La lettera di un albergatore a Giorgia Meloni: "Prima di tagliare le tasse, meno burocrazia e migliore sanità"
Riceviamo la seguente lettera da un lettore e pubblichiamo:
"Cara Presidente del Consiglio, sono un albergatore di Rimini e prendendo spunto dalla sua presenza nella nostra città nei giorni scorsi e dal suo discorso al congresso della Cgil Le faccio una richiesta che Le sembrerà singolare: lasci perdere con i tagli di tasse per le aziende e incanali tutti i fondi disponibili per sostenere il servizio sanitario pubblico. Le tasse nel nostro paese sono sicuramente pesanti naturalmente per chi le paga visto che uno degli sport nazionali più diffusi oltre al calcio è quello dell'evasione fiscale, ciononostante ritengo che quello di cui abbiamo più bisogno è di una drastica semplificazione di tutta la burocrazia che afferisce alle attività economiche. In molte occasioni ha proposto lo slogan "non disturbare chi vuol fare" al contrario io Le chiedo di occuparsi attivamente di chi vuol fare nel senso di renderci la vita un pò più facile permettendoci di lavorare e non di passare buona parte del nostro tempo ad affrontare cavilli. Le è mai capitato di leggere una busta paga di un lavoratore dipendente? Per decifrarla è necessaria una laurea in giurisprudenza e questo solo per capire se si è ricevuto quanto previsto dalle leggi e dai contratti nazionali, non Le sembra un assurdità? E che dire delle leggi prodotte dal nostro prolifico parlamento che con linguaggio astruso e a continui rimandi a disposizioni che si perdono il più delle volte nella notte dei tempi risultano essere indigeste anche a chi ha una cultura paragonabile a quella di Pico della Mirandola?"
"Abbiamo attraversato un periodo durante la pandemia molto duro caratterizzato dal fatto che la principale attività degli imprenditori non era quella di darsi da fare per mandare avanti nel migliore dei modi la propria attività ma quella di mantenersi informato sui sussidi previsti dallo stato, dalle regioni, dalle provincie, dalle camere di commercio e di sicuro faccio torto qualche ente che durante la pandemia ha previsto incentivi per le imprese, e tutte queste facilitazioni avevano la caratteristica comune di imporre un forte dazio burocratico con procedure il più delle volte quasi impossibili oltre che sempre onerose sia in termini economici che in termini di tempo necessario per svolgerle. Possiamo sperare che in futuro tali iniziative siano poche, ben finanziate e soprattutto non prevedano percorsi a ostacoli per ottenerle? Penso di interpretare molti dei miei colleghi chiedendo di poter lavorare con certezza delle regole, iter amministrativi chiari e veloci sia a livello locale che a quello nazionale e con la possibilità di dedicare interamente il proprio tempo alla gestione e allo sviluppo della propria attività, è chiedere troppo? I fondi che potrà risparmiare evitando questi tagli tassi di tasse le spenda nel rafforzare il nostro servizio sanitario, il quale nonostante tutte le rassicurazioni durante il periodo pandemico versa in condizioni critiche".
"Le sarà capitato di rivolgersi a un pronto soccorso in tempi recenti e suppongo avrà notato quale sia il grado di difficoltà in cui opera il personale e quale sia il livello di assistenza ricevuta dagli utenti o di doversi prenotare per un esame diagnostico potendo constatare di persona di quali siano i tempi di attesa. Avrà sicuramente notato che l'assistenza domiciliare è praticamente inesistente, che le visite domiciliari sia di medici di famiglia che di pediatri non siano da tempo un servizio possibile e quanto questo durante la pandemia sia stato causa di affollamento dei pronto soccorso con relativa esplosione dei contagi. E' evidente che una nuova prossima pandemia ci troverebbe totalmente impreparati come successe con la prima. Ed per questo che Le chiedo alle aziende dia semplificazione, faccia sentire loro la piena collaborazione della pubblica amministrazione a chi si mette in gioco intraprendendo in proprio e utilizzi tutte le risorse disponibili per potenziare la sanità mettendo in pratica un principio che durante la pandemia è risultato evidente a tutti: senza salute non si fa economia".
Daniele Ciavatti