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Rimini e Riccione chiamate a fare sistema. Il Pd si risveglia forte, il centrodestra invece annaspa

L'analisi nel post elezioni: il Partito Democratico quasi al 30% da solo. Il Movimento 5 Stelle ne esce ridimensionato. Lega, Fratelli d'Italia e Forza Italia insieme valgono oggi la metà del Pd

Una Riviera Romagnola Riminese sempre più a trazione centrosinistra. Con il successo di Daniela Angelini a Riccione, va a concretizzarsi quel disegno politico che il Partito Democratico riminese aveva sognato e immaginato da tempo. La riconquista delle città lungo la costa. Lo stesso sindaco di Rimini, Jamil Sadegholvaad, aveva auspicato a lungo una linea comune per avviare progetti condivisi e pesare maggiormente nei salotti che contano romani. Riccione e Rimini legate da una stessa visione politica. Oggi per il Partito Democratico e per la coalizione di centrosinistra, che comanda pure in Provincia, si prospetta un’occasione imperdibile, che dovrà dimostrare si saper cavalcare, soprattutto sulla progettazione ad ampio respiro. L’unica amministrazione costiera in cui resiste il centrodestra resta così Bellaria-Igea Marina, forte del successo nel 2019 di Filippo Giorgetti.

L’esito delle elezioni riccionesi, che è la seconda città per importanza e per numero di residenti della provincia, regala più letture su come sono andate le cose alle urne. Primo particolare: le quasi 12 mila persone che non sono andate a votare (per l’esattezza 11.931) confermano una sempre marcata lontananza dei cittadini dalla vita politica e anche amministrativa. Un popolo silenzioso lontano da quelle che sono le logiche partitiche. Partiti nei quali, ad eccezione del PD, i riccionesi non si riconoscono. E questa è la seconda lettura. Ancora una volta resiste quello zoccolo duro “dem” da sempre radicato a Riccione, mentre per gli altri partiti l’esito delle comunali si può quasi riassumere come un’ecatombe.

Chi ne esce con dati stravolti è in primis il Movimento 5 Stelle. Che però viene premiato per la “vision”, per lo scenario attuale nazionale, per aver sposato la logica della coalizione, e così siederà in maggioranza. Il movimento fondato da Beppe Grillo passa però nella Perla Verde dal 13,65% di quando nel 2017 viaggiava da solo (con candidato Andrea Delbianco che raccoglieva 2.360 voti) a una lista che oggi si ferma ad appena 394 voti (2,56%). La parte del leone ha così continuato a farla il Partito Democratico che ottiene un sontuoso 29,77% (4.589) ben supportato dalla solidità di 2030 Lista Civica (1.202 voti, 7,80%) che assieme a Riccione col Cuore (4,33%) sono state a dir poco determinanti per evitare il ballottaggio. Da qui, pare dalla lettura dei dati, inevitabile qualche promozione di diritto nella formazione della nuova giunta Angelini. Anche se, come ha subito ribadito la neo cittadina, a pesare nelle scelte saranno soprattutto le competenze.

Per chi siederà all’opposizione invece la riflessione è ancora più articolata. Tra il centrodestra e la visione politica dei riccionesi c’è in mezzo una voragine. Tutti e tre i partiti di centrodestra restano sul territorio deboli e non ne escono da questa tornata rinforzati. Tant’è che Stefano Caldari ha retto solo grazie all’approccio civico, e non certo spinto dal traino dei partiti. Ad oggi la Lega (5,31%), Fratelli d’Italia (5,23%) che però cresce e Forza Italia (4,66%) pesano in soldoni la metà di quanto vale da solo il Partito Democratico. A Stefano Caldari non bastano i 1.565 voti (10,15%) raccolti dalla sua lista civica e i 1.072 voti (6,95%) di Noi Riccionesi. E non basta nemmeno il peso di Renata Tosi, che da sola raccoglie 274 preferenze.

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