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Colloquio di lavoro: 10 consigli e "il posto è tuo"

Il segreto per aumentare le chance di assunzione e ridurre l'insicurezza durante l'intervista è (anche) dedicare il giusto tempo alla preparazione. Gioia e Guenda Novena, head hunter e fondatrici della startup "Nextopp", svelano alcuni "trucchetti" su come fare.

Il mondo del lavoro è molto competitivo e le opportunità di ottenere un colloquio di lavoro (serio) diminuiscono sempre di più. Si ricercano figure professionali con una ricca esperienza alle spalle. Ma l’esperienza e la competenza non bastano se non è presente un giusto atteggiamento.
Il colloquio di lavoro è un momento fondamentale per ottenere il lavoro e riuscire a farsi assumere per quel nuovo posto che ti interessa tanto.
Il curriculum non sarà tutto. Certo, bisogna capire come impostarlo, cosa scrivere e che cosa omettere, ma non ci permetterà di trovare riparo da un potenziale sguardo giudicante. Il discorso cambia quando arriva (se arriva), il momento del colloquio. Che sia di persona o su una piattaforma digitale, a quel punto gli occhi del recruiter o dell’head hunter si posano inequivocabilmente su di noi. E cedere all’agitazione e allo stress è fin troppo facile.

La soluzione? Arrivare preparati. Così non solo si aumentano le chance di essere assunti, ma in più si riduce l’ansia dell’intervista e si accresce quella self confidence che tutti i candidati sono desiderosi di mostrare.

Come prepararsi e come affrontare un colloquio di lavoro? Ci sono molti consigli pratici (spesso ignorati) che aumentano le possibilità di successo e aiutano a vivere l’esperienza serenamente ed esprimendo al massimo le proprie potenzialità. Di seguito, alcuni suggerimenti da parte delle esperte di "Nextopp".

1. Informati sulla storia dell’azienda per cui fai il colloquio
Può sembrare banale, ma non lo è affatto: ai colloqui capita spesso che i candidati non siano molto informati su questo fronte. E si nota. Assolutamente sì, quindi, alla ricerca di informazioni sul settore e sull’azienda visionando il sito ufficiale, i canali social e qualunque altro materiale disponibile online (video, interviste ai manager, ecc.). «Questo non solo permette di essere preparato e di fare bella figura di fronte a chi sta selezionando, ma anche di intercettare delle informazioni sulla cultura dell'azienda».

2. Se puoi, cerca di capire chi ti intervisterà
Informati sul background della persona che condurrà il colloquio. «Se devi essere intervistato per una posizione da IT Director, quindi devi gestire tutti i sistemi informativi tecnologici dell'azienda, è importante che tu sappia se il recruiter che ti selezionerà al primo step è stato in passato un IT Director o ha sempre fatto il recruiter», spiega Gioia Novena. Nel primo caso si potrà usare un linguaggio molto tecnico, nel secondo no. Anche cercare il recruiter su LinkedIn prima del colloquio non deve essere percepita come una cosa strana o invadente: «Potresti scoprire che entrambi avete lavorato nella stessa azienda anni prima, avete studiato il russo... Sono sottigliezze, ma possono aiutare a rompere il ghiaccio», aggiunge Guenda.

3. Prevedi le domande (e prepara le risposte) 
«Guarda la job description e le competenze che vengono richieste. Parti da qui per immaginare quali domande potrebbero essere fatte e formula 15 righe di risposta», suggerisce Gioia. Fai lo stesso anche con le domande standard da colloquio, come il classico “Mi parli di lei”. La risposta può mettere in difficoltà: «Le persone iniziamo a spaziare dal lavoro, alla vita privata, ai viaggi, alla passione per gli animali.... di tutto. Lì si nota proprio che il candidato non ha strutturato mentalmente le cose da dire. Il mio consiglio è di preparare una risposta strategica che vada ad avvalorarci come professionisti rispetto all’application», chiarisce Guenda. Ha senso, insomma, strutturare una risposta che, al di là delle informazioni minime sul percorso accademico e professionale, evidenzi in particolare le esperienze (lavorative e non) che sono in linea con la posizione per la quale ci si candida. Più rara, ma possibile in alcuni contesti, è la domanda che chiede di indicare pregi e difetti del candidato: il consiglio, in questo caso, è rispondere portando esempi concreti, senza rimanere sul vago.

