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Montevecchi (Lega) contro l'idea di Rimini come “zona di libertà LGBTQ+: ossessione della sinistra”

Il consigliere regionale: "Si tratta solo di una strumentale propaganda ideologica camuffata come lotta alle discriminazioni"

“Proclamare Rimini come “zona di libertà LGBTQ+”? Fa parte delle solite ossessioni ideologiche della sinistra, in questo caso per contrapporsi in modo strumentale alle legittime politiche della Polonia e dell’Ungheria, finite nel mirino della Commissione Europea perché contrastano l’ideologia LGBTQ, specialmente quando perpetrata come forma di propaganda e indottrinamento ai minori nelle scuole. Rimini dovrebbe già essere una zona di libertà per tutti, se non pensano che lo sia è un bel problema, perché questa città la governano loro da 60 anni” esordisce così il giovane Consigliere Regionale riminese della Lega Matteo Montevecchi, nonché referente del Dipartimento “Famiglia e Valori Identitari” della Lega in tutta la Romagna, per illustrare la posizione contro la proposta avanzata pochi giorni fa dal capogruppo di Rimini Coraggiosa e Presidente dell’Arcigay, Marco Tonti.

“La proposta di proclamare Rimini, dopo Milano, come la terza città italiana che si dichiara “zona di libertà LGBTQ+” è un tentativo delle forze di sinistra di dare seguito alla risoluzione approvata nel Parlamento europeo l’11 marzo 2021, che dichiarava l’Unione Europea come “zona di libertà LGBTIQ” e che trovò il voto contrario della Lega, poiché in realtà si trattava solo di una strumentale propaganda ideologica camuffata come lotta alle discriminazioni. Questa proposta nasce come una reazione delle forze “progressiste” nei confronti delle legittime politiche della Polonia e dell’Ungheria. In Polonia dal 2019 molteplici regioni, distretti e comuni hanno adottato risoluzioni attraverso cui si proclamano “zone libere dalla ideologia LGBTIQ”, mentre in Ungheria è stata varata una legge per vietare la propaganda gender nelle scuole e tutelare i minori” spiega il Consigliere Regionale della Lega Matteo Montevecchi, ripercorrendo le origini europee di questa proposta giunta fino a Rimini e poi prosegue: “Per evitare certe manipolazioni, credo sia fondamentale ricordare che le politiche approvate in Polonia e Ungheria si schierano contro l’ideologia, non contro le persone, poiché intendono contrastare la propaganda LGBT e l’ideologia gender nelle scuole. Si oppongono quindi ad ogni forma di indottrinamento, difendendo il sacrosanto principio della libertà di educazione delle famiglie, messo mai come oggi in seria discussione in tutta Europa a causa dell’accanimento ideologico promosso dalle forze politiche globaliste di sinistra”.

“Lo scopo della risoluzione europea che proclama l’UE “zona di libertà LGBTIQ”, che ora si vuole ripetere su Rimini, è quello di condannare le azioni legittime intraprese dai governi polacco e ungherese, fatte passare impropriamente per chissà quale censura oscurantista. Difendere i bambini e i ragazzi e sostenere che debbano essere liberi dalle ideologie nel loro percorso di crescita, non significa essere contro qualcuno. Dovremmo uscire da questa mentalità faziosa creata ad arte, che non ammette posizioni diverse da quelle imposte da Bruxelles. Non a caso è stata avviata recentemente dalla Commissione Europea la procedura che porterà all’attivazione del meccanismo di condizionalità legato al rispetto dello stato di diritto, nei confronti dell’Ungheria per la legge citata prima. Si tratta di un processo che va a determinare la sospensione dei fondi europei per quegli stati “colpevoli” di non omologarsi al pensiero unico. Un vero e proprio ricatto da parte di chi non conosce i principi basilari di una democrazia”.

“Da cattolico, sono anche curioso di sapere come verrà votata questa pretestuosa proposta di proclamare Rimini “zona di libertà LGBTQ+”, da parte dei consiglieri di maggioranza che si professano cattolici. Le dichiarazioni nostalgiche nei confronti del DDL Zan del Capogruppo del Partito Democratico Petrucci non lasciano ben sperare. Vedremo se gli altri preferiranno seguire la propria coscienza e il buonsenso o se rimarranno proni alle ideologie mainstream anti-cattoliche di questi tempi” afferma Montevecchi. 

