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Sport, il Riminese perde i pezzi. Vitali: "La crisi non può essere un alibi"

Il Sole 24 Ore pubblica l’annuale rapporto sull’indice di sportività dei territori italiani. La classifica 2013 vede un passo indietro del territorio riminese, che passa dalla 45esima posizione del 2012 alla 60esima per l’anno in corso

Il Sole 24 Ore pubblica l’annuale rapporto sull’indice di sportività dei territori italiani. Un’analisi che misura, anche attraverso una graduatoria finale, la relazione tra attività sportiva (di base e professionistica), sue strutture impiantistiche e organizzative e aree di riferimento. “La classifica 2013 vede un passo indietro del territorio riminese, che passa dalla 45esima posizione del 2012 alla 60esima per l’anno in corso (era 57esima nel 2011)”. Lo sottolinea  il presidente della Provincia di Rimini, Stefano Vitali.

“Come è tradizione, l’indice di sportività è un ‘gioco’ nel quale sta dentro tanto, forse troppo, non sempre raffrontabile tra aree (sport e montagna, sport neve-ghiaccio, numero di atleti partecipanti alle ultime Olimpiadi di Londra), ma mi pare più interessante sottolineare come il rapporto del Sole metta statisticamente in evidenza un elemento già balzato agli occhi nell’ultimo anno, vale a dire la crisi che sta allargando la falla già esistente in alcuni segmenti del fare attività sportiva a Rimini. - continua Vitali - Se infatti, nelle sottoindicatori, il nostro territorio accumula buoni o discreti o sufficienti risultati per quanto riguarda giocatori professionisti di calcio (6° posto), nuoto (18°), tennis (20°), enti di promozione sportiva (23°), sport e turismo natura (23°), sport e formazione (32°), sport e disabili (38°), siamo sotto la media regionale per crisi e campionati (95°), sport e bambini (77°), squadre al femminile (77°)”.

“E’ automatico incrociare queste criticità evidenziate dai numeri con quanto emerso, anche di recente, nel panorama provinciale, con diverse squadre e società, o di lunga storia e tradizione e/o capaci nonostante tutto di raggiungere successi prestigiosi, costrette a fare un passo indietro per mancanza di sostegno economico da parte del tessuto socioeconomico locale. - ricorda Vitali - Oppure le difficoltà non tanto nel potenziare ma addirittura nel mantenere livelli dignitosi per società e settori giovanili alle quali aderiscono migliaia di bambini e ragazzi e relative famiglie. Se il rapporto tra Rimini e sport è da sempre contraddittorio, perché storicamente trascinato in avanti da isolati mecenati o persone ricche di entusiasmo e buona volontà, ma poi frenato da un più diffuso disinteresse anche da parte di chi avrebbe potuto investire e sostenere, l’impressione è che la stagnazione economica attuale abbia accentuato questo aspetto ‘culturale’, aggiungendo difficoltà a difficoltà. Non è semplice andare a chiedere oggi, con questi chiari di luna, a qualsiasi imprenditore di mettere risorse sullo sport”.

“Ma la crisi non può essere un alibi a largo spettro visto che mai negli ultimi 40 anni si è verificato un innalzamento della consapevolezza collettiva, soprattutto della classe dirigente pubblica e privata, circa il valore sociale e comunitario in sé dello sport. La stessa vicenda tormentata intorno a alcuni impianti non ha contribuito a rimettere sul giusto binario il dibattito sul valore dello sport a Rimini, visto che troppi elementi per così dire ‘di percorso’ venivano scambiati per l’obiettivo finale. Che era ed è (dovrebbe essere) solo la promozione dell’attività sportiva. Non credo che siamo condannati a questo limbo per sempre; anzi va rimarcato come nelle pianificazioni strategiche e urbanistiche di diversi Comuni della provincia la creazione di nuovi spazi sportivi e la riqualificazione di quelli già esistenti siano sempre più asset fondamentali, riconoscendo il ruolo dello sport tra i pochi collanti comunitari e d’integrazione rimasti di una società altrimenti molto incerta su se stessa. Ma deve cambiare anche una mentalità consolidata, di indifferenza verso il sostegno allo sport, una forma di ‘egoismo’ che alla lunga impoverisce le città e quindi tutti”, conclude Vitali.

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