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Covid: al via da Modena lo studio sul vaccino di Oxford sviluppato anche con l'aiuto di un riminese

Il Policlinico di Modena è l'unico centro in regione selezionato per testare il siero anti-covid sviluppato dall'Università di Oxford in collaborazione con AstraZeneca

Parte l'1 dicembre lo studio sul vaccino al Policlinico di Modena, unico centro in Emilia-Romagna e uno dei sette centri italiani selezionato per testare il siero anti-covid sviluppato dall'Università di Oxford in collaborazione con AstraZeneca, e che coinvolgerà a livello mondiale 30mila persone. E proprio allo Jenner Institute di Oxford, dove è stato messo a punto il vaccino, lavora l'immunologo riminese Giacomo Gorini, che nei giorni scorsi è intervenuto in una videoconferenza con il sindaco Andrea Gnassi per fare il punto della situazione pandemica e sul grande lavoro fatto in questi mesi.

Il vaccino

Nell'arco di un mese, dunque, l'azienda ospedaliera-universitaria di Modena dovrà reclutare 300 volontari. Sarà attivato per questo un numero verde dedicato, che servirà sia per diffondere le informazioni sulla selezione sia per prendere appuntamento su un'agenda elettronica. Saranno scelti i primi 300 a candidarsi coi criteri previsti dal protocollo di studio: tra questi, ne saranno sorteggiati 200 per il siero vero e proprio e 100 per il placebo, i quali una volta superata la fase di sperimentazione, potranno comunque vaccinarsi in maniera gratuita. La selezione riguarderà "persone sane, non pazienti- precisa Cristina Mussini, direttrice dell'infettivologia del Policlinico di Modena- di qualunque età e con nogni patologia, purché stato di stabilita'". Ad esempio, potrà essere accettato anche "un diabetico compensato, un paziente hiv con terapia retrovirale in corso o un paziente oncologico stabile da almeno quattro o cinque anni". Per fare i vaccini sarà utilizzato uno spazio all'interno del poliambulatorio, in modo da separare i pazienti covid da chi farà il vaccino. Le persone saranno seguite per due anni, per capire quanto dura l'immunità al covid. La prima analisi sarà a sei mesi, la seconda a un anno. Se tutto andrà per il meglio, però, la previsione è avere i primi vaccini nell'aprile 2021.

"Mi auguro che ci sia partecipazione- afferma Mussini- ci uccideremo per fare questa cosa, sono tante le persone da vaccinare e processare. Sarà un bello sforzo, sarebbe un peccato che non ci sia risposta da parte dei cittadini". Anche perché "lo spazio di manovra è zero- avverte Mussini- se non siamo pronti, il centro rischia di rimanere escluso". In realtà, già dopo l'annuncio di martedì, sono già decine le telefonate arrivate all'ospedale di Modena per informazioni nelle ultime 24 ore. Tanto che l'azienda ospedaliero-universitaria raccomanda di non creare intasamento ai centralini né file in ospedale per chi si vuole arruolare. L'altro timore è un sovraccarico di lavoro per gli operatori sanitari dell'ospedale. "Non ci sono medici e infermieri- afferma Mussini- il personale è sempre lo stesso che segue il covid e farà i vaccini ruotando sui turni. Abbiamo una task force da poveracci". Ad oggi "abbiamo 200 ricoverati per covid e sopravviviamo con lo scambio di malati- continua la direttrice dell'infettivologia- se la curva dovesse crescere ancora di più, dovremo chiudere l'ospedale. Per questo è importante fare il vaccino, perché giustamente non si vuole chiudere per motivi economici. Ma la currva continuerà a crescere". Tornando al vaccino, spiega Mussini, si stratta di "uno studio di efficacia, di fase 3. Nella fase due si è già visto che è sicuro, come quello per l'influenza". Potranno comunque esserci effetti collaterali, avvisa la dirigente dell'ospedale modenese, come "febbre, mal di testa, brividi e sintomi simil-influenzali. Raramente qualche coinvolgimento neurologico, ma solo transitorio: si parla di un caso su migliaia di pazienti in fase due".

(Agenzia Dire)

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