“Personalmente – sottolinea Montevecchi - non ho mai condiviso questa mania di ghettizzare le persone in categorie, come ad esempio LGBTQ+. Per noi esistono le persone che vanno tutelate in quanto tali, senza distinzioni di alcun tipo. Ritengo che dietro questo bisogno di etichettare le persone in acronimi si celi un approccio politico ben definito che mischia le persone con le ideologie. Questa modalità non ci appartiene, anzi credo sia opportuno rimarcare che noi non ci battiamo mai contro le persone, ma sempre e solo contro le ideologie. Per altro, Rimini dovrebbe essere una “zona di libertà” per tutti, se non pensano che lo sia è un bel problema, perché questa città la governano loro da 60 anni”. 

“In questi anni nel dibattito pubblico si parla spesso di “Diritti LGBTQ”. Penso, come spiegato poc’anzi, che sia una definizione sbagliata. Esistono i diritti umani che valgono ovviamente per chiunque. Altro conto, invece, è considerare come “diritti” ciò che rientra in battaglie meramente ideologiche, come la volontà di imporre l’indottrinamento gender nelle scuole, le adozioni gay che negano il diritto dei bambini di crescere con una mamma e un papà e dimenticano che il bambino non è un diritto, ma un soggetto di diritto che ha a sua volta dei diritti, l’abominevole pratica dell’utero in affitto e della compravendita di bambini, fino ad arrivare all’utilizzo della Schwa (ə) per deformare la lingua italiana” conclude in modo deciso il giovane Consigliere Regionale Matteo Montevecchi.

Contrario anche il consigliere comunale 3V Matteo Angelini che, in una nota stampa, commenta: "Resto basito sempre più ogni qual volta in cui il PD Riminese se ne esce con una nuova trovata. In questo particolare caso faccio riferimento alla loro necessità di rendere Rimini terra di libertà per la Comunità LGBTQ+ con la scusa della tutela dei diritti delle minoranze. Ma le minoranze che meritano di essere tutelate le decide la maggioranza Riminese quali sono? Personalmente non ho nulla in contrario e sono molto rispettoso nei confronti di chi ha visioni differenti dalla mia rispetto a questa tematica, quando parlo di libertà di scelta io ho ben in mente a cosa faccio riferimento. Diverso però quando su di un tema importante come questo si scivola nell’ipocrisia, quando si vuole imporre a tutti indistintamente la propria visione, quando si pretende di voler entrare nelle scuole per imporre l’insegnamento delle ideologie Gender ad esempio, in questi casi sinceramente non lo accetto, perché poi succede che coloro che notoriamente fanno battaglie contro le ideologie (PD) accusando gli altri, diventano i primi a sostenerne una puramente ideologica come questa e se ci si azzarda a dire loro qualcosa e a fare notare loro i modi che utilizzano e le diversità di trattamento rispetto ad altre categorie, ecco che si iniziano subito a nascondere dietro le solite frasi preconfezionate in pieno stile PD. Questa necessità di ingabbiare le persone dietro ad assurde etichette è un qualcosa che evidentemente gli sta sfuggendo di mano, Rimini così finisce per trasformarsi in una terra di etichette e divisioni sempre più marcate, basti solo pensare ai No vax – No mask – No greeen pass - LGBTQ+ eccetera … Tutte create ad hoc con il solo fine di indirizzare l’opinione pubblica a proprio piacimento su temi per cui i soggetti interessati devono essere o crocifissi in pubblica piazza oppure osannati. Pensare invece che nella realtà dei fatti, si parla sempre solo ed esclusivamente di persone. Sinceramente non ci sto, serve equilibrio nelle cose, soprattutto serve ritrovarsi come esseri umani e non sfruttare tutto meramente come slogan politico o di comodo. Ci sono i diritti umani a cui appellarsi e questi ultimi valgono per tutti, non esiste un voto o un colore politico su questi, almeno, non dovrebbe, vediamo quindi di darci una regolata, maggioranza riminese in primis".

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