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Perché a Carnevale si lanciano i Coriandoli?

Sin da bambini, il Carnevale era sinonimo di lancio di stelle filanti e coriandoli. Qual è il motivo che si celerebbe dietro a questo "colorato" gesto?

A Carnevale, ogni scherzo vale. E così anche l'usanza di lanciare i coriandoli. Le strade, "si vestono" dei fantasiosi e colorati "dischetti di carta", dalle più disparate geometrie.
Come nasce questa tradizione? Perché si lanciano i coriandoli a Carnevale?

Si tratta di un'usanza sorta in Italia durante i festeggiamenti del Carnevale in epoca Rinascimentale, scanditi da lanciare in aria confetti colorati, ovvero semi di coriandolo ricoperti di zucchero tra i carri e le sfilate in maschera. Di questa pratica, ne attesta la veridicità il fiorentino Giovanvittorio Soderini, autore di trattati di botanica del XVI secolo. A lui, spetterebbe la prima menzione dell’uso di ricoprire di zucchero i semi di coriandolo per trasformarli in piccoli confetti da lanciare. Infatti, nella lingua inglese i coriandoli vengono chiamati confetti. Sul loro uso durante il Carnevale da parte dei ricchi le fonti sono meno certe.

Al posto dei confetti di coriandolo sarebbero poi state utilizzate palline di gesso colorato, più economiche e variopinte. La sostituzione del gesso con la carta risulta molto più recente e, di nuovo, sarebbe una invenzione tutta italiana.
Nel 1876 il triestino Ettore Fenderl, allora ragazzino, pensò di ritagliare pezzetti di carta per sostituire i coriandoli di gesso, che non poteva permettersi di comprare. Un anno prima, nel 1875, Enrico Mangili nel paese di Crescenzago, vicino Milano, cominciò a usare i dischetti di scarto dei fogli di carta usati per l’allevamento dei bachi da seta. Dalla fine del secolo scorso, i pezzetti di carta, più facili da realizzare e più economici, hanno rapidamente sostituito le palline di gesso, che sono nel tempo completamente scomparse.

L’usanza di lanciare piccoli oggetti è in realtà molto più antica e risale all’antica Grecia. Gli storici la chiamano phyllobolia, cioè il lancio di foglie. Venivano lanciate foglie e petali di fiori, ma anche rametti, sugli atleti vittoriosi, verso gli eroi di una battaglia, sul corpo dei morti ai funerali e sugli sposi durante i matrimoni. Il poeta greco Stesicoro ne parla per il matrimonio di Elena e Menelao. Scene di phyllobolia sono rappresentate su vasi greci. In effetti nel mondo oggi i coriandoli sono usati soprattutto durante i grandi eventi sportivi, come le finali di calcio, per festeggiare il Capodanno e in occasione dei matrimoni (come in Italia si usa il riso).

Il significato del gesto di lanciare non è chiaro per storici e antropologi. Secondo alcuni, sarebbe il modo per mostrare la propria partecipazione al trionfo anche senza poter raggiungere fisicamente la persona. Il lancio di fiori o di coriandoli richiamerebbe il lancio di doni.

Secondo altri avrebbe a che fare con i poteri magici attribuiti ai fiori e alle piante e rappresenterebbe dunque un rito magico.

Lo storico tedesco Walter Burkert ha proposto una interpretazione diversa e ha sostenuto che il gesto richiamerebbe piuttosto quello della lapidazione e quindi sarebbe una sorta di sublimazione della violenza che si esprime in un omicidio collettivo.

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