fare banca” rinviando il pagamento dei debiti tributari per “sopravvivere” e riuscire così a pagare dipendenti e fornitori. L’amministrazione comunale, invece, di individuare soluzioni utili per aiutare le imprese in difficoltà le penalizza con aumenti delle imposte e delle tasse che sono spropositati e, ormai, oltre ogni limite di tollerabilità: sicuramente anche quest’anno la pressione fiscale locale aumenterà del 3% rispetto all’anno precedente! Non comprendere lo stato di difficoltà delle imprese significa contribuire a gettare sul lastrico tanti imprenditori che onorevolmente reggono l’economia locale".

"La Lega - conclude Pecci - comprende la necessità dell’Amministrazione di reperire risorse per far fronte alle future spese di gestioni del teatro Galli e di Castel Sismondo,  dopo il recesso dal contratto della Fondazione della Cassa di Risparmio, ma la soluzione non è e non deve essere quella dell’aumento del prelievo fiscale da chi con fatica sta “tirando il carretto” dell’economia locale, ma dovrà essere quella del taglio delle spese. La Lega difende la politica amministrativa virtuosa, quella del “passo secondo la gamba” e della spesa oculata, e, per questo, denuncia gli sperperi dell’Amministrazione nella gestione della macchina comunale fatta di 1.150 dipendenti e oltre 25 dirigenti la cui produttività non risponde ai bisogni della città dato anche il peggioramento dei servizi comunali. I cittadini vogliono il buon governo".

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