4. Allenati a parlare come se fossi davanti a un investitore
Una volta immaginate le domande e formulate le risposte strategiche, bisogna letteralmente allenarsi a esporle ad alta voce, come se si fosse «davanti a un cliente a cui bisogna vendere o a un investitore a cui si presenta la propria startup. Noi vediamo il colloquio così: diciamocelo, è pura performance!».

5. Se stai cambiando lavoro, sii pronto a dare spiegazioni 
Un’altra domanda comune, per la quale è utile studiare una risposta ad hoc, è: per quale motivo vuole lasciare l’azienda in cui si trova? Il consiglio delle esperte di Nextopp è di evitare di replicare in modo impulsivo, criticando capi, colleghi, collaboratori o strategia aziendale. Meglio rispondere in accezione positiva e focalizzarsi non sul passato (cosa non funziona o non piace adesso) ma sul futuro (cosa si desidera per la propria carriera, cosa si cerca nella nuova opportunità di lavoro...).

6. Non sai una risposta? Non girarci intorno
Un errore frequente, dettato spesso dall’agitazione - e dal quale non si salvano nemmeno i manager più navigati! - è non centrare la risposta a una domanda. «Spesso ci troviamo a rifare la stessa domanda tre volte ed è molto fastidioso. È meglio dire di non essere ferrati su un certo punto, se proprio non si trova nulla da dire», spiegano le esperte.

7. Non descrivere le tue mansioni in modo generico
È bene essere specifici ed esaustivi (ma non prolissi!) quando si parla di lavoro. “Mi occupo di social media management” suona eccessivamente generico se non è seguito da un semplice ma efficace: “Mi coordino con il direttore marketing e nello specifico mi occupo di elaborare i contenuti per Instagram e Facebook”. Anche in questo caso, strutturare in anticipo la risposta è di grande aiuto.

8. Non dilungarti troppo nelle risposte
Non serve aggiungere troppi dettagli, specialmente se non richiesti e superflui. La capacità di sintesi è una qualità molto apprezzata, ma oltre a questo bisogna ricordare che il recruiter e l’head hunter devono intervistare decine o centinaia di candidati e non hanno un tempo infinito per svolgere la nostra intervista.

9. Alla fine del colloquio valuta pro e contro
«Tutti, dopo un colloquio, dovrebbero farsi una tabella dei pro e dei contro», chiarisce Guenda Novena. Quello tra azienda e candidato deve essere un perfect match, ma l’intesa deve scattare da entrambe le parti e può darsi che, durante l’intervista, si venga a conoscenza di atteggiamenti o aspetti della cultura aziendale che infastidiscono. Prendiamo il caso delle domande su età, orientamento religioso e politico o sull’intenzione di avere figli: in teoria non devono essere fatte in sede di colloquio, ma potrebbe accadere. «Un dipartimento HR di un’azienda strutturata non le pone, ma può essere che capitino in contesti dove il colloquio è fatto dall’office manager, dal CEO o dal fondatore», spiega Gioia. «Il fatto che vengano poste dovrebbe far scattare un campanello d’allarme nel candidato, se questo si sente toccato nel profondo dalla domanda. Io non sono per le risposte stizzite o che fanno notare che si tratta di domande illegali. Risponderei normalmente, ma poi rifiuterei l’eventuale offerta di lavoro dando un feedback».

10. Attendi il feedback e poi dai il tuo
Dopo il colloquio, lascia tempo al recruiter o all’head hunter di vagliare la candidatura: potrebbero volerci giorni o settimane. Si può mandare una email di follow-up (magari già il giorno dopo il colloquio) e poi, dopo qualche settimana, un'altra email per chiedere un feedback, se questo non è arrivato. È buona norma avvisare via email se non si è più interessati all’offerta di lavoro o se nel frattempo si stanno accettando o valutando altre offerte. Ultimo, ma non meno importante, bisogna dare all'eventuale rifiuto il giusto peso: «Lo diciamo spesso ai candidati, anche se non è facile farlo capire: se non si supera un colloquio, non significa che si ha un bollino negativo», concludono le esperte. «Ci sono tanti fattori per i quali le aziende scartano i candidati, non necessariamente perché non sono validi».

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