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Giovedì, 25 Aprile 2024
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C'era una volta la ferrovia Rimini-San Marino

Esistita nel passato, ma non più dimenticata. Scopriamo la storia della linea ferroviaria che collegava Rimini alla Repubblica di San Marino

Rimasta nel cuore dei sammarinesi e dei riminesi la linea ferroviaria tra Rimini e San Marino ha un passato da ricordare.
Inaugurata nel 1932 e chiusa nel 1944, nei suoi 12 anni di vita, il collegamento Rimini-San Marino ha segnato un pezzo di storia. Negli anni Trenta, il treno rappresentava una vera comodità, un segno di progresso, un modo per collegare e comunicare tra San Marino, Rimini e l’Italia.

Un po’ di storia

Forse, non tutti sanno che la ferrovia fu finanziata dal governo Mussolini e abbattuta dagli alleati. Un’opera ‘faraonica’ che iniziò i lavori il 3 dicembre 1928, con la posa della prima pietra nella stazione di San Marino Città. All’interno della stessa vennero collocate una pergamena, pezzi d’argento sammarinesi e una moneta d’oro da dieci lire del 1883.

Il cantiere impiegò 3.000 operai. Ci vollero 3 anni per terminare i lavori e furono necessarie 8 milioni di ore lavorative, 30 tonnellate di dinamite, 20.000 tonnellate di cemento per consolidare il terreno necessario ad ultimare i 32 Km della linea.

Per la sua progettazione la ferrovia veniva considerata un gioiello dell’ingegneria civile: vennero scavate diciassette gallerie, costruiti tre ponti, tre viadotti, un cavalcavia ed un sottopasso.

Quando terminarono i lavori, il 12 giugno 1932, fu lo stesso ministro per le comunicazioni italiano Costanzo Ciano ad inaugurare la tratta ferroviaria Rimini – San Marino per dimostrare la grande importanza del collegamento tra i due Stati. 

I primi treni  

Il giorno dopo l’inaugurazione, il 13 giugno 1932, iniziò il servizio ferroviario. I primi treni elettrici di colore bianco azzurro viaggiavano su un percorso di 32 km che si arrampica tortuoso sull’appennino. 

Il servizio prevedeva 4 partenze al giorno e comprendeva quattro coppie di treni accelerati e uno per la corrispondenza delle merci. 

I treni partivano da Rimini a 3 mt sul livello del mare e raggiungevano lungo un percorso tortuoso la vetta del Titano con l’ultima stazione a quota 642.8 mt, passando per quattro stazioni e cinque fermate: Rimini Stato, Rimini Marina, Coriano-Cerasolo, Dogana, Serravalle, Domagnano-Montelupo, Valdragone, Borgo Maggiore, S. Marino.

Il passeggero poteva scegliere tra la vettura saloncino per le autorità, costituita da 6 posti nel saloncino, 10 posti in scompartimento di prima classe e la terza classe con 32 posti. Era presente anche un’altra sistemazione in prima classe con 10 posti separati dal resto della carrozza.

Il viaggio da Rimini a San Marino durava 1 ora e 7 minuti e il costo del biglietto variava a seconda della classe scelta: 12.40, lire per la prima classe, 7.50 lire in terza.

I treni permisero una migliore comunicazione e scambio tra i due Stati, ma, il sodalizio fu bruscamente interrotto il 26 giugno 1944, quando i bombardieri americani colpirono la linea ferroviaria tra la stazione di Domagnano e Valdragone. Nonostante il bombardamento, un servizio minimo tra Domagnano e Rimini riuscì a proseguire, ma non per molto. Infatti la notte dell’11 luglio 1944, si scrisse per sempre la parola fine nella storia ferroviaria della Repubblica con l'ultima corsa.

Le gallerie casa per rifugiati

Da ricordare l’importanza delle gallerie che segnarono un tratto molto importante della storia non solo della Repubblica, ma anche dei territori vicini; le gallerie, infatti, ospitarono oltre 100.000 rifugiati e divennero una vera e propria casa durante la guerra. I confini tra una famiglia e l’altra erano tracciate con un colore rosso in base alle porzioni della galleria.

Ad oggi sono 5 su 17 le gallerie sopravvissute, due dedicate al semplice passaggio dei pedoni, due chiuse al pubblico ed una che ospita ancora la locomotiva di un tempo.
Alcune di esse vengo utilizzate per eventi e mostre come la serata di halloween e mostre di famose auto d’epoca.

Tentativi di recupero

La ferrovia Rimini – San Marino non è mai stata ufficialmente dismessa, ma solo sospesa a causa del secondo conflitto mondiale. Sono passati quasi 80 anni dall’ultimo viaggio di quel piccolo sogno biancoazzurro e ancora oggi è visibile il tracciato, sebbene l'urbanizzazione indiscriminata degli anni del boom abbia inglobato parte di essa. In alcuni punti del tracciato sono ancora visibili i binari, mentre il rilevato dal parco Lajala di Serravalle fino a Domagnano è stato riutilizzato da una pista ciclopedonale. 

Negli anni cinquanta e sessanta furono diverse le richieste di ripristino da parte della comunità, ma l'indecisione delle amministrazioni competenti nel riattivare l'opera portò a un nulla di fatto, tanto che il tratto italiano fu completamente smantellato tra il 1958 e il 1960. 

Una speranza di rivedere viaggiare il trenino sulle rotaie fu nel 1988, con il progetto “Italfer”, ma anche allora nulla di fatto. Oggi la carrozza facente parte dell’ultimo convoglio è restaurata e posta sull’ex-viadotto ferroviario di Valdragone, è stata poi ristrutturata e posizionata all’uscita dell’ultima galleria.

Molti tratti della linea ferroviaria sono stati cancellati in seguito alla realizzazione della superstrada Rimini-San Marino che ha tagliato in più punti la ferrovia. La stazione di San Marino e la stazione di Borgo Maggiore sono state demolite per far posto a parcheggi auto, mentre i fabbricati delle altre stazioni e fermate sono ancora esistenti; quelli ricadenti nel territorio di S. Marino sono ben conservati e generalmente usati come abitazioni, quelli ricadenti nel territorio italiano sono abbandonati. La linea che saliva sul monte non c’è più, ma il trenino bianco azzurro rimane memoria collettiva.

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