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Petitti (Pd): "La mafia allunga i suoi tentacoli anche nel riminese"

"Le operazioni sospette sono in crescita di anno in anno e nel 2010 la provincia di Rimini risulta al secondo posto per numero di segnalazioni in Emilia-Romagna, con il 17% del totale, pari a oltre 500 casi”

“Le anticipazioni dei dati contenuti nel nuovo dossier sulle mafie in Emilia-Romagna, voluto dall’Assemblea legislativa regionale e realizzato da Libera Informazione, ci confermano che la criminalità organizzata allunga sempre di più i suoi tentacoli anche nel nostro territorio e che i boss si fanno imprenditori”. E' quanto ha affermato Emma Petitti, segretario provinciale Partito Democratico Rimini.

“Un dato per tutti fotografa lo sviluppo di questa “mafia degli affari” - ha proseguito Petitti -. l'andamento delle segnalazioni di operazioni sospette registrate dall’Unità di informazione finanziaria istituita dalla Banca d’Italia e fornite da banche, Poste e intermediari. Le operazioni sospette sono in crescita di anno in anno e nel 2010 la provincia di Rimini risulta al secondo posto per numero di segnalazioni in Emilia-Romagna, con il 17% del totale, pari a oltre 500 casi”.

“Di fronte a questo rischio evidente è importante agire unendo forze e conoscenze – ha proseguito il segretario provinciale democratico -. Come Pd sollecitiamo il Governo per l'istituzione di un’Agenzia della DIA (Direzione investigativa antimafia) in Emilia-Romagna, unica regione ad esserne ancora sprovvista. E' importante poi che a Rimini possa trovare rapida attuazione l'Osservatorio provinciale antimafia e si sblocchino i fondi che impediscono alla Provincia di partire subito come vorrebbe”.

“Il Pd – ha assicurato Petitti - è vicino ai propri amministratori (sempre sollecitati e spesso disarmati ed impotenti) e delle forze dell'ordine per rendere più efficace la prevenzione, il contrasto, l’attività investigativa e la repressione degli episodi criminali. Dobbiamo sempre più coordinare lo scambio di informazioni fra le istituzioni che svolgono funzioni delegate allo Stato (Agenzia delle entrate, catasto, sicurezza pubblica), coinvolgendo anche gli Ordini professionali nello scambio di informazioni contro le infiltrazioni e il riciclaggio. In un momento in cui la crisi si fa più pesante e le banche non concedono liquidità, l'economia criminale fa breccia più facilmente nell’economia legale attraverso episodi di usura, acquisto di immobili ed attività con soldi contanti. Non possiamo permetterlo”.

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