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Rimini sotterranea tra misteri e curiosità

Esiste davvero una Rimini sconosciuta e misteriosa tra grotte e cunicoli? Leggende popolari o misteriosa realtà? Scopriamolo

Non tutti sanno che a Rimini esiste un magico mondo sotterraneo che lega indissolubilmente la città al suo colle.

Un insieme di grotte naturali e artificiali, tutte accompagnate da una fama un po' sinistra. Senza andare troppo lontani dalla città scopriamo che nel centro storico attorno a Castel Sismondo c’era l’antico Fossato, mentre sotto il Teatro Galli troviamo le fondamenta di un’antichissima Basilica e scavando sempre più giù si svelano e si celano grotte e cunicoli con una certa dose di mistero. 

Avvolta nel mistero è, infatti, la galleria che da piazza Cavour si allunga verso piazza Malatesta.  Una verifica ha portato a constatare che effettivamente esiste un cunicolo di un’altezza media di 1,80 metri, una larghezza di circa 1,20 metri e a circa tre metri di profondità. Si tratta di una via di fuga? Di un percorso segreto? Non è dato saperlo. 

Miti e leggende, i fantasmi nel riminese

Alcuni studiosi parlano che si tratta di un tratto dell’antico ‘praticabile’ costruito tra il 1829 e il 1840 in coincidenza con i lavori di ristrutturazione delle vecchie condutture dell’acqua per permettere di ispezionare ogni tratto delle tubazioni e favorirne la manutenzione. Acqua proveniente dalla sorgente che si trovava sull’attuale via Dario Campana, che giungeva alle mura urbane, a ridosso delle quali pare esistesse una ‘piscina’ o meglio un serbatoio, per proseguire, fino alla Fontana della Pigna, unica fonte cittadina d’acqua potabile fino al 1912, all’abbeveratoio e alle fontanelle della Vecchia Pescheria. 

All’apparenza niente di segreto, ma ancor oggi sono avvolti dal mistero perché il rapporto tra la superficie e il sotterraneo fa nascere sempre curiosità, domande e paure a cui si risponde creando miti, leggende e storie fantastiche. 

Tra queste la più affascinante racconta che la Fontana sia l’entrata segreta per accedere alla galleria composta da un fitto groviglio di grotte tufacee e passaggi segreti che da Castel Sigismondo conducono fino al Colle di Covignano. 

Le grotte di Covignano

Nel tufo del colle di Covignano si aprono decine di grotte. Alcune di queste sono recenti: si tratta infatti di rifugi antiaerei scavati durante il passaggio del fronte. Altre, la maggior parte, hanno qualche secolo e sono state utilizzate come cantine per il vino e depositi di cibarie. Sembra che due grotte siano d'età romana, adibite originariamente a sepolcri di famiglia.

Come su quasi tutte le grotte, anche sulle grotte di Covignano sono fiorite suggestive leggende. La più diffusa è quella relativa ai Frati Bianchi, i monaci olivetani dal saio bianco dell’abbazia di S. Mariadi Scolca, a San Fortunato. Monaci che si riteneva fossero artefici di riti cruenti e blasfemi, al punto che attraverso i cunicoli facessero sparire le fanciulle rapite. Si narra da secoli che in una delle grotte ci sarebbe anche un “tesoro maledetto”, frutto dei loro crimini, sepolto tra i cunicoli di questa galleria sotterranea.

Grotte di Onferno

Onferno, l'antico Castrum Inferni, nel comune di Gemmano, è il più importante complesso di grotte naturali del Riminese. Attraversato il vestibolo, tappezzato da migliaia di pipistrelli, si scende in un labirinto di cunicoli e grandi sale, immerso nella totale oscurità e nel più completo silenzio.

Gli "indigeni" dicevano fosse abitato da diavoli e briganti. Un singolare studioso del luogo, Geo Masi, si convinse che padre Dante, i cui interessi speleologici sono ignoti ai più, vi si sarebbe calato e ne avrebbe tratto ispirazione per il suo Inferno. A chi lo desiderava, mostrava a colpo sicuro la concrezione del conte Ugolino e le stalattiti di Paolo e Francesca.

Le grotte di Santarcangelo

Pochi sanno che anche sotto a Santarcangelo esiste un’altra Santarcangelo. Una vera e propria città sotterranea e misteriosa fatta di cunicoli, pozzi, gallerie ed imponenti sale circolari: centocinquanta grotte situate nella parte orientale del colle Giove. Una sorta di labirinto in cui è impossibile non venire sedotti dal senso di mistero che si percepisce ad ogni passo.

L’origine di queste grotte rimane ignota, così come la data della loro costruzione anche se c’è chi dice siano stati i Celti, chi gli adoratori del dio Mitra (ed è, questa, l'ipotesi più inquietante), chi i monaci bizantini, chi i santarcangiolesi uno o due secoli fa per stivarvi il Sangiovese. 

Stando a una vecchia leggenda, in una galleria, non ancora scoperta, si nasconderebbero dei telai d'oro massiccio. Posando l'orecchio al suolo, si udirebbero i rumori di fantasmi che, instancabilmente, passano la notte a tessere.

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