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Lungomare, la riqualificazione passa da Bologna: ma son tutti in ferie

L'assurda telefonata Rimini-Bologna: ma il funzionario dell'Agenzia del Demanio da cui aspettiamo risposte? "E' in ferie". Ma il suo sostituto? "E' in ferie". Ma qualcuno che sia al corrente della pratica?. "Nessuno"

Ma il funzionario dell'Agenzia del Demanio da cui aspettiamo risposte? "E' in ferie". Ma il suo sostituto? "E' in ferie". Ma qualcuno che sia al corrente della pratica?. "Nessuno". Ma quando tornano? "Vi contatteranno per iscritto al loro ritorno". E' l'assurdo dialogo di metà estate 2012 sull’asse telefonico Rimini/Bologna. Da una parte l’amministrazione comunale di Rimini, dall’altra gli uffici dell’Agenzia regionale del Demanio. Argomento: la richiesta, per tempo inoltrata e sollecitata dall’ente locale, di ottenere in locazione l’area antistante l’hotel Waldorf di proprietà statale, al comune capoluogo, in modo da dare finalmente  impulso concreto alla non più rinviabile riqualificazione e ammodernamento di una parte turistica della città.

Ma c’è di più: Rimini vuole e deve riqualificare i lungomare. "Per essere ancora più chiari della assurdità della questione si deve sapere che per far transitare la gente sugli assi stradali dei lungomari il Comune di Rimini paga un canone di affitto all’agenzia del Demanio pur avendo a proprio carico tutte le spese di manutenzione ordinaria, straordinaria e quelle dei servizi relative ai lungomari stessi. Così da un lato lo Stato taglia i trasferimenti con i quali il Comune sostiene manutenzioni e servizi, dall’altro lato si pretende un canone annuo per la “concessione” dei lungomare negando al Comune la possibilità di averli nelle proprie disponibilità per riqualificarli" dicono in una dichiarazione congiunta il sindaco di Rimini, Andrea Gnassi, e Gianluca Brasini, Assessore al Bilancio del Comune.

"E’ evidente che non stiamo parlando di una “pratica ordinaria”.. Stiamo parlando di un pezzo strategico nel puzzle che compone la città, inserito in un contesto di non più rimandabile riqualificazione di una Rimini che vuole continuare a mantenere la leadership nazionale dell’industria dell’accoglienza anche nei prossimi venti anni.  E’ persino banale constatare come la comunità riminese si giochi il proprio futuro sulla possibilità di dare o meno consistenza ai progetti di restyling di un ‘waterfront’, obiettivamente obsoleto e dunque necessitante di sintonizzarsi con la migliore tensione alla creatività e all’innovazione  che caratterizza la città. E lo è tanto più allorché la drammatica crisi in cui versa il sistema Italia rende ormai inaffrontabili ‘intraprese’ pubbliche di questa portata, vere e proprie rivoluzioni della qualificazione urbana che presuppongono un impegno enorme di risorse e lavoro specifico. Non ci sarebbe- non c’è- un giorno da perdere, vista e considerata la situazione e l’impegno. Lo avevamo spiegato e ben motivato in una lettera al Ministro del Turismo, Gnudi, che accompagnava formalmente la richiesta del Comune di Rimini affinché l’Esecutivo centrale sensibilizzasse l’Agenzia del Demanio a valutare in tempi rapidi la richiesta di trasferire all’Amministrazione comunale la disponibilità dell’area del lungomare, da piazzale Boscovich a Miramare" dicono Gnassi e Brasini.

"In quella lettera eravamo stati chiari: “…siamo pronti per far partire la riqualificazione. E' pronta l'amministrazione comunale con il sostegno di provincia e regione, sono pronti gli operatori turistici, lo richiedono i nostri ospiti nazionali e internazionali. Non chiediamo né risorse né sussidi, semplicemente una leale collaborazione che dia al comune, e quindi a Rimini, le leve per far ripartire il turismo e con esso l'economia della nostra comunità…. La leva che chiediamo è poter disporre del lungomare senza che ciò comporti un'aspettativa di 'fare cassa' da parte dello Stato. Ciò renderebbe insostenibile l'operazione finanziaria per il rilancio dei lungomare e non sarebbe comprensibile dall'opinione pubblica il fatto di come lo Stato non consenta quindi di intervenire per cose importanti".

"Non contributi, non la carità - proseguono sindaco e assessore - solo la responsabilizzazione che è figlia di uno Stato giusto, efficiente, capace di offrire in tempi certi le risposte che non un sindaco o un assessore ma un intero tessuto socio economico sollecita per potere esso stesso investire e programmare. La risposta, con ogni evidenza, è quella della telefonata riportata in testa. Nel Paese della spending review, dei tagli a tutto e a tutti, dal sociale agli ospedali, delle parole d’ordine ‘sprechi’, ‘sobrietà’ rivolte sempre, comunque e ancora agli Enti locali, dovrebbe capeggiare lo slogan ‘E’ in ferie’. Vale per un funzionario del Demanio e vale più in generale per uno Stato che non sa diventare adulto e preferisce baloccarsi piuttosto che affrontare i problemi che davvero schiacciano al suolo ogni speranza. Malgrado questo, continueremo ad alzare il telefono per chiedere lumi, a Roma come a Bologna. Sai mai che queste ‘ferie’ finiscano…"

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